domenica 22 gennaio 2012

Libri recuperati 11. Ravachol & Cia

Libri che non avevamo segnalato perché il nostro blog non esisteva ancora. Libri che abbiamo segnalato altrove. Libri che meritano comunque di essere segnalati e ricordati. Libri mai usciti in Italia. Libri memorabili per testi e immagini. Libri.

11. Flavio Costantini, Pietro Favari. Ravachol & Cia


“… è la società che fa i criminali e voi, giurati, invece di colpire loro, dovreste impiegare le vostre forze a trasformare la società.
Di colpo, sopprimereste tutti i crimini e la vostra opera, attaccando le cause, sarebbe più grande e più feconda di quanto non lo sia la vostra giustizia che si limita a colpire gli effetti.
Io sono solo un operaio senza istruzione, ma poiché ho vissuto l’esistenza dei miserabili, sento meglio di un ricco borghese l’iniquità delle leggi repressive.
Dove prendete il diritto di uccidere o di rinchiudere un uomo che, messo sulla terra con la necessità di vivere, si è visto nella necessità di prendere ciò che gli è necessario?


Certo che le parole che Ravachol pronunciò prima della sua condanna a morte sono parecchio più nobili e toccanti delle sue azioni. Perché l’idea anarchica era bella, brillava “come il sol dell’avvenire”, ma i delitti, le rapine, i furti, la profanazione di tombe, di cui François Claudius Koeningstein (Ravachol era il cognome della madre che lui assunse in dispregio del padre che aveva abbandonato lei e i quattro figli) era accusato, raccontavano anche la vicenda di un comune malvivente. È una storia che abbiamo visto anche altrove e in altri momenti. Ravachol aveva comunque tutto per essere, o diventare, il personaggio di un feulletton popolare: l’estrazione sociale, la spavalderia, la cultura e le letture.

Ravachol e Madeleine Labret
Pietro Favari con i testi e Flavio Costantini con le illustrazioni raccontano quella pagina della storia sociale della fine del XIX secolo, in un libro bello e introvabile (Ravachol & Cia, Quadragono Libri, 1975).

Costantini continuava allora quella sua personale ricognizione nel mondo dostojeskiano del sottosuolo, che lo ha reso famoso. I suoi disegni sono fissati nel ricordo ad una stagione della politica e della società che parte dalle storie degli anarchici (nel libro si racconta anche di Auguste Vaillant e di Sante Caserio, ad esempio) e risale fino al Cuore di Edmondo De Amicis.

Le sue tavole, rigorosamente prive di prospettiva, raccontano i margini della Belle Epoque ma a quella fanno costante riferimento per il gusto della decorazione e la precisione del dettaglio; gli ambienti borghesi, asetticamente definiti da grandi bordi neri e campiture piatte di colore, fanno pendant con i volti e i corpi dei personaggi, percorsi da rughe e nervature continue; corpi, volti, mani, nodose e dure, in austero e rigoroso bianconero.

Ravachol

Il libro (32 pagine di grande formato) è una delle tappe fondamentali dell’avventura del Quadragono, la casa editrice di Mario Vigiak (“una specie di regata solitaria, ai margini delle grandi rotte transoceaniche, con partenza nel 1974 e affondamento nel 1980”) che in pochi anni pubblicò trentaquattro volumi tutti curatissimi per testi, immagini, grafica. In quelle pagine trovarono posto, tra l'altro, tavole di Sergio Toppi, Emanuele Luzzati, Dino Battaglia, Karel Thole, Ralph Steadman e testi di Umberto Eco, Rita Cirio, Ettore Sottsass, Tullio Kezich. Credo che ne parleremo ancora.

Ravachol
Sante Caserio

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