mercoledì 22 febbraio 2012

Il libro delle bestie

Rudyard Kipling, Il libro delle bestie (Just so stories), illustrazioni di Daniela Pellegrini
Prìncipi & Princípi, pagg. 104, euro 15,00. Dall' 8 marzo in libreria.

Il libro delle bestie, illustrazione di Daniela Pellegrini

Un luogo comune ci racconta che Rudyard Kipling fu il cantore massimo del colonialismo britannico. Nato in India, là vissuto a lungo, intriso di cultura certo non provinciale, forse non avrebbe potuto essere altrimenti. Ognuno è figlio del suo tempo e della sua storia, e Kipling lo era davvero, anche se una lettura recente della sua adesione alle ragioni del colonialismo ne accredita una visione, per così dire, caritatevole: l’Inghilterra cioè come garanzia dello sviluppo e della crescita delle nazioni e dei popoli ‘selvaggi’, necessitati ad essere guidati e aiutati nel loro percorso. Sarà pure così ma è certo che, se anche nelle sue storie traspare una continua e sincera comprensione delle ragioni degli altri, lo scrittore tende a nascondere dietro una prosa amabile, fascinosa (e a volte astuta) i nodi di sfruttamento e di oppressione, commerciale e sociale, che il colonialismo portava inevitabilmente con sé.

Comunque sia lo scrittore Kipling è straordinario e complesso, capace di fantasia e poesia; la sua prosa è complicata e allusiva, non tenta mai scorciatoie banali. Ogni sua pagina appare ancor oggi come un esempio di stile.

Il libro delle bestie, illustrazione di Daniela Pellegrini

Il libro delle bestie, illustrazione di Daniela Pellegrini

Da questo punto di vista queste Just so stories sono significativamente quasi perfette. Racconti che rimandano alla storia della creazione del mondo, ai primi miti ancestrali, e ci raccontano, quasi una vulgata delle teorie evolutive di Charles Darwin, come tutto sia in trasformazione costante, come gli animali si adeguino alle condizioni di vita e ambiente modificando e migliorando il loro aspetto e il loro comportamento. Racconti anche scintillanti per arguzia, facilmente divertenti ma intimamente complessi.

Il libro delle bestie, illustrazione di Daniela Pellegrini

Come fu che all’elefante si allungò il naso fino a diventare la proboscide che tutti conosciamo? Com’è che il leopardo ottenne le sue macchie mimetiche? Come la tartaruga e il porcospino si trasformarono in armadillo? Storie tutte che sono il racconto di un'evoluzione e di una sopravvivenza mai facile, ottenuta sempre con la fatica quotidiana.

La traduzione che presentiamo in questo Libro delle Bestie (abbiamo mantenuto il titolo che il traduttore dette al suo lavoro all’inizio del ventesimo secolo) è quella classica di Silvio Spaventa Filippi, letterato astuto e colto che fu il primo direttore del Corriere dei Piccoli. Spaventa Filippi ci è piaciuto perché non riduce mai la lingua di Kipling a un volgare gergo ‘bambinese’. Le parole sono sempre complesse, a volte raffinate, e quello che se ne ricava è il racconto di un’esperienza di scrittura scintillante.

Anche i disegni di Daniela Pellegrini corrono nella stessa direzione. Pastelli gessosi, coloratissimi e morbidi, non hanno modelli vincenti da seguire. Daniela osserva le lezioni dei maestri ma poi cerca e trova una sua strada di intervento che sposa semplicità e complessità, adesione e distacco.  

Just so stories fu illustrato alle origini dallo stesso Kipling con incisioni in nitido bianco nero, poi la teoria degli illustratori del testo si allunga fino a toccare grandi artisti storici quali Ugo Finozzi, o contemporanei quali Etienne Delessert e Simona Mulazzani.  
Daniela Pellegrini si colloca nel solco di quella tradizione dandoci una versione del  libro convincente e significativa.

Il libro delle bestie, illustrazione di Daniela Pellegrini

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