Le avventure di Alice cominciano nel 1862, in un “pomeriggio dorato” (golden afternoon) di luglio, quando Charles Lutwidge Dodgson, non ancora Lewis Carroll, conduce, insieme all’amico Robinson Duckworth, del Trinity College di Oxford, Lorina, Alice ed Edith, le tre figlie di Harry Liddell, rettore decano del Christ Church, a fare una gita in barca sul Tamigi. Prendono il tè, non c’era da dubitarne, e come racconterà lo stesso Dogson qualche tempo dopo “nella stessa occasione ho raccontato loro la fiaba delle avventure di Alice sotto terra…”
Lewis Carroll, adesso che è cominciata la storia di Alice lo chiameremo così, amò sempre le bambine con atteggiamenti che oggi lo farebbero certo sospettare, più che sospettare, di pedofilia. Amava fotografarle, anche nude se la famiglia lo permetteva, cercando di catturare la loro naturalità, lontano dal formalismo decorosamente ipocrita della società vittoriana. Le bambine di Carroll non erano viste o pensate come ‘signorine’ della buona società, ma il fotografo le immaginava libere per i boschi, come fatine felici, un ‘piccolo popolo’ con il quale si trovava a suo agio completo.
Alice Liddell |
Alice Liddell fu, forse, la sua preferita e, certamente, fu l’ispiratrice prima delle avventure nel paese delle meraviglie. Racconta il Reverendo Duckworth, compagno in quella gita famosa: “Io remavo a poppa e lui a prua, quando le tre signorine Liddell furono le nostre passeggere e la storia fu composta e narrata sopra la mia spalla a beneficio di Alice Liddell, che fungeva da timoniere del nostro equipaggio. Ricordo che mi voltai e dissi : «Dodgson, le stai improvvisando queste fantasticherie?» E lui rispose: «Sì, invento tutto via via». Ricordo anche come, quando riportammo le bambine al Decanato, Alice disse dandoci la buonanotte : «Oh, signor Dodgson, come vorrei che voi mi scriveste le avventure di Alice». Lui disse che ci avrebbe provato, e in seguito mi raccontò di avere passato quasi tutta la nottata a tavolino, ad affidare a un libro manoscritto quanto ricordava delle stravaganze con cui aveva ravvivato il pomeriggio. Vi aggiunse illustrazioni di suo pugno, e fece omaggio del volume, che si vedeva spesso sul tavolino del soggiorno del Decanato.”
E Alice Liddell aggiunse: “Il mio ricordo della gita è particolarmente nitido; e il giorno dopo cominciai a perseguitarlo perché mi scrivesse la storia, cosa che non avevo mai fatto prima. Fu grazie alle mie esortazioni e al mio importunarlo che, dopo aver detto che ci avrebbe pensato, finì per fare l'esitante promessa che lo costrinse a iniziare la stesura.”
Il manoscritto, versato in bella calligrafia e corredato con le illustrazioni dello stesso Carroll (“E così, per il piacere di una bambina che amavo - non ricordo nessun altro motivo - stesi il manoscritto e aggiunsi rozzi disegni di mia mano, disegni che si ribellavano contro ogni legge di Anatomia o d’Arte…”), fu donato il Natale successivo a Alice Liddell e alla sua famiglia.
Comincia qui la lunga storia del manoscritto, che rimase in possesso di Alice Liddell fino al 1928, quando fu messo all’asta da Sotheby’s. Alice's Adventures under Ground fu acquistato da un antiquario di Filadelfia, A. S. W. Rosenbach. La stessa bambina Liddell, ormai ottantenne, raggiunse gli Stati Uniti nel 1932 per celebrare, insieme al libro che era stato suo per quasi settant'anni, il centesimo anniversario della nascita dell'autore. Il manoscritto verrà in seguito, 1948, donato alla British Library del British Museuum di Londra e lì è ancora, visibile e venerato.
Nel 1863 Carroll sottopone la storia di Alice's Adventures under Ground all’editore MacMillan che decide di pubblicare il testo ampliato, di darle titolo Alice’s Adventures in Wonderland e di corredare il libro con i disegni di una gloria del Punch, Sir John Tenniel.
Mary Hilton Badcock |
La storia della fortuna di Alice ha inizio in questo momento, anche se il rapporto tra Carroll e Tenniel fu forse problematico: “Il signor Tenniel è il solo artista che abbia disegnato per me, ad essersi risolutamente rifiutato di servirsi di un modello e ad aver dichiarato di non aver più bisogno di un modello di quanto io abbia bisogno di una tavola pitagorica per risolvere un problema matematico. Io mi arrischio a pensare che abbia commesso un errore e che, per la mancanza di un modello molti dei suoi ritratti di Alice siano assolutamente sproporzionati; la testa decisamente troppo grossa e i piedi decisamente troppo piccoli.” (e comunque la critica moderna tende a individuare in una delle piccole modelle di Carroll, Mary Hilton Badcock, il prototipo dell’Alice di Tenniel.)
Ultima notazione. Il golden afternoon che dà origine alla nostra storia pare sia stato – nelle ricerche di Martin Gardner che ha compilato l’edizione ancor oggi più documentata e completa delle Avventure di Alice - "freddo e piuttosto piovoso ".
Anche questa contraddizione nonsensical può contribuire a dare sapore alla storia.
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