giovedì 19 gennaio 2012

I miracoli di Val Morel

Dino Buzzati sarà ricordato, a quarant’anni dalla morte, nella sede della Fondazione Corriere della Sera, via Balzan 3, Milano, martedi 24 gennaio (alle ore 18,00). Vittorino Andreoli e Lucia Bellaspiga parleranno di uno dei libri più belli, ma anche meno conosciuti, dello scrittore e pittore milanese, I miracoli di Val Morel.

Per grazia ricevuta

Buzzati immagina dunque, con uno degli espedienti più usati nella storia della letteratura, la scoperta, nella biblioteca paterna, di un manoscritto con il resoconto dei miracoli attribuiti a Santa Rita, onorati nel Santuario di Val Morel, in quel delle montagne bellunesi.

“… nell’interno era registrata, in un linguaggio candido, sgrammaticato e intensamente dialettale, una lunga serie di favolosi interventi di Santa Rita, che andavano dal secolo sedicesimo al principio del novecento.”

Lo scrittore si incuriosisce e comincia a chiedere in giro. Nessuno sa di un santuario, nella zona, ma poi un vecchio prete si ricorda dell’esistenza di una cappella votiva, meglio ancora un tabernacolo, da qualche parte nella valle Belluna. Dino Buzzati lo cerca e si imbatte in Toni Della Santa, un vecchio montanaro che è custode, come lo erano stati suo padre e suo nonno, del ‘santuario’ e che, nella sua casetta tra un viottolo e una siepe nascosta, ha raccolto centinaia di ex voto a ricordo dei prodigi della santa.
Era un uomo bizzarro, che evidentemente aveva perso qualche venerdi, ma che esprimeva una schiettezza, una umiltà, una bontà straordinarie…

Buzzati dichiara di non essere tornato, quell’anno, a visitare la cappella e poi di essere stato lontano per ragioni di lavoro. Quando cerca di nuovo il santuario di Val Morel, molti anni dopo, nel 1946, non ne trova più traccia. Nessuno sa nulla. Come non fosse mai esistito. Per fortuna aveva preso appunti nel corso della prima, lontana visita e, a futura memoria, può, sulla scorta del manoscritto e dei ricordi, dipingere gli ex voto della Val Morel che faranno parte del libro.

Naturalmente tutto il racconto è inventato di sana pianta ed è espediente per una mostra veneziana dell’artista, nel 1971. Per quell'esposizione Buzzati ha “… l’idea di un piccolo santuario di montagna che non esisteva ma che in fondo poteva anche esistere; miracoli mai avvenuti ma che mi offrivano l’occasione di presentare le situazioni, i personaggi e gli ambienti che a me vanno più a genio.”

Il pittore Buzzati integra quindi lo scrittore, seguendo una fantasia una e bina, che collega il racconto verbale con la visualità. Buzzati non si preoccupa qui di attingere ad una precisione di stile e sovrappone tra loro le suggestioni grafiche che lo hanno accompagnato negli anni, dalla metafisica al surrealismo, dall’arte naïf alla pop art, al fumetto. Nelle tavole ricompaiono i ‘fantasmi’ che hanno affollato la mente e il pennello dell’artista; i deserti e le montagne, guglie scoscese e aguzze, il gusto della favola, gli animali e gli spauracchi della tradizione popolare (il Gatto Mammone, il Vecchio della Montagna, il Serpenton dei mari…). È una sarabanda di situazioni grafiche e di racconti misteriosi, improbabili e affascinanti.

Il bello è che, siccome è la vita a imitare l’arte e non viceversa, dopo la mia mostra a Venezia un professore di Belluno ha suggerito al parroco di Limana, la cui cura d’anime si estende a Val Morel, di costruire in un posto come quello da me descritto una cappella dedicata a Santa Rita, dove è presumibile arriveranno le testimonianze di chissà quanti prodigi da lei compiuti. Se la facessero veramente sarebbe per me, scrittore e pittore, la più grande delle soddisfazioni.

I miracoli di Val Morel
Testi e disegni di Dino Buzzati


Il Gatto Mammone. Ancora nel 1968 venne comunicata ai giornali la fuggevole comparsa, in quel di Cesio Maggiore (Belluno) del Gatto Mammone, che si limitò a spaventare un gruppo di mucche al pascolo. Ma la più parte dei naturalisti è incline a ritenerla una pura fantasia. Dobbiamo dunque pensare che la signora Serafina Dal Pont sia rimasta vittima di una allucinazione? Già molto avanti in età, diciamo pure oltre i novanta, siamo riusciti a rintracciarla, nella fattoria di Faverga che da secoli appartiene alla famiglia. La sordità ha reso precario il colloquio; tuttavia mi è parso di capire che la Dal pont ribadisce con fermezza, quasi con rabbia, la verità dell'incidente, che avrebbe potuto avere tragiche conseguenze. A sentir lei, Santa Rita sarebbe comparsa sotto forma di un grossissimo topo il quale distrasse l'attenzione del mostro che si mise a inseguirlo attraverso la campagna, sottraendosi ben presto alla vista.


Cappuccetto Rosso. Questo miracolo non figurava scritto nel registro del Della Santa, il quale tuttavia lo aveva raccontato in un piccolo dipinto. È fin troppo chiaro che si tratta di Cappuccetto Rosso inseguita dal lupo. La cartella in mano alla bambina sta a indicare che la piccola sta andando o tornando da scuola.

  
Il Serpenton dei Mari. Non si trattava di un incrociatore, bensì di una più modesta cannoniera (il bravo Toni Della Santa era pittosto libero e fantasioso nelle registrazioni) che batteva bandiera francese. L'episodio sembra credibile, e non dovuto a un fenomeno di autosuggestione, in quanto durante il primo conflitto mondiale il serpente dei mari, incarnazione forse del demonio della guerra, venne ripetutamente avvistato, perfino nel Mediterraneo.

Il Diavolo Porcosppino. Il fatto appare singolare perché in nessun trattato di demonologia il porcospino risulta essere stato incarnazione del Diavolo. Anzi, il simpatico animaletto gode ovunque ottima fama ed è considerato discreto e utile tutore della quiete domestica. Ma tant'è. I dati fornitimi dal Della Santa mi sembrano realmente inoppugnabili; se sono veri, s'intende. Perché sono ormai passati quattro secoli. E l'avvenimento è giunto a noi attraverso una tradizione orale la quale sappiamo bene quanto sia soggetta a deformazioni, errori, fantastiche varianti.


Il Colombre. So bene che in certe ristrette cerchie di studiosi regna la convinzione che il Colombre non sia altro che una arbitraria contraffazione dellla grande Balena Bianca, immortalata da Melville. Ma so altrettanto bene che costoro si sbagliano. Troppe volte, e da testimoni troppo seri, è stato avvistato il Colombre perché si possa dubitare della sua esistenza autonoma. Ogni volta il mostro, che dobbiamo chiamare così perché meraviglioso non già perché apportatore di sventure, fu visto di colore verdastro, o verde o azzurro verdastro. Mai bianco come Moby Dick. Inoltre si è sempre distinto da questa orribile incarnazione dell'inferno in quanto non ha mai fatto male a nessuno. Lo spavento dei marinai alla sua vista, grandissimo, non autorizza ad attribuirgli azioni disonorevoli.

Dino Buzzati, I Miracoli di Val Morel, Garzanti, 1971. Ora anche in Oscar Mondadori, 2012, euro 12,00.

4 commenti:

  1. mi state dicendo che c'è una nuova edizione? lo cerco da una anno, ma l'edizione 1971 è esaurita ovunque......davvero ?!

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    1. Pare proprio che sia uscito un Oscar Mondadori, in occasione del quarantesimo della morte di Buzzati. Noi non abbiamo ancora visto questa edizione ma certo è un'occasione da non perdere

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  2. C'è, si trova in tutte le librerie, confermo! :)

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  3. Riedizione buttata la...orrenda! Perchè non ristampare l'originale, elegante, graficamente moderna e stampata bene! Che tristezza, noi italiani abbiamo una capacità innata nel peggiorarci!

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