Mimmo Paladino, La Croce di Piazza Santa Croce, a cura di Pino Brugellis e Sergio Risaliti, nel quadro di Florens 2012, Firenze 3-11 novembre 2012.
La Croce di Mimmo Paladino andrebbe vista dall'alto per poterne abbracciare la complessa semplicità del disegno e la forza del simbolo. Da terra i punti di vista si frantumano. Non si riesce a prendere con lo sguardo il disegno complessivo e ci si deve limitare alla ricerca dei punti di vista particolari, degli scorci narrativi, delle emozioni frantumate. Si perderà dunque la simbologia della Croce, ma si ritroveranno le molte altre simbologie che quella croce formano; simboli vicini alla terra, che profumano di terra e di pietra, di cultura arcaica e contadina.
Quella della croce apotropaica di Mimmo Paladino è una simbologia misterica e materiale come una zolla del sud. Si riveste di tutti gli archetipi che il grande artista ha scavato dentro di sé, e a questi si avvolge come in un bozzolo familiare e consueto.
La Croce di Mimmo Paladino è questo, e molto di più. È simbolo cristiano e pagano quindi, sussurrato e gridato, intimista e collettivo. La memoria dell'artista, le continue assonanze, i rimandi che ci sembrano naturalmente inevitabili, raccontano tante storie che vanno a fondersi nell'unica grande storia che di tutte quelle storie particolari è la somma e la sintesi.
Seduta sul masso una donna prende un po' del raro sole di questo novembre. Poco lontano un bambino si arrampica, un altro sta in posa tra l'anello e la chiesa. La Croce si offre anche a questo: ad un uso domestico e personale, disinvolto o giocoso. Nella grandezza un po' arcigna di Santa Croce, con il monumento a Dante che ci guarda severo, l'installazione simbolo-giocattolo di Paladino si riappropria di un spazio scontroso e ne consente anche a noi un uso diverso, meno paludato e austero.
Noi avevamo altra volta sperato in una colletta che facesse restare in città un'opera dell'artista campano, destinata anch'essa ad un'apparizione effimera. Non riusciamo a sperare, adesso, che la piazza resti occupata per sempre, ma una settimana è poco, troppo poco. Anche il digerire e godere della simbologia ha i suoi tempi, che devono essere valutati e rispettati.
ecco, svegliarsi con il sole in una fredda mattina di Novembre e con le immagini e le parole, altrettanto dense di rimandi, su questa croce, tutto questo mi scalda e mi rende fiducioso sulle ore che hanno da venire e le tante cose da fare. Così mi appoggio al simbolo di una cristianità popolare, di base e a tutti i segni che l'uomo ha apposto sul mondo per significarlo e per dare un senso all'inconoscibile. E allora, sentendo i legami che dalle nostre madri, padri, vanno diretti agli avi nomadi e raccoglitori ci si sente meno soli. E mi preparo a raccogliere, ricombinare e ricomporre, dal grande serbatoio dell'immaginario umano, tenendo come faro, tra gli altri, l'esempio del grande Paladino. E grazie per il post, davvero un peccato che la croce non resti in piazza ancora a lungo.
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