sabato 19 gennaio 2013

Un libro in tre minuti?


Un Libro in tre minuti è un’iniziativa di Rai scuola che, nei programmi, si offre di condensare in tre minuti di cartone animato, appunto, grandi libri della letteratura universale. Quale scopo? Dichiarato quello di avvicinare i ragazzi alla lettura e quindi i titoli scelti sono borderline, a cavallo di quella che si definisce ‘letteratura per ragazzi’, con qualche sconfinamento (ad esempio La figlia del Capitano di Puskin) verso una proposta decisamente ‘adulta’.
I titoli della serie sono quelli che vengono subito in mente (da Verne a Salgari, dai Tre Moschettieri a Oliver Twist eccetera eccetera). Che dire di quest’iniziativa?


Possiamo subito tralasciare la prima impressione, molto sgradevole, di modesto bignamino, di riassunto approssimato e scarsamente appetitoso che i filmati in questione offrono come prima interfaccia. Le storie, disegnate con una mano sinistra che occhieggia certo ad una risicatezza di budget, non possono certo competere con tutta l’offerta di grafica animata (in due o tre d) che i canali televisivi riversano quotidianamente nelle nostre case. L’abisso di tecnologia e di fascino grafico tra un corto della Pixar e questi libri animati non può certo sfuggire a nessuno, anche se si continua a considerare, in questa proposta, il bambino come un piccolo deficiente che se le può bere tutte. Ma il bambino, ed è questo il punto che ci interessa, non è disposto a bersele tutte e, in quello che guarda, ricerca una sua esperienza, un modo di elaborare e comprendere la realtà che lo circonda. Il banalizzare in tre minuti la storia di un tale che fa naufragio su un’isola deserta, incontra i cannibali e ne addomestica uno (sic!) ci sembra un modo incongruo di affrontare la complessità della lettura di Robinson Crusoe (che merita ben altro approccio), offrendo una scappatoia che somiglia molto alla vecchia boutade delle visite dei turisti giapponesi (“Oggi ho visto l’Italia, domani vedo la Francia…"). Viene difficile pensare che con questa presentazione qualcuno possa accostarsi al libro e affrontarne le cinquecento e rotte pagine.



Avvicinarsi alla grande letteratura dovrebbe quindi essere un percorso attento e misurato verso la complessità (della storia, degli ambienti, degli stati d’animo, della letteratura stessa…), e questa complessità il bambino cerca di metterla a confronto con la propria situazione. Quando leggiamo un libro e ci ‘immedesimiamo’ nelle pieghe della vicenda proprio questo intendiamo; raffrontare, nel bene o nel male, quello che leggiamo con quello che siamo, e attivare un percorso di crescita e/o di formazione. Non significa certo ridurre la storia in pillole indigeribili e decontestualizzate, in storielle tagliate con l’accetta, e da queste sperare che derivi l’attivarsi di un progetto sensato di iniziazione alla lettura.



In altre epoche all’esigenza dell’avvicinare i bambini e i ragazzi al consumo dei libri avevano provveduto collane benemerite, come la Scala d’oro, che modulavano l’offerta secondo fasce d’età e adattavano i testi di grandi scrittori in modo graduale e accorto, senza scadere mai nella banalizzazione più sciatta.

Oggi siamo ai Libri in tre minuti (“Ora leggo I viaggi di Gulliver, nel pomeriggio Moby Dick…"). Avvicinarsi alla lettura? Mah…

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