Long John Silver |
Ora, il testo di Denti è talmente condivisibile che non ci sarebbe bisogno di aggiungere altro e, non essendo stato chiamato direttamente in causa nessuno, si potrebbe evitare di aggiungere parola. Ma l’occasione è ghiotta, e poiché nell’ultimo anno ci siamo ‘piccati’ anche noi di ripubblicare molti classici della letteratura (non solo per ragazzi!), ci fa piacere mettere, come si direbbe in Toscana, bocca sull’argomento.
D'Artagnan |
La conclusione arriva, per Roberto, dopo un lungo argomentare che sottolinea come il tempo della lettura sia radicalmente cambiato negli anni, come i mezzi di comunicazione e di trasmissione delle conoscenze siano del tutto diversi e infinitamente più veloci che in passato, come il rapporto tra ‘racconto’ e ‘ascolto’ sia stato definitivamente modificato dai ritmi televisivi.
Alla stessa conclusione eravamo arrivati, pur con un percorso non così puntualmente definito, in un articolo che abbiamo postato qualche mese fa su questo stesso blog, dove si riportava l’esperienza, non felicissima, del consiglio di lettura ad una nostra nipote adolescente. L’Isola del Tesoro, per noi di altra generazione massimo paradigma di avventura e piacere della lettura, si era rivelato, cito, “… una via impervia, un acciottolato difficoltoso, un sentiero, per lei, da capre…” ed era stato abbandonato dopo un centinaio di pagine. Eppure, la stessa adolescente, attratta da altri, più attuali, mezzi di tramissione del racconto, si è detta immediatamente interessata quando ha visto i primi disegni che Roberto Innocenti sta preparando per lo stesso libro di Stevenson.
Il Corsaro nero |
Questo è un punto che Denti non affronta nel suo testo, e che invece a noi preme sottolineare: come cioè le componenti immaginarie entrino a far parte dell’elaborazione del racconto e lo arricchiscano, definendolo insieme e al di là della parola e rendendolo diversamente appetibile e fascinoso.
Abbiamo già riportato molte volte l’opinione di grandi illustratori (Brad Holland e Octavia Monaco in primis) che ritengono le immagini una lettura complementare del testo, diversa da quella dello scrittore e, almeno in parte, autonoma. Complementare abbiamo detto, ma non necessariamente convergente o divergente. Certi libri, insomma, sono così grondanti di suggestioni, che sembrano quasi chiedere di essere ‘immaginati’, da ognuno dei lettori e da ognuno degli illustratori che, prima di disegnare, hanno ovviamente percorso la stessa strada della suggestione per restituirla poi con la propria arte.
Ma l’illustratore, si dirà, nella quasi totalità dei casi, è un professionista che ha i ‘mezzi’ per tradurre in figure il proprio immaginario, e la sua esperienza non è totalmente generalizzabile. Vero ma, ci sorregge una citazione dai Quaderni del carcere di Antonio Gramsci, già altrove ricordata: “...una edizione illustrata dal pittore Attilio Musini (sic) esiste ma, se ben ricordo, le illustrazioni non sono ben riuscite, o almeno a me piacciono poco. Mi ero formato, da ragazzo, una mia immagine di Pinocchio e vedere poi una materializzazione che era diversa da quella della mia fantasia mi indisponeva e mi rivoltava”. L’immaginario di un artista, anche se non coincidente con il nostro, può stimolare nuove sensazioni e immagini, richiamare una nostra esperienza. L’esempio di Gramsci ci pare decisivo.
Pinocchio |
Tom Sawyer |
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