Quando noi oggi leggiamo o sfogliamo il Mago di Oz, generalmente abbiamo negli occhi Judy Garland che canta Over the Rainbow, e poco o nulla sappiamo della simbologia, coperta o scoperta, della storia, delle chiavi di lettura e interpretazione con cui possiamo aprire le porte di quel meraviglioso paese. Certo, possiamo anche non saper niente di tutto questo e leggerci la storia come una gran favola, una girandola di colori e di meraviglie visive, una narrazione incalzante, in cui ogni momento succede qualcosa, dove ogni pagina ci riserva sorprese, avventure e colpi di scena,
Simone Frasca (il suo Mago di Oz, edizioni Prìncipi & Princípi, va in libreria il 27 ottobre) crediamo abbia guardato al testo del libro con gli occhi di un bambino e non sappiamo quanto sia stato sedotto dalle ipotesi di lettura che abbiamo appena citato.
I disegni di Simone ci appaiono freschi e immediati, coloratissimi come il paese del mago, deliziosamente naïf e certo riferiti ad un modo di fare illustrazione oggi poco praticato se non desueto; vanno indietro nel tempo e attingono ad un patrimonio grafico forse degli anni cinquanta. Poi nei disegni di Simone non ci sono soltanto riferimenti alla storia dell’illustrazione o pseudo ingenuità ‘bambinesi’. Simone Frasca è artista troppo intelligente e preparato, in tecnica e ispirazione, per limitarsi a questo; il suo Mago di Oz si veste quindi di forme originali e ghiotte, essenziali e complesse, ingenue e sapienti al tempo stesso.
Illustrazioni di Simone Frasca, 2011 |
Detto questo, e accennato quindi alla complessità delle interpretazioni possibili del libro e dei disegni che lo accompagnano, non sarà forse inutile riandare alla storia di quelle interpretazioni. Per accorgersi che anche la più fantastica e irreale delle fiabe può nascondere significati, simbologie, metafore complesse.
Copertina di W. W. Denslow, 1900 |
“Negli anni Cinquanta, quelli della caccia alle streghe del senatore McCarthy, in cui anche la leggenda di Robin Hood può essere sospettata di marxismo, qualcuno afferma che le opere di Baum “non hanno alcun valore”, incoraggiano al “negativismo” e fuorviano le menti con un atteggiamento vile verso la vita. (Renato Gorgoni, 1978)”
Illustrazione di W. W. Denslow, 1900 |
Il periodo in cui Frank Baum svolge la sua vicenda, e il luogo in cui la vicenda stessa inizia, una prateria del Kansas, si prestano certamente ad interpretazioni, in qualche modo, se non ‘socialiste’, sociali. La crisi finanziaria e la deflazione che colpirono la società americana alla fine del XIX secolo paiono riflettersi in modo esemplare negli eventi della fattoria in cui cresce la piccola Dorothy e il ciclone che, all’inizio, colpisce quel mondo in difficoltà, sembra voler alludere alla necessità di un cambiamento radicale. È questa una lettura ‘politico-economicistica’, e relativamente recente, del libro, dovuta all’analisi di uno studioso del settore, Hugh Rockoff (1990), che assegna a tutti i fatti e personaggi della storia un ruolo preciso nella politica del momento: così la Città degli Smeraldi dovrebbe rappresentare Washington, la capitale della politica americana, e il palazzo del Mago la Casa Bianca; le Scimmie alate, burlone e ridanciate ma anche asservite al potere, sarebbero gli schiavi afroamericani e addirittura nel Mago di Oz, gran ciarlatano e imbroglione, Rockoff riconosce una caricatura di Marcus Alonzo Hanna, al tempo presidente del Partito Repubblicano statunitense. E così via.
Copertina di John R. Neill, 1913 |
Il carattere di quelle popolazioni e i loro modi di essere si nutrono del loro colore di riferimento. E se l’azzurro è oggi, come ci ha insegnato Michel Pastoureau, un colore pacato, conformista, che non spiace a nessuno, ecco che il paese dei Munchkins, liberato dalla Strega dell'Est, è tal quale, bello, luminoso, un tantinello noioso, senza conflitti, ed è aiutato dalla buona Strega del Nord, che, vestita di bianco, è immagine di saggezza e di tranquillità. Un po’ noiosa anch'essa, magari.
Copertina di John R. Neill, 1913 |
Per finire con il luminoso mondo di Glinda, la Strega buona del Sud, anch’essa bianca (che regna però su un paese rosso, caldo quindi, passionale, positivo, simbolicamente in marcia ‘verso l’avvenire’), che offre a Dorothy la soluzione dei suoi problemi.
Che, in fondo, chi pensava che Frank Baum fosse un poco ‘socialista’ e guardasse ad una società diversa, non avesse ragione?
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