domenica 12 maggio 2013

Maestri. 41. Siné


Con ogni probabilità a Siné verrà la pelle d'oca e violente crisi di rigetto a sentirsi chiamare Maestro.
Nessuno infatti come lui, nei campi della grafica e della satira politica, è stato più lontano dalle celebrazioni e dalle autocelebrazioni, bastian contrario sempre, anarcoide incallito, don chisciotte contro ogni mulino a vento, sempre dalla parte di chi le prevaricazioni le subisce, incapace di fare sconti a chicchessia, siano essi nemici dichiarati o pretesi 'compagni di strada'.


D'altronde questo ormai anziano Maestro (a costo di irritarlo continueremo a chiamarlo così), fin dalle prime folgoranti vignette degli anni '50 e risalendo per le esperienze di Siné massacre e poi de L'enragé e di Siné Hebdo, ha mostrato sempre un'indipendenza e una libertà di giudizio e di critica che lo hanno portato ad essere, volta per volta, avversato e odiato da preti, gollisti, militari, giudici, poliziotti, burocrati del PCF e dei sindacati, ebrei sionisti, arabi integralisti. 



Nessuno sconto dicevamo, nemmeno quelli che la satira politica tollera e quasi postula. È infatti consuetudice che alcuni argomenti siano considerati tabù anche per la penna più arrabbiata: i difetti e gli handicap fisici, ad esempio, oppure le invettive pesantemente personali. Siné ha scavalcato per tutta la vita, infischiandose allegramente e disinvoltamente, tutti questi tabù. 



Esemplari, a questo proposito le vignette con lo storpio che chiede un passaggio al cieco per andare, dove? ma a Lourdes, naturalmente, oppure la copertina del numero 2 de l'Enragé, la fanzine che Siné e Wolinski pubblicarono per pochi mesi in appoggio alla rivolta studentesca del maggio '68 e che veniva diffusa dagli studenti della Sorbonne nelle vie del Quartiere Latino. Bersaglio principale della satira di quell'arrabbiato foglietto fu il Generale De Gaulle e la copertina famosa di quel numero uscì listata a lutto con l'invettiva forse più 'politicamente scorretta' della storia della grafica: Crepa Generale!





Una vita contro, quella di Siné, ma anche una vita a favore. Come una dimostrazione a contraris ogni contro chiede anche un pro e se ci si scaglia contro il bigottismo e l'integralismo religioso ci si situa necessariamente dalla parte della tolleranza e della ragione; se si condanna il fascismo e il nazismo non si può non stare dalla parte di chi la barbarie nazista dovette subirla, gli ebrei in primis, pronti però anche ad attaccare il sionismo quando questo diventa a sua volta, e a dire di Siné, giustificazione per l'oppressione ai danni di altri, i palestinesi in questo caso.
L'elenco è lungo e sempre in via di aggiornamento, perché non ferma questo barricadero della grafica né la voglia di quieto vivere né l'avanzare dell'età.


L'ultima polemica che lo ha visto protagonista, pochi anni fa, nel 2008,  è stata causa del suo allontanamento dalla rivista satirica Charlie Hebdo. Siné aveva infatti ironizzato violentemente sul figlio di Sarkozy, allora presidente della Repubblica francese, che si era convertito all'ebraismo, accusandolo di malafede e opportunismo.

La polemica, che potete leggere più estesamente qui, portò il Maestro, alla bella età di 80 anni, a fondare una sua nuova rivistina, Siné Hebdo, ma scatenò anche un dibattito tra gli intellettuali francesi che, nei disegni dell'artista, videro agitarsi (almeno secondo alcuni, tra cui Bernard Henri Levy o Jean Daniel) lo spettro dell'antisemitismo e del razzismo.
Siné, ovviamente, respinse con sdegno queste accuse e noi non possiamo che stare con lui. impagabile guerrigliero dell'immagine, ilare fustigatore di ogni piccineria umana, a testa sempre bassa contro il potere e l'arroganza. Irritante provocatore sempre ma, in fondo, ultimo umanista con la matita.


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