martedì 17 gennaio 2012

Incendiare le figure

Prima che fumare diventasse politicamente scorretto, o prima ancora, che gli accendini usa e getta diventassero di uso comune; prima che le cucine avessero un impianto di accensione elettrico; prima che il riscaldamento delle case fosse autonomizzato e centralizzato; ebbene, prima di tutto questo, c’erano i fiammiferi.


Garibaldi, prima metà Ottocento. Serie di 12 scatole.


Che erano, come ricorderà qualcuno di memoria lunga, almeno di quattro pezzature: gli zolfanelli, detti anche fiammiferi di legno, dalla fattura e dalla confezione rozza ed economica, i minerva, di color rosa-magenta colla capocchia gialla, schiacciati con la base compatta in cui i fiammiferi si dovevano staccare uno ad uno, i cerini, piccoli, con la scatoletta quadrata, pratici da portare in giro, di cera come diceva il nome, e infine, facendo salva qualche variazione di minor conto, gli svedesi, simili agli zolfanelli ma più delicati e eleganti, di maggior pregio.

Faust. Serie di 12 immagini in 6 scatole.

Proprio sulle scatole di fiammiferi si scatenò (tra ottocento e primi novecento) una fantasia iconografica strepitosa, un’inesausta voglia di illustrazione, di documentazione, di ammaestramento. Su quegli astucci si raccontò la Divina Commedia e il Faust, ma anche l’Assedio di Firenze e Nanà: nella seconda metà dellottocento la produzione fu copiosa e il successo grande. Ci furono serie intere dedicate agli sport popolari (la lotta soprattutto), alle grandi imprese che colpivano la fantasia popolare, ai personaggi della storia patria, all'epopea risorgimentale; ci furono, naturalmente, serie disegnate con disegni umoristici, barzellette pruriginose, immagini ammiccanti e, nei limiti della cromolitografia, scollacciate.



La Divina Commedia, 1880 ca. Serie di 32 scatole

Il genere, nato sull’onda delle cabale, degli almanacchi e dell'illustrazione popolare, si acquistò in breve una propria autonomia che lo fece anticipatore di tanta altra piccola editoria di massa (le raccolte di 'figurine', ad esempio). Le scatole di fiammiferi furono una specie di Biblia pauperum, un florilegio di santini laici; raccontavano storie semplici o mirabolanti, riducevano in pillole, una frase poco più, il Paradiso perduto di Milton e i Promessi sposi. Furono, ben prima del fiorire dei rotocalchi popolari e poi della televisione, un mezzo formidabile di comunicazione, di informazione, di svago.


I Promessi Sposi, 1880 ca. 24 immagini in 12 scatole.

Le immagini sono tratte dalla collezione (forte di più di 60.000 pezzi) di Renato Bittoni, collezionista di San Giovanni Valdarno.

1 commento:

  1. .... I fiammiferi vengono ancora usati, sicuramente non sono diffusi come prima, ma non tutte le cucine si accendono elettricamente, e i camini esistono ancora . Io personalmente raccolgo ancora le scatole quando mi capita di comprarli, che sono comunque interessanti. Anche all'estero.

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