sabato 25 maggio 2013

Scarpette rosse

Da adolescenti, quando, per le feste consacrate, ci spingevamo all’interno della chiesa parrocchiale, lo facevamo, ahimè sì, confessiamolo, quasi esclusivamente per tener d’occhio le ragazzine in fiore che si facevano vive per la messa; ci sedevamo dietro di loro, biascicavamo, o facevamo finta, qualche giaculatoria in un bel latinorum, se riuscivamo tiravamo loro, per farle indispettire, qualche capello fuori posto e qualche pelo di lana dei loro golfini domenicali. Ci distraevamo, in poche parole.



Anche la bambina Karen, come ci racconta il trucibondo Hans Christian Andersen, si distraeva parecchio durante le funzioni religiose, con il pensiero fisso alle sue amate, meravigliose, scarpette rosse da ballo. Il vendicativo angelo del Signore, indispettito certo da quell’irriguardoso comportamento della bambina la punisce mica male, costringendo le scarpette a ballare senza sosta, via e via, senza fermarsi mai. Alla bambina Karen non resta che farsi tagliare i piedi (sic) da un boia misericordioso, ma le scarpette, con dentro i piedini, pensiamo ingrommati di sangue, continuano a ballare da sole, via e via, senza mai riprender fiato.

Una favola agghiacciante che non ci piacerebbe leggere ad un bambino e che non ci piacerebbe che un bambino leggesse. Anzi, confessiamolo pure: quell’Andersen lì ci sta abbastanza antipatico e l’abbiamo sempre trovato parecchio indigesto.



Chissà se Lucia Baldini e Anna Dimaggio hanno ricordato quella fiaba progettando la loro performance itinerante Scarpe senza donne: una grande raccolta di scarpe usate, dipinte di rosso, esposte nelle piazze, adottate dalle associazioni locali, i “custodi”, che ricordano, con un numero simbolico, il 118, il numero delle donne uccise in Italia ogni anno (ma anche il numero del pronto intervento da chiamare in caso di aggressione).





Scarpe senza donne, rosse di sangue, scarpe e donne senza identità quasi, spesso dimenticate. Una performance allegra e colorata, come spesso le donne sanno mettere in piedi, ma anche, e soprattutto, seria e compunta, amara, con il suo retroterra di tragica e inquietante indifferenza.

Le foto che presentiamo sono state scattate nella piazza centrale di San Giovanni Valdarno nel pomeriggio di venerdi 24 maggio. Un pomeriggio ventoso, con il sole che stentava a farsi largo tra le nuvole di questa bizzarra primavera. L’installazione sarà di nuovo allestita nella stessa città il 22 giugno, in occasione della “notte bianca”. A quella serata diamo appuntamento. Sarà un altro momento di riflessione; e forse, per quell’occasione, la piccola Karen avrà rallentato, almeno un pochino, la sua crudele, folle danza.



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