giovedì 15 novembre 2012

Letteratura d'urto: 3. Topipittori

Terzo intervento dal convegno  Letteratura d'urto, dopo quello di Andrea Rauch di Prìncipi & Princípi e Fausta Orecchio, Orecchio Acerbo. Interviene Giovanna Zoboli, direttore editoriale della casa editrice Topipittori. Il testo è già stato pubblicato sul blog di Topipittori.


Ascoltare, guardare, pensare: 
il tempo a tre dimensioni della lettura 
Giovanna Zoboli

Più volte, negli ultimi anni, mi è capitato di leggere o ascoltare discorsi in cui letteratura e intrattenimento sono fatti coincidere. A volte esplicitamente fatti corrispondere: a un convegno di letteratura per ragazzi, una voce nota di Radio 3 Rai (canale di cui, peraltro, ammiro incondizionatamente il lavoro), ipotizzava che l'unica salvezza per la letteratura sia quella di confluire nell'ampio fiume dell'intrattenimento.

Nel 2004, quando è nata Topipittori, Paolo Canton e io abbiamo cominciato a fare libri con l'idea che dei libri è andata formandosi in noi nel tempo, fin da bambini. Cioè quella che i libri sono un riferimento imprescindibile nella vita delle persone. Un eccezionale strumento di scoperta, di arricchimento costante e di personale miglioramento. Un canale sempre aperto di dialogo con se stessi e con gli altri. Una educazione silenziosa e meravigliosa al pensiero, allo sguardo e all'attenzione. In poche parole: una chiave insostituibile di accesso al mondo.


Se intrattenimento significa essere “trattenuti in” da qualcosa (pratica che prescrive un intrattenitore, attivo, e un intrattenuto, passivo...) ecco: allora il significato del libro per noi va esattamente in senso opposto. Il libro per noi è qualcosa che costringe, quando ne facciamo realmente esperienza, non a trattenerci dove siamo, ma a muoverci verso, a uscire dal luogo delle nostre conoscenze e certezze, per imboccare strade nuove. E il senso del libro, il suo movimento dal noto all'ignoto, nasce dalla stretta collaborazione fra chi lo fa e chi lo legge: è un confronto costante, dove ci sono due protagonisti entrambi attivissimi.


I nostri libri nascono da questa idea. Gran parte dei nostri libri sono illustrati: l'idea di lavorare con le immagini, oltre che con la parola, fin dall'inizio ci ha dischiuso un campo ricchissimo di possibilità. Perché al pari della parola le immagini ci sono sembrate strumenti eccezionali, efficaci e potenti di senso, narrazione, formazione e strutturazione del pensiero. Concetto, questo, che non sempre è facile comunicare poiché all'immagine, nel nostro tempo e nella nostra cultura, si tende ad associare un significato deteriore. Un pregiudizio duro a morire, che finisce poi per avvallare un uso squalificante dell'immagine nel libro per ragazzi, creando un circolo vizioso.



Per questo, da che siamo nati, abbiamo capito che per sostenere questa idea di libro e in particolare di libro illustrato, è necessario rivolgere tempo ed energie alla formazione di quegli adulti che coi libri per bambini hanno a che fare. Lo abbiamo fatto attraverso corsi, penso al primo, quello tenuto dal 2005 a Bologna, all'Accademia Drosselmeier, sulla parola e l'immagine nel picture book (ma anche a numerosi altri), agli interventi critici su riviste e pubblicazioni, al Catalogone, che editiamo dal 2007, pubblicazione dedicata all'analisi dei libri illustrati, diffusa gratuitamente e destinata in particolare a bibliotecari, insegnanti, genitori, librai educatori (che oggi condividiamo con altri editori; per visualizzare i catalogoni vai sul sito alla pagina: http://www.topipittori.it/it/catalogoni ) e in ultimo, penso al blog (http://topipittori.blogspot.it/ ), aggiornato quotidianamente, e on line dal 2010, che tratta, toccandolo nei modi più diversi, il tema della cultura rivolta ai bambini e ai ragazzi, e che ha i bambini e i ragazzi come protagonisti.


Per quel che riguarda il fare libri, siccome nessuno “nasce imparato” e non esistono scuole per diventare editori. Col tempo pensiamo di aver migliorato le nostre competenze: abbiamo appreso dagli errori, dalla pratica, dallo studio. Oggi ci sembra che i nostri libri siano abbastanza soddisfacenti anche se, ovviamente, quello che ci piacerebbe è fare libri straordinari. E non per puro narcisismo. Ma perché la lettura non dovrebbe mai essere un'esperienza ordinaria. Ogni vera esperienza, per essere davvero tale, per un adulto o per un bambino, deve essere attiva. Il libro non fa differenza. Per questo è necessario che un libro sia straordinario, esattamente come straordinario è l'albero su cui un bambino si arrampica, l'amico con cui gioca, il gioco nuovo per cui costruisce nuove regole, il colore con cui disegna, lo scoglio da cui si tuffa. Tutte attività ben lungi dal poter essere ridotte a intrattenimento, ma veri e propri momenti che danno senso, verità e intensità alla vita.


Se il libro non ha questa forza, difficilmente potrà competere con la potenza che hanno le altre esperienze del bambini. Ed è per questo che bisognerebbe proporsi di dare ai bambini, e di fare per  i bambini, libri straordinari, che poi altro non vuol dire che libri capaci di assorbire, incantare,
sorprendere, coinvolgere, spiazzare, pensare, facendo dell'esperienza del libro un processo da cui si esce trasformati, come trasformati si esce dal gioco. E facendo della lettura uno spazio tridimensionale: reso tridimensionale dalla complessità, dal piacere dell'atto che la lettura comporta: ascoltare, guardare, pensare. Uno spazio, come il gioco, ideale per scoprire.



Anche gli ultimi titoli del nostro catalogo, appena usciti in questo autunno 2012, sono realizzati pensando proprio a soddisfare il bisogno di complessità e di scoperta dei bambini e dei ragazzi.

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