lunedì 2 gennaio 2012

Briganti e carabinieri

Achille Beltrame, Copertina de La Domenica del Corriere, 1906

Se un’immagine val più di mille parole, come recita l’adagio popolare, le oltre quattromilacinquecento tavole che Achille Beltrame disegnò per la prima e la quarta di coperta de La Domenica del Corriere tra il 1899 (primo numero) e il 1945, quando l’artista morì, varranno certo molti milioni di parole.
Maestro “di grafica e di giornalismo”, come lo definì Dino Buzzati, in tutti gli anni di quella collaborazione fotografò la cronaca dell’Italia e del mondo senza muoversi mai da Milano, raffigurando terre e luoghi, stati d’animo, personaggi, situazioni che non aveva mai visto con i propri occhi. Eppur così Beltrame interpretò il punto di vista della borghesia emergente, che era il pubblico di riferimento del Corriere della Sera, e restituì fedelmente stati d’animo, fatti ed eventi di mezzo secolo di storia italiana percorsa da fatti tutt’altro che secondari, come le due guerre mondiali, oppure come l’avvento, il consolidarsi e il declino del fascismo.

Achille Beltrame, L'esecuzione di Cesare Battisti, 1916

Achille Beltrame, L'ettentato di Sarajevo, 1914
Nel capire o almeno nel comunicare quello che, secondo la linea editoriale del Corriere, era il sentire comune, Beltrame, con il suo realismo mai approssimato o sciatto, mai tirato via, fu inarrivabile. Sotto la sua penna possiamo oggi ricostruire, ad esempio, l’epopea degli alpini nella prima guerra mondiale, oppure l’avvicendarsi dei regnanti europei e dei papi, i grandi sconvolgimenti politici ed epocali dell'inizio del ventesimo secolo.

Nelle sue tavole, insieme al resoconto delle calamità nazionali, dei fatti ‘straordinari’ di una cronaca fatta di terremoti, inondazioni, incendi (l’Italia non ne è mai stata priva!), un posto particolare  spetta agli atti di eroismo ‘spicciolo’ dei militari e segnatamente dei carabinieri (fermare un cavallo imbizzarito, domare un toro scatenato, salvare un bimbo dalla furia delle acque…); ma più ancora i militi si distinguono in quella caccia alla criminalità più o meno organizzata (come si direbbe oggi) che fu la repressione e il contrasto al banditismo. Naturalmente non passa nemmeno per la testa ai redattori della Domenica di accennare, ancorché di sfuggita, ad una sorta di ‘questione meridionale’, e non si arriva mai, per interpretare la cronaca, a tirare in ballo anche un pizzico di sociologia.

Ci si limita al resoconto avventuroso delle gesta di ‘guardie e ladri’: eroici contrasti, assalti alle diligenze, sparatorie, fughe mirabolanti. Sembra di essere in un romanzo d'appendice o in un western casareccio e anche se, invece che del bandito Jesse James, si parla del Brigante Musolino, il pathos che si deve trasmettere ai ‘bravi cittadini’, è più o meno lo stesso. Sempre viva Pat Garrett anche se Billy the Kid cerca scampo in una masseria nei pressi di Caltanissetta o in provincia di Catanzaro.


Un tenente dei Carabinieri, disarmato, s'incontra sulle montagne di Burgos, nel sassarese, col latitante Salis per indurlo a costituirsi. 
(9 luglio 1899)


Non più tardi di due settimane addietro nel Comune di Vita, presso Trapani, quattro maffiosi dovevano uccidere, per mandato, il dottor Patti e il cav. Perricone. Appostatisi, armati di fucile, in vicinanza della casa del primo, attendevano la vittima, allorché i carabinieri sopraggiunsero. S'impegnò una vera battaglia a colpi di moschetto, che costò la vita a uno dei maffiosi mentre un altro restava ferito e un terzo veniva arrestato. 
(31 dicembre 1899)


Pochi giorni addietro alla stazione dei carabinieri di Castellamonte giunse la notizia che l'assassino del Sindaco di Mazzé aggiravasi nel territorio di Campo. Subito il brigadiere Cebrari e il carabiniere Morelli si diressero alla cascina Vignazze, dove egli si trovava realmente nascosto nel fienile. Dopo più di un'ora di appostamento, non giungendo i rinforzi chiesti, il coraggioso brigadiere decise di procedere all'arresto del Rat. Accostata una scala egli vi salì, ma nel frattempo l'assassino gli tirò una fucilata a meno di due metri di distanza. Visto il luccichio dell'arma, il militare fu lesto a gettarsi a terra dove lo raggiunse un'altra scarica senza però colpirlo. Ignorando forse la presenza del carabiniere Morelli, l'assassino si scoprì sporgendo la testa dal fienile. Il Morelli fu lesto a mirare cogliendo nel segno.
(15 aprile 1900)


I carabinieri hanno arrestato il famoso e temutissimo brigante Musolino ad Acqualagna, nel circondario di Urbino. Sul brigante, autore di innumerevoli delitti, pendeva una taglia di 50.000 lire; per moltissimo tempo centinaia di soldati e di agenti avevano tentato invano di catturarlo. I carabinieri De Bellis e Zerilli hanno avuto l'encomio di tutta la popolazione.
(27 ottobre 1901)


In Sardegna nella selvaggia regione di Sas Connas, tra Orani e Oniferi, una diligenza postale è stata assalita da una banda di briganti, ignari della presenza nella corriera dei carabinieri Pietro Michetti e Pietro Zago, che risposero al fuoco dei malfattori. Una della due passeggere fu uccisa nel conflitto, e anche il Michetti spirò poco dopo. L'altro carabiniere, benché ferito, riuscì a mettere in fuga i banditi.
(10 novembre 1901)


Nel maggio scorso, presso Trapani, due carabinieri si scontravano con quattro briganti che tentarono di arrestare. Ne seguì una lotta nella quale un carabiniere cadeva ucciso. L'altro inseguì da solo coraggiosamente i bricconi, e finì con l'ucciderne uno, riconoscendo poi come autore dell'omicidio del suo compagno certo Maiorana, pessimo e pericoloso soggetto. Il governo promise un premio di 2000 lire a chi lo avesse preso. Fu solo la settimana scorsa che in contrada Passo di Monte il brigadiere Cannata e il milite Torre riuscivano a raggiungere il Maiorana, ch'era armato di fucile e ben provvisto di cartucce a palla. In sua compagnia erano altri tre malviventi. Intimato loro l'arresto, i quattro si difesero, ma i due carabinieri con vero coraggio e dopo viva resistenza poterono alla fine assicurarli tutti e quattro alla giustizia.
(23 febbraio 1902)


Il 15 aprile è cominciato alle Assise di Lucca il processo contro il brigante Musolino, che si prevede molto semplice: infatti il bandito ha confessato apertamente di avere ucciso dodici o quattordici persone per vendetta. È difeso da dieci avvocati mentre uno solo rappresenta i genitore del carabiniere Ritrovato, ucciso da Musolino, che si sono costituiti parte civile. È interessante segnalare la presenza di un interprete, che traduce il dialetto calabrese dei testimoni.
(4 maggio 1902)


I carabinieri sono riusciti a togliere dalla Calabria l'incubo di un brigante autore di delitti, furti e rapine, Domenico Lombardo. Il medico di Rizziconi, paese natale del bandito, aveva ricevuto una lettera in cui gli si intimava di versare una certa somma. Avvertiti i carabinieri si recò sul luogo dell'appuntamento con il maresciallo Boeri e i carabinieri Greco e Procopio. Chiamato a nome, il Lombardo prese a sparare all'impazzata, ma fu raggiunto dal colpo di un carabiniere e cadde morto.
(31 agosto 1902)


Per catturare il bandito Varsalona più di duecento fra complici e favoreggiatori erano stati arrestati, senza riuscire però ad acciuffare il temuto fuorilegge. Avuto sentore che il Varsalona si trovasse in un cascinale di Castronovo, i carabinieri accerchiarono il luogo invitando gli occupanti a consegnarsi. Un uomo rispose a fucilate colpendo a morte un carabiniere che si era slanciato verso la casa e ferendo gravemente un maresciallo. Dopo qualche ora il pericoloso individuo veniva ammanettato, ma si trattava di un amico del Versalona, un certo Lino.
(24 novembre 1902)


La settimana scorsa una pattuglia di carabinieri di servizio in vicinanza del comune di Polizzi Generosa (Termini) scorse un individuo dall'aspetto sinistro in quale, ravvolto in un mantello, cercava di nascondersi. I carabinieri fecero per avvicinarlo, ma l'individuo, estratto rapidamente un fucile che teneva nascosto sotto il mantello, sparò un colpo uccidendo il povero carabiniere Carbonaro. L'altro carabiniere a sua volta fece fuoco contro il ribaldo, fatalmente però senza colpirlo, sì ch'egli riuscì a fuggire. Secondo le ultime notizie sembra che l'assassino fosse il temuto brigante siciliano Varsalona a cui invano da molto tempo si dà la caccia.
(18 gennaio 1903)


Sulle montagne di Vinadio, in provincia di Cuneo, il carabiniere Bernardo Giacometti, sceso dalla corriera, percorreva un sentiero quando si imbattè in un individuo con un sacco sulle spalle contenente sale di contrabbando. Lo sconosciuto, uomo molto robusto, impegnò il carabiniere in una lotta furiosa, spingendolo sull'orlo di un burrone, dove precipitarono entrambi. Il contrabbandiere ruzzolò fino in fondo morendovi, il carabiniere si aggrappò ad un cespuglio, riuscendo a salvarsi.
(19 giugno 1904)


Da gran tempo il Salernitano era terrorizzato dal brigante Francesco Parisi, il quale atteggiandosi a "nuovo Musolino", intimidiva, ricattava e uccideva senza misericordia. I carabinieri gli davano la caccia, e sino alla settimana scorsa senza risultato. Anzi il vicebrigadiere Chiaperti venne da lui poco fa ucciso barbaramente. Ma alla fine è caduto sotto i colpi dei bravi militi.
(7 aprile 1907)


La settimana scorsa un recluso, certo Fariello, veniva condotto ammanettato in un vagone di terza classe, sotto la sorveglianza di due carabinieri, lungo la linea ferroviaria Sulmona-Terni, per raggiungere il reclusorio dove dovrà scontare la pena. Approfittando di un momento di disattenzione dei due angeli custodi, il briccone spezzate con una strappata violenta le manette si lanciò dal finestrino nel vuoto mentre il treno correva con qualche velocità. All'atto disperato del recluso, i carabineri si precipitarono anch'essi dal finestrino per non perdere la traccia del fuggitivo. Questi, dopo un buon tratto di strada trovò un torrente e vi si gettò per traversarlo a nuoto, ma i due carabinieri che lo avevano inseguito si gettarono anch'essi in acqua e riuscirono ad afferrarlo dopo viva lotta.
(22 settembre 1907)


Un brigadiere e un carabiniere della stazione di Tula, in provincia di Sassari, erano in perlustrazione all'alba, quando incontrarono due uomini intabarrati e armati. Alla richiesta del porto d'armi, uno dei due comincò a sparare. Il brigadiere rimase ucciso; il carabiniere, benché ferito, riconobbe l'assassino per un certo Spanu, pregiudicato latitante. L'altro malfattore fu tratto in arresto poco dopo.
(12 gennaio 1908)


Presso Caltanissetta una pattuglia di carabinieri sorprese i due briganti Russo e Di Francesco i quali da mesi scorrazzavano in quel territorio sfuggendo sempre alla polizia. Essi erano nascosti in un casolare disabitato a Casasanta. Intimata la resa i due briganti fecero fuoco sui bravi carabinieri senza però colpirli. Allora uno di questi salì sul tetto e spianò il moschetto uccidendo il Russo. L'altro, impotente ormai a resistere essendo rimasto ferito, cominciò a parlamentare: gettò agli agenti le armi, i denari, molte immagini di santi: poi finalmente fu preso e ammanettato.
(6 dicembre 1908)

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