lunedì 7 gennaio 2013

La stagione delle puzze


"Al tempo di cui parliamo, nella città regnava un puzzo a stento immaginabile per noi moderni. Le strade puzzavano di letame, i cortili interni di orina, le trombe delle scale di legno marcio e di sterco di ratti, le cucine di cavolo andato a male e di grasso di montone, le stanze non aerate puzzavano di polvere stantia, le camere da letto di lenzuola bisunte, dell'umido dei piumini e dell'odore pungente e dolciastro di vasi da notte. Dai camini veniva puzzo di zolfo, dalle concerie veniva il puzzo di solventi, dai macelli puzzo di sangue rappreso. La gente puzzava di sudore e di vestiti non lavati, dalle bocche veniva un puzzo di denti guasti, dagli stomaci un puzzo di cipolla e dai corpi, quando non erano più tanto giovani, veniva un puzzo di formaggio vecchio e latte acido e malattie tumorali. Puzzavano i fiumi, puzzavano le piazze, puzzavano 1e chiese, c'era puzzo sotto i ponti e nei palazzi. Il contadino puzzava come il prete, l'apprendista come la moglie del maestro, puzzava tutta la nobiltà, perfino il re puzzava, puzzava come un animale feroce, e la regina come una vecchia capra, sia d'estate sia d'inverno. Infatti nei diciottesimo secolo non era stato ancora posto alcun limite all'azione disgregante dei batteri i e così non v’era attività umana, sia costruttiva sia distruttiva, o manifestazione di vita in ascesa o in declino, che non fosse accompagnata dal puzzo." (Patrick Suskind, Il profumo)

Alessandro Gigli, La stagione delle puzze, illustrazione di Andrea Rauch


Sgradevole, vero? E allora, di citazione in citazione, forse è meglio rifugiarsi altrove, in una laudatio del naso: “Il naso è tutto: dal naso inspiri l’aria, l’ossigeno; su pel naso gusti odori e profumi, al punto che spesso si può desiderare d’essere tutto naso, per dirla con Caio Valerio  Catullo: “Quando lo odorerai, pregherai gli dei di farti tutto naso.” (Enrico Baj)

Alessandro GigliLa stagione delle puzze, illustrazione di Andrea Rauch


Ma anche Giacomo Casanova, certo meno lirico ma più pratico di Catullo, riconosce all'olfatto il primato: "... anche nelle donne ho sempre trovato che quella che amavo aveva un buon odore, e più la sua traspirazione era forte più mi sembrava soave."


Alessandro GigliLa stagione delle puzze, illustrazione di Andrea Rauch


Alessandro Gigli sposa decisamente l'odore dal suo lato meno 'affascinante' (almeno per noi moderni), la puzza, ma viene il sospetto che la sua fabulazione (da non scordare mai che Alessandro è, sopratutto un uomo di teatro!), sia diretta sopratutto ai bambini che ghigneranno certo a sentir raccontare e 'giustificare' tutto quello che le mamme e i papà educati, come direbbe Antonio Faeti, al bon ton dei pannolini troppo asciutti, non verrebbero mai a dire. Ma quello che fa ridere i bambini, diceva Alfred Jarry, "... fa paura ai grandi", e quindi, in questa Stagione delle puzze, (apologo? favola? racconto filosofico?), ci si immerge con ilare voluttà in quell'universo fatto di 'rimossi' e di 'non detto' che annovera le cacche e le puzzette, gli odori delle ascelle e il puzzo di piedi, elementi raccontati, tutti questi, con quella naturale mancanza di ipocrisia e quella gioia infantile di chi sa di compiere una 'rottura', ancorché minima, delle convinzioni consolidate. Magari, come ipotizza Alessandro per la sua lettura teatrale, con una molletta al naso.



Alessandro Gigli, La stagione delle puzze, illustrazioni di Andrea Rauch, Prìncipi & Princìpi, euro 14,00 (in libreria dal 7 dicembre).

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