martedì 29 novembre 2011

Maestri 21. Eric Carle

Eric Carle (Syracuse, 25 giugno 1929) è famoso principalmente per il suo libro Il Piccolo Bruco Maisazio (titolo originale The Very Hungry Caterpillar) che, tradotto in 47 lingue, ha venduto ben 30 milioni di copie. Dalla sua prima pubblicazione nel 1969, Eric Carle ha illustrato più di 70 libri divenuti bestseller, molti dei quali scritti da lui stesso, e ha venduto circa 88 milioni di copie in tutto il mondo.

Eric Carle

Per quelli di noi che pensano che cinquecento copie vendute sia un apprezzabile risultato e che mille copie siano un successone da festeggiare con salti mortali e coppe di champagne (beh, almeno prosecco!), leggere la nota biografica su Eric Carle, che abbiamo copiato pari pari da Wikipedia perché non se ne perdesse l’impatto, è come un colpo al plesso solare. Toglie il fiato e per riaversi ce ne vuole. Ottantotto milioni di copie! Calcolando che il Piccolo Bruco Maisazio è lungo circa trenta centimetri, e che tutti gli altri libri di Carle, o per base o per altezza, sono suppergiù delle stesse misure, lo sviluppo lineare dei suoi libri, stesi uno accanto all’altro, misura circa trentamila chilometri. Appena un po' meno, per avere un’idea, del giro del mondo sulla linea dell’equatore.

Eric Carle, Il Piccolo Bruco Maisazio, 1969 (ed. ital. Mondadori)

La cifra è impressionante e vien subito fatto di considerare che il signor Carle, come si vede nella foto in alto, abbia tutti i motivi del mondo per sorridere sornione e soddisfatto. Ottantotto milioni di buoni motivi.

Eric Carle, copertina, 1984

Ma c’è comunque da dire che il successo commerciale non sarebbe un indicatore sufficiente per considerare Eric Carle un grande maestro, se a questo non si accompagnasse anche la straordinaria qualità della sua proposta e la persistente forza di penetrazione in tutte le fasce sociali e in ogni parte del mondo.

Il Piccolo Bruco Maisazio, per tornare al suo libro più famoso, racconta la storia semplicissima del piccolo bruco che esce dall’uovo, si aggira affamato divorando tutto quello che trova, mele, pere, fragole, prugne, ma anche torta, salame, fette d’anguria. Al povero piccolo bruco non basta mai e riuscirà a saziare la sua fame solo divorando (come dessert?) anche una bella foglia verde. A questo punto il bruco è talmente ingrassato che è giunta per lui l’ora di costruirsi un bozzolo da cui uscirà, com’è ovvio, farfalla.

La storia è semplice e immediata ma lo scarto tra l’esposizione didattica e il risultato finale (e quindi il successo internazionale) è dato dalle tecniche di realizzazione del libro che è un piccolo ma perfetto gioiello di cartotecnica, con fustellature continue che danno alla storia un ritmo tutto particolare, distendendosi alla fine nella grande doppia pagina della metamorfosi in farfalla.

Eric Carle, Il Piccolo Bruco Maisazio, 1969 (ed. ital. Mondadori)

Non solo però l’intelligenza tecnica premia il prodotto. Tutte le immagini del libro sono collages e le carte che Carle usa sono textures variamente colorate che lui stesso prepara per poi usarle nei suoi libri. Questa particolarità lo ha reso famoso e chissà quante generazioni di bambini, nel mondo, hanno preparato collages partendo da carte preparate e colorate in maniera analoga.

Eric Carle, The very quiet cricket, 1991

Squadra che vince non si tocca e l’artista è rimasto quasi sempre fedele al suo metodo di lavoro: storie naturali semplici e immediate, sapienza cartotecnica notevolissima, collages ‘personalizzati’. Con, a volte, qualche sfizio virtuosistico come il ‘sonoro’ inserito nel  Canto del piccolo grillo (The very quiet cricket, 1991), che per tutto il libro non riesce a frinire davanti a tutti gli insetti che gli rivolgono la parola, ma troverà suoni e parole quanto incontrerà la sua ‘grillina’. All’apertura di pagina corrispondente il libro frinisce davvero e rende esplicito il racconto e la sua morale.
Anche fedeltà al metodo dicevamo: al punto di aver dato alle stampe un albo, You can make a collage, che è nient’altro che un repertorio di carte colorate, di vari colori e intensità, pronte da usare, ritagliare e incollare.

Eric Carle, You can make a collage, Klutz, 1998

Negli ultimi anni Eric Carle si è dedicato assiduamente al Museo che ha aperto a Amherst, Massachusetts. Un museo dedicato al mondo dell’illustrazione e dell’infanzia. Non però soltanto un monumento alla propria straordinaria fortuna artistica.

Eric Carle Museum, Amherst, 2002
Come si capisce fin dal marchio, che vedete accanto, il Museo si apre alle esperienze più varie e importanti dell’ultimo mezzo secolo.
A comporre il logo del museo, in bande sovrapposte, ci sono infatti due disegni di Carle, naturalmente, poi un collage di Leo Lionni e un disegno di Maurice Sendak.
Vale a dire tre tra le più importanti esperienze di didattica e illustrazione dei nostri giorni.


3 commenti:

  1. Accipicchia...come facevo a non conoscerlo? Corro subito ai ripari e mi leggo il libro del bruco!!!!...così saranno 88milioni...e 1!

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  2. per saperne di più, http://topipittori.blogspot.it/2012/04/la-macchina-dei-pensieri.html

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