sabato 30 aprile 2011

In vetrina...

Illustratori in vetrina per la Notte Bianca a Firenze. Via dei Servi, tra il Duomo e la Santissima Annunziata. Pregi e difetti. Qualche negoziante lodevolmente partecipe ha cercato di organizzare la vetrina intorno all'illustrazione. Altri hanno cercato di nasconderla in mezzo alle merci. Qualcuno ha pensato che poteva essere un'opera di promozione, molti hanno agito con disinvolta nonchalance. Altri non hanno nemmeno partecipato. Qualcuno dei negozi partecipanti ha comunque chiuso la saracinesca (perbacco, è sabato sera!).
Solo qualche foto per dire che poteva essere un'occasione ghiotta e che invece è stata, almeno parzialmente, perduta.

Andrea Rauch, Alice...

Ivan Canu, I delitti della Rue Morgue

Libero Gozzini, Il Barone di Munchausen

Gianni De Conno, Dr. Jekyll e Mr. Hyde

Serena Intilia, In viaggio

Simone Frasca, Sono quello che mi pare!

Andrea Rauch, Cappuccetto Rosso

Salgariana



Proprio la settimana scorsa, il 25 aprile, che ci vedeva impegnati a celebrare o la Pasquetta o la Liberazione, correva il centenario esatto della morte del maggior scrittore d’avventure italiano, Emilio Salgari, che scelse quel giorno, nel 1911, per porre fine alla sua vita piena di vicessitudini, soprattutto economiche, ma povera di eventi e di viaggi, se non quelli che andava fantasticando sulle carte e scrivendo nei suoi romanzi. 
Pensavamo che le celebrazioni sarebbero state in pompa magna e invece, a quanto ci è dato vedere (ma forse siamo stati disattenti), ci è mossi in ordine sparso, con qualche iniziativa locale, soprattutto a Torino e Verona, le città del nostro. A Verona le celebrazioni si sono concluse con una gran cena ‘salgariana’ (questo il menu: Pomodori al gratin come antipasto, consomme' con sedano bianco e brunoise di pomodoro e ziti con salsa pomodoro e polpettine di carne come primi piatti; petto di tacchino agli agrumi caramellati e quaglietta adagiata su nido di polenta come secondi piatti; trionfo di corbeilles con frutta, formaggi e canestrelli per dessert. Il tutto tratto dal romanzo Boheme italiana) e la Regione Veneto ha organizzato per il mese di maggio una serie di incontri e approfondimenti.

Disegno di Ivan Canu

L’editoria si è anch’essa mossa con discrezione, diciamo così. Qualche titolo che riaffora qua e là, soprattutto nelle collane economiche, senza un piano generale. Niente di paragonabile, ad esempio, alla bella iniziativa di qualche anno fa quando, auspice Corraini, tutta Mantova si trovò a leggere e a ‘vivere’ la storia di Jolanda, figlia del Corsaro nero, che invase i negozi, le scuole, i bar, avvolgente e misteriosamente fascinosa.


Anche noi non siamo stati né particolarmente pronti, né particolarmente attenti e il nostro pensierino di ripubblicare nella Piccola Biblioteca dell’Immaginario, il Corsaro Nero e i Misteri della Giungla nera, attende ancora una maggior definizione. Se ne parlerà fra qualche mese e, sicuramente, fuori del centenario.

L'isola di fuoco

Allora, tra le poche iniziative di sicura qualità che ci sono venute a mano merita parlare de l’Isola di fuoco, il volume illustrato da Luca Caimmi che Orecchio Acerbo ha appena pubblicato e che è andato in libreria proprio in queste settimane.
L’Isola di fuoco è un racconto del Salgari meno conosciuto e racconta di un viaggio nei mari della Nuova Zelanda movimentato dalla misteriosa apparizione, in mezzo all’Oceano, di un’isola fiammeggiante, che appare e scompare creando angoscia e inquietudine in chi la vede e la interpreta come un segno funesto. Le fiamme guizzano tra le onde e nessuno sa darne una spiegazione se non con antichi, paurosi, racconti di mare.

Poi naturalmente la logica del libro, e quindi la sua ragion d’essere oggi, prende il sopravvento sui miti che lo scrittore racconta e, quando il pennello di Luca Caimmi si avvicina a mostrarci l’isola in primo piano, si cominciano a intravedere i tralicci e il pontile di una piattaforma petrolifera in preda alle fiamme. Intorno pesci morti, gabbiani tarpati dal nero del petrolio, uomini che cercano in qualche modo di pulire il mare dal greggio che lo sta invadendo con la sua onda nera e mortale. 
Anche il luogo è cambiato e l’isola di fuoco non la vediamo più nei mari della Nuova Zelanda ma nel Golfo del Messico e il pensiero va naturalmente ad una delle tante sciagure ecologiche di questi anni che Emilio Salgari, all’inizio del secolo scorso, poteva solo raccontare come evento misterioso e che noi oggi, purtroppo, sappiamo spiegarci anche troppo bene.

giovedì 28 aprile 2011

Illustratori per la Notte bianca a Firenze



In occasione della Notte Bianca a Firenze, il 30 aprile nelle vie del centro storico, l'Istituto degli Innocenti ha organizzato una mostra di illustrazioni che saranno esposte nelle vetrine della centralissima via dei Servi. La mostra è stata curata da Brunella Baldi e espone l'opera di molti degli autori pubblicati da Prìncipi & Princípi.

Saranno esposti disegni di:

Daniele Nannini (Io sono il re?!)
Simone Frasca (Sono quello che mi pare!,  Il mago di Oz)
Sophie Fatus (Buongiorno oggi!)
Brunella Baldi (Il grande cane nella città fantasma, CCP, Cicogne, Cavoli e Provette)
Roberto Innocenti (Fienili)
Fabian Negrin (L'uomo della sabbia)
Guido Scarabottolo (Pinocchio, Il diario di Eva)
Gianni De Conno (Dottor Jekyll e Mister Hyde)
Libero Gozzini (Il Barone di Munchausen)
Ivan Canu (I delitti della Rue Morgue)
Anna Curti (Il signor Stella)
Serena Intilia (In viaggio)
Octavia Monaco (Attraverso lo specchio)
Andrea Rauch (Cappuccetto rosso, Alice nel paese delle Meraviglie)

L'inaugurazione è fissata per le ore 17,30 di sabato 30 aprile alla Libreria de' Servi, Via dei Servi 52, e Brunella Baldi presenterà il suo ultimo libro CCP, Cicogne, cavoli, provette

La mostra sarà visibile fino al 7 maggio.

A come Rinoceronte


A come rinoceronte
workshop di Harriet Russell, dal 3 al 6 maggio, presso l'ISIA di Urbino, scuola di progettazione grafica e editoriale, a cura di Chiara Carrer e Silvana Sola, riservato agli studenti del primo e secondo anno specialistica illustrazione e storia dell'illustrazione.


Il workshop metterà in campo la lettera come immagine. Immagini grandi, immagini piccole. Lettere come forma, lettere da leggere a testa in giù. Un percorso che inviterà ad andare oltre la lettera, intesa come parte della parola, e a provarsi, attraverso il segno e il disegno, con l'inusuale e l'incongruo.Un lavoro individuale sulle lettere illustrate che diventerà un alfabetiere collettivo, pensato e condiviso.





Harriet Russell è nata nel 1977, a Londra, dove vive e lavora. Ha studiato illustrazione alla Glasgow School of Art e alla Central Saint Martins di Londra. Conclusi gli studi nel 2001, ha cominciato a collaborare, come freelance, presso editori, istituzioni e redazioni di quotidiani fra i quali Penguin Books, Random House, Simon and Schuster, Harper Collins, Sunday Times e Unicef...
In Italia I suoi libri sono pubblicati da Corraini e da Topipittori.

mercoledì 27 aprile 2011

I Beatles e la grafica pop


I Beatles a tavola è il titolo generale di un’iniziativa complessa che l’associazione Spoleto Back Beat mette in cantiere per il mese di maggio, riprendendo il titolo e i contenuti di un libro di qualche anno fa, Metti i Beatles nella zuppa, scritto da Ippolita Douglas Scotti di Vigoleno e illustrato da Andrea Rauch.

Proprio le illustrazioni di Andrea Rauch sono oggetto di una mostra, I Beatles nella grafica pop, che sarà inaugurata domenica primo maggio, alle ore 11, presso i locali dell’ex Museo civico di Spoleto e che resterà aperta fino 21 maggio.


Nei disegni di Rauch, John, Paul, George e Ringo appaiono quelli che Heinz Edelmann disegnò, nel 1968,  per “Yellow Submarine”; quasi sempre hanno le stesse giacche sfasate, i pantaloni a campana, le cravattone coloratissime. Si muovono, i quattro favolosi, in un mondo che è la “summa” della cultura pop degli anni sessanta: tra le colline del Sergente Pepper, ma anche nei paesaggi di Milton Glaser, tra gli sfondi sfumati e psichedelici di Peter Max, tra i segni “grossi” di Robert Crumb e i riferimenti “colti” di Roy Lichtenstein e Andy Warhol.

Un viaggio sentimentale all’interno di una stagione irripetibile della grafica moderna.

La mostra è accompagnata da un catalogo che Prìncipi & Princípi ha disponibile in quantità limitata e che può essere chiesto direttamente all’editore.

L'Habana di Roberto Perini a Babele


Roberto Perini
La letteratura ‘di viaggio’ ha una sua grammatica e sintassi ben precise. Taccuini con notazioni rapide, appunti, disegni sommari e veloci per fissare le immagini, le genti e i paesaggi nella memoria. Certo, nei Carnet de voyage che Nuages va pubblicando da qualche anno le variazioni non mancano e si va dalla ricognizione continua e puntigliosa di Tullio Pericoli, che ‘viviseziona’ il paesaggio delle sue Marche con acquarelli e oli di rara forza poetica, ai disegni di Giancarlo Iliprandi, che ridisegna in studio le impressioni ‘schizzate’ dei suoi viaggi in Sahara.

Così siamo curiosi di vedere la Cuba di quello spiritaccio di Roberto Perini che non si sarà certo limitato al ritratto d’occasione, ma avrà scavato dentro la vita de l’Habana con la sua matita ironica, dissacrante, surreale.

I disegni di Roberto saranno in mostra, insieme al libro che li accompagna (settimo appuntamento della collana Nuages) alla libreria Babele di Firenze. L’inaugurazione è fissata per mercoledi 4 maggio alle ore 18.00.


Libri d'arte in boutique

Babele, boutique d'arte e di libri, nasce alla fine degli anni '70 per iniziativa di Franco Maria Ricci e tutto ci parla ancora del suo fondatore: dal colore nero che invade tutti gli ambienti, all'insegna in austero Bodoni, ai mobili massicci e 'importanti'. Un'aria raffinata e 'decadente', un disordine 'creativo' e controllato a cui le edizioni FMR ci avevano abituato in quegli anni e che Laura Accordi Gattai, che nel tempo ha rilevato l'iniziativa, non ha voluto stravolgere.
Solo la linea 'editoriale' del negozio è cambiata nel tempo e via via, con sempre maggiore puntualità e presenza, Babele ospita mostre d'arte e illustrazione, presentazioni di libri, pubblica cartelle di litografie e stampe. I libri in mostra sono ancor oggi raffinati e si occupano sempre di immagini e immaginario: libri d'artista e edizioni pregiate, dal catalogo quasi completo di Nuages, alle edizioni per bibliofili del Filo di Partenope, oltre ovviamente ai nostri Prìncipi & Princípi e agli storici Franco Maria Ricci.
Una proposta, quella di Laura, che non riesce a stare ferma ma che cerca sempre nuovi contatti con la città, con i suoi fermenti culturali, con un'idea di libreria che stia al passo con i tempi.






 
Babele
Via delle Belle donne 41r.
50123 Firenze
telfax +39 055 283312

lunedì 25 aprile 2011

Pirro ed Esopo

Le favole di Esopo stanno vivendo, in questo inizio di 2011, una nuova, inaspettata, fortuna. Non che sia mai mancata. I racconti dello scrittore greco sono infatti forse la raccolta più ampia e completa di ammaestramenti morali che mai siano stati scritti. Brevi, essenziali, folgoranti, le situazioni presentate sono spesso diventate proverbiali (e basterà ricordare la Volpe e l’uva, il Lupo e l’Agnello, Al lupo al lupo!)

Il lupo e l'agnello

Nei testi di Esopo comunque quello che si evidenzia sempre è il buon senso. Gli animali parlanti ci raccontano storie che sono parte del nostro vivere quotidiano e, a saper ascoltare la loro voce, c’è ancor oggi parecchio da imparare.
Ma dicevamo della nuova fortuna di Esopo in questi mesi che hanno visto, ad esempio, la pubblicazione dei bei disegni di Jean-Francois Martin per l’editore Milan (libro che ha vinto uno dei premi della recente Bologna Children’s Book Fair) e, in contemporanea, la pubblicazione di una nuova edizione delle Favole illustrate da Simone Rea per Topipittori. Non potevamo né volevamo mancare a questo appuntamento e, per fortuna, Tiziana Roversi ci ha proposto la pubblicazione di una raccolta delle Favole (Le favole del Lupo e della Volpe, Prìncipi & Princípi, uscita prevista settembre 2011) illustrate nel 1952 da Pirro Cuniberti per l’editore bolognese Licinio Cappelli.


Pirro Cuniberti nella sua casa di Bologna

Di Pirro Cuniberti, classe 1923, si conoscono bene gli anni di studio con Giorgio Morandi, all’Accademia delle Belle Arti di Bologna, e il suo, potremmo dire, innamoramento per Paul Klee, che ha segnato in modo esaltante tutta la sua avventura grafica e artistica. Quasi sessant’anni di segni, di graffi sulla carta e sulle lastre d’incisione, libri immaginati e disegnati spesso in copia unica, come una specie di privatissimi e preziosi ex voto.

Il lupo e il mastino
Le Favole gli furono commissionate da Cappelli nella primavera del 1952 ed è presumibile che la commissione sia stata portata a termine con grande celerità se è vero che i libretti furono stampati nel mese di settembre e diffusi prima delle feste di Natale di quello stesso anno. Riproporli adesso, in occasione della mostra che la città di Bologna dedicherà nel prossimo autunno al grande maestro è, non solo una soddisfazione per noi, ma anche un modo per ripercorrere alcune strade meno in luce e quasi appartate dell’illustrazione italiana del secolo scorso.
Cuniberti muove i suoi animali in un universo di segni e colori forti e squillanti, ma sempre eleganti e raffinati. La lezione di Paul Klee si sente in filigrana nelle tavole ma è anche avvertibile un ricordo, più che un ricordo, del Mino Maccari delle Bestie del Novecento. Oltre, naturalmente la consacrazione di uno stile che, in quegli anni, stava diventando sempre più personale e importante.

La volpe e il caprone
Esopo
Le favole del Lupo e della Volpe
Disegni di Pirro Cuniberti

Prìncipi & Princípi
uscita prevista settembre 2011

venerdì 22 aprile 2011

Leo Lionni: la materia del progetto


La mostra sull'opera di Leo Lionni, inaugurata ieri al Museo Luzzati di Genova, presenta tracce significative di tutta l'opera del nostro: dalla pittura alla scultura, dalla grafica ai libri per bambini all'animazione. Quello che però salta subito all'occhio è come, in un'attività così varia e complessa, il punto di partenza sia sempre sostanzialmente la tensione progettuale. Nulla è lasciato mai al caso nell'opera di Lionni. Una fortissima ansia creativa viene sempre moderata e indirizzata da una profonda razionalità di progetto.


Nell'ideale vocabolario di Leo, la voce "graphic design" non assume infatti significato intero se non in rapporto con le altre "voci" che compongono, tutte insieme, il mosaico, squillante di colori, della sua poetica. Raccontava lo stesso Leo come avesse imparato soltanto negli Stati Uniti a lavorare pienamente e consapevolmente con gli elementi della tipografia. Nei primi anni trenta, in Italia, l'"aeropittore" Lionni (come voleva chiamarlo, non senza qualche resistenza da parte del nostro, Marinetti) operava di forbici e colla per comporre i suoi annunci, coniugando le "ambizioni" di progetto con le "voglie" di pittura. La consapevolezza della necessità di articolare tecnicamente il linguaggio grafico verrà più tardi. Eppure gli anni milanesi possiamo considerarli decisivi per la formazione del metodo cui si atterrà poi sempre Lionni graphic designer. L'occhio attento alle ragioni della committenza, l'analisi accurata del problema da affrontare e il suo divenire immagine all'interno di una poetica generale in cui razionalità di progetto e creatività manuale sono sempre saldamente presenti, diventano in quel momento costanti di metodologia professionale che non lo abbandoneranno mai.

La grafica di Lionni, anche quella più profondamente matura degli anni cinquanta, presenta caratteristiche costanti di nitore comunicativo da un lato e di complessità formale ed espressiva dall'altro. Sembra quasi che il Lionni "designer" elabori una linea progettuale sistematica di stampo fortemente razionale (anche se poi le asprezze del Futura si piegano alle grazie del prediletto Century) e venga poi tirato per una metaforica giacca dal Lionni "artista" che impone anche le ragioni della fantasia creativa. È da questa interazione che nasce l'originalità della proposta grafica di Leo (questo suo essere - come amava ricordare lui stesso - al cento per cento italiano e al cento per cento americano). Il contenuto dei singoli messaggi progettati da Lionni non parla quindi mai il linguaggio, austero ma freddino, della grafica autoreferenziale, non assegna mai valori assoluti alla sola efficacia e chiarezza della comunicazione. Le frecce della copertina Design for the Printed Page, solo per fare un esempio, sono, all'origine, segnali direzionali della vita comunicativa precisa, ma diventano qui oggetti dalla complessa carica espressiva, composte come sono di pezzettini di carta colorata strappata e da irregolari campiture nere (e non sarà neppure superfluo ricordare come con la stessa carta colorata e strappata Lionni abbia composto Piccolo Blu e Piccolo Giallo, dove di straordinaria importanza è il rapporto tra razionalità di progetto e suggestione di racconto e dove altissimi sono i valori che queste singole componenti riescono ad assumere.

C'è sempre un elemento di materia palpabile nella grafica di Lionni. Può essere la carta, abbiamo visto, ma può anche trattarsi del segno di matite grasse, di tessere di mosaico, di caratteri tipografici. Tutti elementi che prima si piegano e poi concorrono alle esigenze del progetto per diventare illustrazione, racconto, comunicazione. Le linee si dipanano dal confuso al definito; dal groviglio di colore (matasse di inchiostro, nodi apparentemente inestricabili) escono figure e segni avvertibilmente razionali. Ed è questo l'aspetto che maggiormente ci affascina nell'opera di Lionni; la continuità tra l'universo delle forme pure e quello del progetto sistematico. Amiamo in Lionni il nostro essere costretti ad accettare lucidità e precisione assoluta di pensiero all'interno di una poetica della materia e della forma che vuol restare sempre immaginosa, suggestiva, fantastica.


mercoledì 20 aprile 2011

Il tesoro dell'isola non fu trovato...

C’è una bella storia che il blog di Topipittori ha pubblicato qualche giorno fa. Un padre, per invogliare alla lettura un recalcitrante figlio ventenne ha proposto un 'patto scellerato': 50 euro in cambio della lettura del Giovane Holden. Il giovane ha cominciato l’impresa ma non è andato oltre la pagina dieci. Morale consolante comunque: per molti motivi si può leggere il Giovane Holden ma cinquanta euro, una insignificante’marchetta’, non rientrano tra questi motivi. Il padre, concludeva l’articolo, avrebbe molte ragioni per essere soddisfatto.

Qualcosa di analogo mi è capitato l’estate scorsa quando mi sono provato a consigliare un libro “per le vacanze” alla mia nipote dodicenne. Andiamo sul sicuro, mi devo essere detto mentre le consegnavo l’Isola del Tesoro di Robert Louis Stevenson. Andavo sul sicuro forse per me, che ho letto Stevenson per tutta la vita e che considero l’Isola del Tesoro il più bel romanzo d’avventura mai scritto, ma ho spinto mia nipote per una via impervia, un acciottolato difficoltoso, un sentiero, per lei, da capre.


Disegno di Roberto Innocenti per l'Isola del Tesoro in preparazione da Prìncipi & Princípi

Dopo nove mesi, il tempo di una gestazione, il libro è ancora fermo intorno alla pagina cento: con fatica si è doppiato il ‘barile delle mele’ e si è sbarcati sull’isola, ma di quello che succede da qui in poi non c’è ancora notizia: l’ombra di Ben Gunn, i voltafaccia di John Silver e, soprattutto, il tesoro del pirata Flint sono ancora avvolti nelle speranze del futuro. Eppure la ragazza aveva ‘divorato’ la saga dei vampiri dolciastri di Twilight (quindi a giudicare dalle costole di quei tomi non doveva essere pregiudizialmente contraria alla lettura!) e si era mostrata attratta dall’Isola nella versione televisiva che in quei mesi andava passando sulle nostre reti. Ma in quella fiction il giovane Jim Hawkins ha quasi vent’anni e si innamora (sic) di una ragazza introdotta di soppiatto, e certo all’insaputa di Stevenson, nella storia. E la storia dei 'vampirini buoni' appena accennata altro non è che un adolescenziale e astuto melò

Il quadro è completo quando si aggiunge che l’unico testo non scolastico che entrambe le mie nipoti hanno letto con trasporto è stato il Romeo e Giulietta di Shakespeare, affrontato e conquistato, immagino, più per la sua allure romantica che per il suo valore letterario e poetico (e si può trovare conferma di questo ricordando che quando, ringalluzzito dal successo di quel primo Shakespeare, ho dato alla maggiore quello che, secondo me, era un testo altrettanto affascinante, la Tempesta, me lo sono visto restituire intonso, se così si può ancora dire.)

Cosa se ne può allora concludere, se conclusione deve esserci? Che ognuno deve attivare da solo un proprio percorso di lettura, o di non lettura; che il piacere della scoperta individuale non può essere sostituito dalla scelta arbitraria di un adulto; che ogni età e ogni epoca ha i suoi momenti di riconoscimento, i suoi ritmi e il suo immaginario che devono solo essere aiutati a svilupparsi e a crescere.
Questa storia ha insegnato, non so cosa a lei, ma a me un poco di umiltà. Con la speranza che un giorno, chissà dove, chissà quando, la ragazza ritrovi quel libro e decida di andare oltre la pagina cento, facendo sua finalmente, per scelta e non per bon ton familiare, la storia del pirata Long John Silver e dei suoi compagni alla ricerca di un vagheggiato, forse anacronistico per questi nostri tempi, tesoro nascosto.

Premio Laura Orvieto

Laura Orvieto
La Fondazione ‘Premio Laura Orvieto’, costituita in Firenze presso il Circolo Viesseux, bandisce un premio destinato a opere per ragazzi in lingua italiana (narrativa o poesia) edite tra il 1° giugno 2009 e il 31 maggio 2011.

Questa edizione del premio assume particolare rilievo per la ricorrenza del centenario della prima edizione dell’opera più nota della scrittrice, Storie della Storia del Mondo, pubblicata a Firenze nel 1911 dalla casa editrice Bemporad.

Il Premio si articola in due sezioni:
1) un’opera destinata ai bambini fra i 6 e gli 11 anni;
2) un’opera destinata ai ragazzi fra i 12 e i 15 anni.
Per ciascuna sezione il Premio consiste di € 3.000

La data di scadenza per la presentazione delle opere è fissata al 15 giugno 2011.

Informazioni:
Fondazione ‘Premio Laura Orvieto’
Archivio Contemporaneo ‘A. Bonsanti’ del Gabinetto Vieusseux
Via Maggio, 42 – 50125 Firenze
Tel. 055 288342 - Fax 055 283582

info@premiolauraorvieto.it

lunedì 18 aprile 2011

I tavoli neri di Leo Lionni

Leo Lionni

Leo Lionni è scomparso da quasi dodici anni (si era nell'ottobre del 1999) ma  le storie che Babalibri va ancora ripubblicando ci aiutano a sentirlo più vicino che mai.
Adesso poi, dopo la grande mostra che Minimondi gli ha dedicato due anni fa, arriva la retrospettiva genovese organizzata da Sergio Noberini al Museo Luzzati, che permetterà, sopratutto ai più giovani, di rivisitare l'opera di questo straordinario protagonista dell'arte visiva del XX secolo.

Il Giardino immaginario in Giappone
La mostra ( Leo Lionni, libri, cinema, design) sarà, a quanto anticipato, ricca e, se non esaustiva dell'opera di Leo, certo largamente rappresentativa. Con l'intelaiatura dell'esposizione di Parma e con alcune nuove 'presenze' significative quale, ad esempio, il grande Giardino immaginario che forse, dell'artista, resta la scultura più significativa.
Poi le opere grafiche, sopratutto degli anni cinquanta (gli stampati per Olivetti of America, i manifesti e i libri) fino ad arrivare all'attività per i bambini che è comunque uno dei più conosciuti approdi della sua vita professionale. A questo proposito Antonella Abbatiello ha messo a disposizione le tavole che sono servite alla preparazione dei cinque film di animazione dell'artista (con Giulio Gianini).

Alessandro e il topo meccanico

I tavoli neri

Momento importante dell'esposizione saranno alcune tele, disegnate da Lionni all'inizio degli anni novanta, dedicate ai 'tavoli neri'.
 L'avventura grafica dei tavoli neri nasce da un ricordo d'infanzia:('Perchè un tavolo nero?- chiede la mamma di Leo. 'Perchè sul nero i colori sono tutti più belli!'). Il tavolo ha, infatti, una fortissima ed esemplare valenza simbolica. Intorno al tavolo i commensali possono spezzare insieme il pane e, sempre attorno al tavolo, possono riunirsi i cospiratori. Nei quadri di Lionni però l'attenzione si sposta dal contenitore al contenuto. Cosa poggiare quindi, seguendo le indicazioni dell'aneddoto, sul tavolo nero, perchè i colori siano più belli se non le esperienze e le emozioni artistiche di più di mezzo secolo vissuto da protagonista della cultura visiva? Lionni muove dunque il suo grande tavolo come una 'gabbia' d'impaginato e su di essa allinea ricordi lontani e emozioni vicine: un camaleonte immerso in un paesaggio 'parallelo', frammenti di botanica elementare e un'aerea nostalgia di musica. E poi, naturalmente, ritratti immaginari e gesti colorati, forme geometriche e matasse di fili, stelle filanti e stelle comete, senza soluzione di continuità né cedimenti nel trapasso tra l'ardore passionale della pittura e la razionalità del design. 

I dipinti di Leo Lionni, poggiati sul tavolo nero, non ci appaiono quindi solo come l'affiorare del ricordo ma quasi come un'abbozzata dichiarazione di poetica. Dai 'tavoli' emergono nette, infatti, le ragioni della pittura e del design di Lionni, le sue razionalità di progetto e le sue voglie di fantasia, il rapporto complesso con la narrazione per l'infanzia e quello, ancor più complesso, con la cultura dei suoi tempi (tutti i suoi tempi) artistici e progettuali. I tavoli neri diventano quasi riassunto, chiave di lettura privilegiata per osservare il pensiero di Leo Lionni e la sua traduzione in pittura e arte.





Inaugurazione: giovedì 21 aprile 2011 ore 17.30

interverranno:
Aldo Colonetti, Flavio Costantini, Gillo Dorfles, Andrea Rauch


Museo Luzzati a Porta Siberia, Genova.


La mostra sarà visitabile fino al 26 giugno 2011
Catalogo: Babalibri

Daniele Nannini e il leone re

Qualche immagine del laboratorio che Daniele Nannini ha tenuto domenica mattina alla Bottega dei Ragazzi dell'Istituto degli Innocenti di Firenze, dedicato al suo, e nostro, libro Io sono il re?!




domenica 17 aprile 2011

Friggere i libri!


 Entra una cliente e chiede: "Ma perché 'libri fritti'?" "Perché, risponde Ivano Cappelli, l'odore dei libri deve  essere come quello del fritto in trattoria, che ti si attacca addosso e non si riesce più a levarlo. Ecco, una volta che sei entrato qua dentro e lo hai annusato, l'odore ti deve restare appicciccato addosso, te lo devi portare dietro..."


Una metafora, naturalmente, o meglio una parabola, che però fotografa bene la passione di Ivano, l'entusiasmo un po' garibaldino che lo ha portato, in mesi recenti, ad aprire un piccolissimo negozio, molto 'progettato', nel centro di Prato, dove riunire vecchi e nuovi amici, improvvisare letture, giocare con l'arte, ammirare le illustrazioni. Gli artisti si producono in disegni estemporanei nella grande lavagna (l'insegna completa della libreria dice "Libri fritti e artisti alla lavagna"). Ivano Cappelli, architetto, non si nasconde le difficoltà della strada che ha intrapreso, gli ostacoli disseminati qua e là, lamenta un po' la sua naturale ritrosia a sgomitare per farsi un posticino nell'offerta di libri e d'arte della sua città. Ma naturalmente stringe i denti e incrocia le dita.

Vale la pena di fare un salto fino a Piazza Sant'Agostino, a Prato, ad annusare l'aria e a impregnare i vestiti in quell'odore 'di fritto' che continua a piacerci tanto.

Ivano Cappelli nella sua libreria


Libri fritti e artisti alla lavagna
Prato, Piazza Sant'Agostino 45
tel. 328 0344604