martedì 14 giugno 2011

L'universo creativo di Serena Intilia

La Tribù dei lettori si è appena chiusa a Roma. Incontri, presentazioni, dibattiti sotto le tende nelle piazze romane. Nicoletta Basile di http://www.scuolaw.it/ ha intervistato Serena Intilia che, nell'occasione,  aveva appena tenuto due workshop alle librerie Scuola e culturaIl Ghirigoro. Ci fa piacere riportare integralmente l'intervista con la nostra giovane autrice.

Illustrazione in Italia e in Europa

Sotto la tenda della tribù dei lettori puoi fare incontri davvero piacevoli e interessanti: uno di questi è con Serena Intilia. L'artista presenta il suo ultimo lavoro: le immagini del libro In viaggio, scritto da Antonio Ferrara e pubblicato da Prìncipi & Princípi. L'illustratrice è impegnata a diffondere la creatività nelle scuole e da anni svolge laboratori creativi e corsi d’illustrazione. Per conoscerla meglio vi invitiamo a visitare il suo blog: www.serenaintilia.blogspot.com.


Qual è a tuo parere lo stato di salute del libro per ragazzi in Italia?

La  situazione in Italia non è molto piacevole. Per quanto mi riguarda, sono un’autrice che gli editori considerano ‘coraggiosa’, che fa un tipo di disegno ardito quindi poco vendibile e difendibile dal punto di vista dell’editore. In Italia l’editore preferisce andare sul sicuro, tranne alcuni esempi di editoria coraggiosa, Orecchio Acerbo o Topi Pittori che hanno le spalle coperte e che possono permettersi di investire su un tipo di disegno diverso da quello che si vede abitualmente. Gli editori ancora preferiscono promuovere gli autori super affermati che gli garantiscono sicurezza nelle vendite, e per noi è un po’ complicato. Le vendite di libri in Italia sono basse, le librerie ordinano pochi libri diversi. Si punta sul commerciale, sul più venduto.

Quanto conta la distribuzione e come funziona?

La distribuzione è un serio problema. Il distributore è colui che prende il libro e lo porta fisicamente nelle librerie. Se questo non succede, il libro non avrà mai la visibilità. La mia strada è creare momenti di promozione alla lettura e di laboratorio d’arte. In questi momenti ho la possibilità di farmi conoscere.


È un peccato, perché questi libri ‘diversi’ vengono accolti in modo molto positivo…

Se ne deve parlare, dando la possibilità al bambino di conoscere cose nuove e diverse. Gli insegnanti di solito sono tradizionali e si attengono ai loro programmi, difficile che escano dagli schemi. La distribuzione, l’informazione devono far passare le novità, altrimenti rimaniamo ai soliti personaggi, ai soliti libri.

La situazione è analoga negli altri Paesi?

La Francia vanta dei festival come quello di Montreuil, spettacolare, niente a che vedere con la Fiera di Bologna in Italia. Più un libro è venduto, più sono motivati a investire nel nuovo, come la casa editrice Autrement.

L’illustrazione è didattica sia per i più giovani che per gli adulti. Come è vista in Italia?

Oggi in Italia siamo ancora lontani dal considerare l’illustrazione un’arte. Ci sono poche realtà organizzate per i bambini e finalizzate a promuovere la creatività, forse chi prova a proporre a Roma è il Palazzo delle Esposizioni, poco altro. In Francia pensiamo al Centre Pompidou: esistono libri fatti di immagini, libri straordinari che procedono per allegorie. Esiste una collana L’imagiere, edizioni Thierry Mugler,  libri che hanno un senso per chi li compone; editore, scrittore e illustratore che decidono insieme come associare le immagini. Ad esempio, dal biberon al bicchiere, dalla mucca alla mammella della mucca per passare al prato e dal prato per sensazione si passa alla barba del papà che va al cactus, perché è ruvida. Libri che sono di supporto nelle scuole per insegnare educazione all’immagine. Secondo me sono meravigliosi. Io propongo questo tipo di attività e vengo vista come un personaggio curioso, ma sono contenta di farlo perché poi il mio lavoro viene apprezzato.


Oggi illustrazione e fumetto sono considerate due dimensioni non comunicanti?

Oggi ci sono autori in grado di passare dal fumetto al graphic novel, dipende dalla formazione. C’è chi sa passare da un linguaggio ad un altro, ma in generale siamo due mondi differenti.

Quali sono i centri di formazione in Italia?

Io ho frequentato il Liceo Artistico e all’Università ho studiato Storia dell’Arte. Sono autodidatta, per conto mio ha frequentato corsi di aggiornamento con tanti illustratori che mi piacevano, per approfondirne le tecniche. Adesso ci sono più scuole.

Nicoletta Basile

1 commento:

  1. Grazie per questa nuova conoscenza...vado a vedere il sito...sono proprio curiosa!

    RispondiElimina