"
La famiglia, la campagna, la separatezza degli anziani, le improntitudini dei politici, le ragazze promesse agli adulti facoltosi e negate agli amori autentici, le infinite perfidie perpetrate negli interni borghesi, e soprattutto l’ansia frenetica di verità contrapposta alla ineluttabile vocazione menzognera degli adulti: Giannino è certo collocato così, da leggersi così, da intendersi così." (Antonio Faeti)
|
Illustrazione di Andrea Rauch |
Gian Burrasca nasce alla fine del XIX secolo, il 20 settembre 1897 e la data è stretta tra passato e futuro, tra ricordi risorgimentali e balli Excelsior oppure, citando sempre Antonio Faeti, tra
Guido Gozzano e
Gabriele D’Annunzio, tra rimozioni crepuscolari e esibizioni superomistiche.
|
Illustrazione di Andrea Rauch |
Giannino Stoppani vive le sue avventure in una famiglia che è prototipo e specchio della borghesia dell’epoca e lui, come
Luigi Bertelli (
Vamba) che ne trascrive e ne completa le memorie, la subisce ma non sa adeguarsi. In lui non è potente e affermata quella pulsione all’ipocrisia che spesso contraddistingue il
bon ton di facciata della borghesia. Non lo capisce. Lo rifiuta, semplicemente.
|
Illustrazione di Andrea Rauch |
|
Illustrazione di Andrea Rauch |
La ribellione di Giannino non si sa dove andrà a parare. Le sue vicende
Vamba ce le racconta fino al 1907 e, crescendo, il ragazzo avrà davanti la strada che lo porterà forse all’interventismo e alla prima guerra mondiale. Sarà anche lui un ragazzo del ’99 anche se l’anagrafe segna ’97? e dopo? diverrà avanguardista? o cosa?
|
Illustrazione di Vamba |
Il nostro
Gian Burrasca riesce a riassumere molte delle generosità e delle contraddizioni della sua classe sociale agli inizi del XX secolo e ogni strada gli rimane aperta.
“
Giannino è gozzaniano e dannunziano, scrive ancora Antonio Faeti,
ma si sono probabilmente perdute le tracce di tanti come lui, sempre divisi e sempre uniti, fino agli anni in cui prima andarono a Salò e poi nella repubblica di Montefiorino. Il Giannino “cattivo ragazzo”, oppure quello carnevalesco che, con travisamenti e balordaggini, arriverà fino alla televisione, oppure quello costantemente temuto da una pedagogia perbenista e incapace di comprenderlo, e ancora molti altri “giannini”, devono convivere perché è inevitabile che sia così. Nei libri per gli adulti si sta sempre molto attenti a scegliere il tipo di barricata dietro cui collocarsi e forse morire: occorre essere addirittura Louis-Ferdinand Céline per inventarsi una barricata monoposto, e infatti Giannino un poco assomiglia al Ferdinand adolescente e ragazzino di Morte a credito.”
|
Illustrazione di Vamba |
Vamba non scioglie il mistero e
Giannino Stoppani è lasciato bambino alle soglie di un’adolescenza che non sappiamo se sarà felice e rassicurante, o deludente e accigliata. Se subentrerà la rassegnazione al proprio inevitabile destino sociale o se, con un colpo d’ala, sarà possibile riscattare gli ideali grandi dell’infanzia e della verità contro la menzogna e il tira-a-campare. Certo che, mentre sta faticosamente crescendo, Giannino sarà portato a risentirsi contro un destino che lo ha ridotto a misurarsi con la caricatura sempiterna di se stesso, monello a tutto tondo, briccone inguaribile, e a definirsi nei tempi come prototipo universale della ‘piccola peste’. Nomèa, questa, che accompagnerà sempre il povero Giannino, insieme al suo soprannome. Anche se lui avrebbe voluto altro. Ben altro.
|
Illustrazione di Vinicio Berti |
|
Illustrazione di Vinicio Berti |
|
Illustrazione di Vamba |
Contrariamente a quanto successo all’altro libro cardine delle infanzie toscane, intendiamo dire Pinocchio, il Giornalino di Gian Burrasca è libro di pochissimi illustratori. I disegni che corredarono l’edizione di Vamba si attaccarono al personaggio come una seconda pelle da cui non riuscì a staccarsi. Nella finzione di Vamba quelli erano i disegni originali, fanciulleschi ed efficacissimi, di Giannino Stoppani e si fondevano in un unico corpo con le parole del racconto. Alla mancanza di interventi di altri illustratori giovò anche il copyright Bemporad (poi Marzocco e Giunti) che, fino al 1990, quando i diritti scaddero per il ricorrere dei settant’anni dalla morte dell’autore, non permise intrusioni. Unica eccezione lo stesso intervento dell’editore che, alla metà degli anni Cinquanta, commissionò a Vinicio Berti una nuova edizione del libro. Berti usò un’escamotage vincente: quello di disegnare la sua versione in sintonia con i primi disegni di Vamba, quasi che le sue tavole a colori fossero una specie di ‘fuori testo’ di quelli dell’autore, che continuava a veder stampate le sue figure in nero. Tanto è vero che l’edizione ancor oggi maggiormente diffusa del Giornalino è quella che vede le tavole a colori di Berti mescolate a quelle di Vamba. Anche allo scadere dei diritti non ci fu comunque ressa per disegnare Gian Burrasca. Unica versione da ricordare quella pubblicata da Nuages nel 2005, con i disegni a colori di Andrea Rauch che percorrono la stessa strada già praticata da Berti: accompagnarsi cioè ai primi disegni in bianco nero di Luigi Bertelli.
|
Illustrazione di Vinicio Berti |
Nessun commento:
Posta un commento