Proprio la settimana scorsa, il 25 aprile, che ci vedeva impegnati a celebrare o la Pasquetta o la Liberazione, correva il centenario esatto della morte del maggior scrittore d’avventure italiano, Emilio Salgari, che scelse quel giorno, nel 1911, per porre fine alla sua vita piena di vicessitudini, soprattutto economiche, ma povera di eventi e di viaggi, se non quelli che andava fantasticando sulle carte e scrivendo nei suoi romanzi.
Pensavamo che le celebrazioni sarebbero state in pompa magna e invece, a quanto ci è dato vedere (ma forse siamo stati disattenti), ci è mossi in ordine sparso, con qualche iniziativa locale, soprattutto a Torino e Verona, le città del nostro. A Verona le celebrazioni si sono concluse con una gran cena ‘salgariana’ (questo il menu: Pomodori al gratin come antipasto, consomme' con sedano bianco e brunoise di pomodoro e ziti con salsa pomodoro e polpettine di carne come primi piatti; petto di tacchino agli agrumi caramellati e quaglietta adagiata su nido di polenta come secondi piatti; trionfo di corbeilles con frutta, formaggi e canestrelli per dessert. Il tutto tratto dal romanzo Boheme italiana) e la Regione Veneto ha organizzato per il mese di maggio una serie di incontri e approfondimenti.
Disegno di Ivan Canu |
L’editoria si è anch’essa mossa con discrezione, diciamo così. Qualche titolo che riaffora qua e là, soprattutto nelle collane economiche, senza un piano generale. Niente di paragonabile, ad esempio, alla bella iniziativa di qualche anno fa quando, auspice Corraini, tutta Mantova si trovò a leggere e a ‘vivere’ la storia di Jolanda, figlia del Corsaro nero, che invase i negozi, le scuole, i bar, avvolgente e misteriosamente fascinosa.
Anche noi non siamo stati né particolarmente pronti, né particolarmente attenti e il nostro pensierino di ripubblicare nella Piccola Biblioteca dell’Immaginario, il Corsaro Nero e i Misteri della Giungla nera, attende ancora una maggior definizione. Se ne parlerà fra qualche mese e, sicuramente, fuori del centenario.
L'isola di fuoco
Allora, tra le poche iniziative di sicura qualità che ci sono venute a mano merita parlare de l’Isola di fuoco, il volume illustrato da Luca Caimmi che Orecchio Acerbo ha appena pubblicato e che è andato in libreria proprio in queste settimane.
L’Isola di fuoco è un racconto del Salgari meno conosciuto e racconta di un viaggio nei mari della Nuova Zelanda movimentato dalla misteriosa apparizione, in mezzo all’Oceano, di un’isola fiammeggiante, che appare e scompare creando angoscia e inquietudine in chi la vede e la interpreta come un segno funesto. Le fiamme guizzano tra le onde e nessuno sa darne una spiegazione se non con antichi, paurosi, racconti di mare.
Poi naturalmente la logica del libro, e quindi la sua ragion d’essere oggi, prende il sopravvento sui miti che lo scrittore racconta e, quando il pennello di Luca Caimmi si avvicina a mostrarci l’isola in primo piano, si cominciano a intravedere i tralicci e il pontile di una piattaforma petrolifera in preda alle fiamme. Intorno pesci morti, gabbiani tarpati dal nero del petrolio, uomini che cercano in qualche modo di pulire il mare dal greggio che lo sta invadendo con la sua onda nera e mortale.
Anche il luogo è cambiato e l’isola di fuoco non la vediamo più nei mari della Nuova Zelanda ma nel Golfo del Messico e il pensiero va naturalmente ad una delle tante sciagure ecologiche di questi anni che Emilio Salgari, all’inizio del secolo scorso, poteva solo raccontare come evento misterioso e che noi oggi, purtroppo, sappiamo spiegarci anche troppo bene.
Nessun commento:
Posta un commento