mercoledì 21 novembre 2012

Letteratura d'urto: 4. Logos

Quarto estratto dal convegno  Letteratura d'urto, dopo quelli di Andrea Rauch di Prìncipi & Princípi,  Fausta OrecchioOrecchio Acerbo e Giovanna Zoboli, Topipittori. Interviene Lina Vergara Huilcaman, direttore editoriale di Illustrati Logos




Cosa far leggere agli umani?
Lina Vergara Huilcaman

Quando io ero piccola, nessuno mi ha mai detto di leggere o cosa leggere.
Erano altri tempi, tempi in cui i bambini andavamo in bicicletta da soli, giocavamo nei parchi o per strada, tempi in cui non avevamo niente da fare, nemmeno i compiti, perché esistevano i bambini a cui piaceva studiare e quelli a cui invece piaceva andare a spasso.
Avevamo un sacco di tempo libero a disposizione, senza troppi corsi da fare, pochi praticavano sport a livello agonistico, pochi erano in grado o avevano la possibilità di suonare un qualche strumento musicale… eravamo liberi di essere bambini.
E non esistevano i video giochi, alla televisione c’erano pochi cartoni animati e quindi non ci restava che giocare ovunque e comunque con tutto.
E nelle lunghe ore di ozio, in quelle giornate che sembravano non finire mai, mentre tutti erano occupati a fare qualcosa, a qualcuno di noi capitava di ascoltare le storie dei nonni, la radio o di sfogliare dei libri che trovava in giro per casa.

Ana Juan, PromesseLogos

A casa mia c’era uno scaffale di libri della famiglia, dove ognuno di noi poteva andare e leggere quello che gli pareva, me inclusa. Mi hanno insegnato prestissimo a non romperli, ma nessuno ha mai controllato cosa leggessi. Ogni tanto ne compravano qualcuno anche a me, ma senza altro criterio che il desiderio di condividere i loro amori senza badare molto a se avessi o meno l’età per leggerli. Erano semplicemente libri che i miei genitori credevano che dovessi avere e che prima o poi avrei potuto leggere, anche se il poi poteva essere un molto poi.


Perché i libri, almeno nella casa in cui sono cresciuta, non hanno mai avuto una data di consumo.
Se devo pensare a quale sia stato il mio libro preferito, oltre ad Asterix il cui primo volume mi fu regalato quando avevo due anni, credo che in assoluto il più da me sfogliato sia stato l’enciclopedia medica di mia zia che in un qualche momento della sua vita aveva deciso di studiare medicina. Passavo pomeriggi interi a sfogliarla solleticando la nausea con tutte quelle foto sulle deformità, malformazioni e degenerazioni virulente… e da lì, ma anche da altri episodi, mi è rimasto il gusto per l’orrido o estremamente reale come lo chiamo io.
Tutto questo solo per dire che quando di stimolo o incentivo alla lettura si parla, credo che sia necessario soprattutto sapere chi si ha davanti.




Beatriz Martin Vidal, Little Red, Logos

Un bambino dovrebbe essere considerato un essere pensante capace di decidere cosa gli piace, un individuo con gusti già ben definiti seppur possano cambiare nel tempo, e non certo un animaletto da plasmare secondo parametri strambi.
Anche se possiamo generalizzare in tutti gli ambiti e in tutte le categorie, credo che alla base dell’intrattenimento, che è il grande valore della lettura, oltre alla fame di sapere che non tutti possediamo, ci sia il rispetto dell’individualità di ognuno, anche se stiamo parlando di giovani.

Come mamma ho dovuto mille volte adeguarmi al fatto che i miei figli vogliano leggere libri che io non avrei mai acquistato, o dovuto far fronte a liste di letture consigliate per l’estate dall’insegnante di lettere che non tenevano assolutamente conto del livello intellettuale di mia figlia né tantomeno dei suoi gusti. Le letture consigliate sono liste noiose di tutto ciò che ognuno di noi dovrebbe aver letto per essere considerato una persona con un certo grado di istruzione, ma non esiste a mio avviso una lista predefinita di cose che dobbiamo “leggere” per “essere”.



Emmanuelle Houdart, Il guardaroba, Logos

La lettura come forma di intrattenimento e di acculturazione dovrebbe essere libera, perché non credo si possa predefinire o circoscrivere qualcosa come la cultura.
Siamo diventati un popolo standard, senza personalità. Tutti i programmi, le statistiche, la moda, tutto ciò che ci circonda è basato su un ideale di persona che non credo esista se non sulle copertine delle riviste, e sulla base di questo ologramma/persona che è sempre serena, mite, che non causa mai conflitti e che adempie a pieno con tutti i suoi doveri socio-politici basiamo tutte le nostre scelte, anche quelle editoriali.
Ma siamo individui, ognuno con la propria storia personale e la propria singolarità, e siamo talmente troppi che è facile che ciò che piace a me possa piacere anche ad altri, non tutto forse, ma esiste sicuramente uno o più punti di incontro. Nella tolleranza, nel rispetto dell’individualità degli altri.

Ora la domanda è: cosa scegliere da far leggere ai bambini o agli umani in generale?
Dico umani in generale perché nel mio caso, come editore, i libri non hanno età ma gusti.
Logos non fa libri per bambini, non fa libri nemmeno per adulti, solo libri illustrati. Ogni tanto mettiamo un’etichetta per maggiori di 14 anni, ma solo per evitare grane ai librai che potrebbero vendere un libro un po’ forte a una di quelle mamme in missione pedagogica che acquistano i libri senza guardarne bene il contenuto, cosa che va benissimo se dopo non ci si scandalizza.
L’unico criterio di selezione è quel gusto che resta in bocca dopo aver letto, sia esso triste o truce, o buffo o divertente, con una particolare attenzione alle illustrazioni perché ci piacciono, e alla carta, perché siamo tattili quando il budget lo permette.



Roger Olmos, Storia di un bambino buono/ Storia di un bambino cattivo, Testo di Mark Twain, Logos

Illustrati nasce dall’idea che la prima vera lettura del mondo si fa attraverso le immagini, anche se si è già cresciuti.
Quando siamo piccoli e non abbiamo ancora imparato a leggere, quando ancora non veniamo messi in discussione, apriamo gli occhi verso tutto ciò che ci appare.
Occhi grandi come case che cercano di assorbire, decifrare e capire tutto ciò che accade e sono solo immagini. Verranno poi le lettere, i numeri, le note musicali… ma prima di tutto le immagini. Ed è attraverso le immagini che credo si possa stabilire un primo avvicinamento con la lettura, sia che si tratti di bambini che ancora devono imparare a leggere, o che si tratti invece di adulti che non hanno mai amato leggere.

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