mercoledì 1 febbraio 2012

L'Encyclopédia Heterologica

Edizione in 300 copie numerate e firmate. Stampa con 58 colori complessivi. Alcune tavole colorate a mano.
Stampato in proprio. Edizioni Wunderkammer, Firenze.

Citazione testuale. “L'Encyclopédia Heterologica è l’Enciclopedia delle Scienze non conformi alle regole, dei concetti inesplorati e di quelli ingiustamente dimenticati, di quelli indegni d'ascolto e di quelli elaborati dai pazzi di genio. Le discipline che compongono i saperi dell'Encyclopédia Heterologica sono le seguenti:

Allodossia, che si occupa delle Scienze dell'eccezione e del negativo.
Artifiziologia, che pervade le Scienze dell'inganno e della finzione.
Estetica del brutto, che domina le Scienze del difforme e dello sgradito.
Eteroclitologia, che scruta nelle Scienze della follia e dello stravagante.
Scatologia, che fruga nelle Scienze dei rifiuti e delle visceralità.
Tanatologia, che unisce le Scienze della morte e della distruzione.
Teratologia, che indaga l'indicibile latente nelle Scienze della mostruosità e delle patologie eccedenti.
Anfibologia, che si dibatte fra le Scienze del dubbio e delle ambiguità.
Geo-Utopia, che tratteggia le Scienze della geografia concettuale e dell'utopia.
Clinoglottologia, che si preoccupa delle Scienze della linguistica immaginaria e dei linguaggi destrutturati.
Maculalogia, che si espande nelle Scienze delle macchie e delle rappresentazioni non significanti.
Paradossologia, che percorre le Scienze delle apparenti inutilità e dei progetti ideali.
Patafisica, che si interessa delle Scienze delle soluzioni immaginarie e delle scelte arbitrarie.
Sensibilia, che indaga le Scienze delle sensazioni inconsuete e dei nuovi concetti.
Stocastica, che indugia nelle Scienze delle scoperte impreviste e delle circostanze fortuite.


L’Encyclopédia Heterologica è, quindi, l'Enciclopedia degli accostamenti pericolosi e delle dissonanze impreviste, in una parola è il luogo deputato ad accogliere qualsiasi idea proveniente da una circuitazione ardita, anche se solo immaginata a livello di progetto: un'Enciclopedia delle apparenti impossibilità e delle intuizioni impercorribili.


Tutto questo immenso sapere umano, raffinato e, a tratti, misterioso, è studiato compiutamente e, immaginiamo, profondamente dall’Istituto di Anomalistica e delle Singolarità, che ha sede a Compiobbi, nel comune di Fiesole, in provincia di Firenze, e fa capo a una stanza stretta e lunga che è, al tempo stesso, laboratorio, archivio, museo, tipografia.
Il presidente è il 'professor' Berlinghiero Buonarroti.

Disegno di Berlinghiero Buonarroti, anni Sessanta.

Ca Balà, disegno di Graziano Braschi, 1966

Naturalmente tutto ciò è uno scherzo ma ci viene da aggiungere che non c’è nulla di più serio degli scherzi e Berlinghiero, non solo ‘studioso di scienze eteroclite’ ma soprattutto raffinato e 'cattivissimo' umorista del gruppo che aveva dato vita, all’inizio degli anni Settanta, ad una rivista mitica del settore, Ca Balà (con Graziano Braschi e Paolo della Bella), si offenderebbe molto pensando alla sua attività come ‘scherzo’. Allora, riposizionando la nostra valutazione, possiamo dire che le scienze studiate là si occupano di riclassificare, inventariare, posporre, secondo una combinatoria casuale e infinita, il sapere umano. Per dare un nuovo senso alle cose? Più probabilmente per togliere alle cose anche la minima parvenza di senso.

Le macchine 'discombinatorie' dell'Istituto di Anomalistica e delle Singolarità




Ecco che quindi nella parte, chiamiamola così, museale dell’Istituto si affollano le macchine improbabili che, con il meccanismo delle slot machines si occupano di ricombinare le parole in miliardi di combinazioni diverse. Provare per credere: un giro di manovella e le parole dei dischi interni delle macchine si riallineano in maniera follemente casuale. Ognuno, accompagnato dal suo destino, può formulare la propria frase, il proprio aforisma, addirittura inventare una propria, nuovissima scienza. Un gioco che rimanda a tutte le avanguardie storiche (che anch’esse potrebbero essere ricombinate in nuove soluzioni infinite).

Berlinghiero Buonarroti

Ma Berlinghiero Buonarroti non è solo questo perché al fondo resta sempre un artista, anche lui riassemblato e ricombinato tra illustrazione, umorismo, surrealismo, dada. Possiamo aggiungere molte altre definizioni, che ci sono venute in mente scartabellando nei faldoni e nei ‘quaderni neri’ che costituiscono la summa della sua vita artistica, ma queste ci sembrano bastare e cominciano già a farci girare la testa, perché ogni nuovo disegno, macchia, incisione, stampa che l’artista ci mostra impone un ripensamento e una ridefinizione, così che non appena crediamo di aver capito qualcosa ci vediamo costretti a resettare il nostro tentativo di analisi e a ricominciare da capo.

Berlinghiero Buonarroti: due tavole tratte dal volume Encyclopédia Heterologica


Che dire ancora? Che il nostro, da quarant’anni e più, non si limita a disegnare arte, ma la stampa anche in proprio (sì, avete indovinato, nella stessa stanza!) con ogni mezzo a disposizione: serigrafia, linoleografia, cromolitografia manuale, tipografia piana. Aggiungete le tecniche che vi vengono in mente e state pur certi che Berlinghiero Buonarroti le avrà provate, se ne sarà impadronito e le avrà ammucchiate nella stanza di Compiobbi (CompiHobby) in attesa che vengano buone per un’altra sperimentazione, folle e poetica.

CompiHobby, l'archivio del tempo che passa

I quaderni neri di Berlinghiero Buonarroti


2 commenti:

  1. Sarebbe davvero interessante scoprire quanti dei vecchi lettori di Cabalà rimasero allora contagiati e in che maniera hanno poi continuato a portare avanti la missione.

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  2. Mi fregio non solo di possedere uno dei 300 esemplari, ma anche la prova di stampa non numerata!

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