Le cronache ci dicono che la carriera di illustratore di Franco Matticchio si è mossa tra riviste prestigiose (Linus, L'indice, Linea d'ombra, New Yorker) e incarichi altrettanto prestigiosi (titoli di testa per il Mostro di Roberto Benigni.)
Si può anche citare quel suo svagato humour noir (tra Roland Topor e Chas Addams, con appena una puntina di Steinberg) che lo pone, a diritto, tra i più importanti e ispirati illustratori italiani.
La cronaca però può fermarsi qui, ricordando ancora una capatina alla Biennale di Venezia dello scorso anno, perché il resto è racconto. Racconto di un personaggio che noi crediamo sempre all'interno di un suo disegno, gatto tra i suoi gatti, omino tra i suoi omini, capace di trovarsi dalla parte di chi vede una realtà diversa e a quella uniforma il suo stralunato punto di vista. I cartoons di Franco Matticchio sono infatti iperrealisti perchè la realtà che Franco vive e interpreta è quella che ci mostra; quella dove si cammina vestiti, e ci si sente parecchio in imbarazzo, in mezzo ai passanti nudi, dove una striscia di colore sfumato può essere la strada per andare controcorrente, dove un libro si può comodamente leggere sdraiati su un marciapiede. Umorismo? Certo, ma anche forse. Perché il mondo non fa solo ridere e quello di Franco ci parla anche delle difficoltà, della solitudine, del disagio.
Una grande selezione dei cartoons di Franco Matticchio, continuamente aggiornata, può essere vista sul blog Animalarium.
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