mercoledì 18 maggio 2011

Che treno prese Sherlock Holmes?

Disegno di Sidney Paget da Strand Magazine

Le tavole di Ale+Ale esposte in biblioteca
Festa alla Biblioteca Ernesto Ragionieri di Sesto Fiorentino in occasione del Maggio di libri, per la presentazione dello Studio in rosso, disegnato da Ale+Ale, primo volume che Prìncipi & Princípi intende dedicare alle avventure di Sherlock Holmes.
Nell'occasione è stato anche 'riposizionato' all'interno della Biblioteca, un busto bronzeo di Holmes, corredato dall'immancabile pipa.
L'iniziativa è stata curata dall'associazione di appassionati Uno studio in Holmes attivissima nella ricerca di tutte le memorabilia che riguardano il personaggio di Sir Arthur Conan Doyle.


 Il treno di Holmes

Ma perché, ci si chiederà, questa passione per Sherlock Holmes a Sesto Fiorentino? La risposta è nella scheda che accompagna il busto e che riportiamo integralmente.

Sidney Paget: la lotta tra Holmes e Moriarty
"Ne "L'avventura della casa vuota" si legge che Holmes, sopravvissuto ad un agguato a Meiringen in Svizzera il 5 maggio 1891, vagò tutta la notte sulle montagne, "e una settimana dopo mi ritrovai a Firenze" in incognito. Le strade erano interrotte a causa di alluvioni al nord e l'unico modo che aveva per arrivare in soli 7 giorni era il treno. Lunghe ricerche hanno dimostrato che i treni provenienti da Torino e Milano (treno "Lampo") arrivavano a Santa Maria Novella alle "4.38 di sera, 1.26 di notte e 5.55 del mattino". Considerando che in quei giorni la polizia aveva avviato una vera caccia all'uomo in cerca di socialisti ed anarchici, sarebbe stato assai pericoloso per Holmes, in incognito, presentarsi di notte con i documenti falsi. Si desume perciò che arrivò nel pomeriggio. Ma anche quella soluzione era pericolosa perché Firenze era piena di inglesi e a quell'ora il centro era affollato di gente: avrebbe potuto essere riconosciuto. L'unica fermata che quel treno faceva tra Pistoia e Firenze era a Sesto Fiorentino, alle 16.28, e nella teoria si sostiene che egli sia sceso proprio a questa stazione. Holmes cercava il "collegamento" in grado di rifornirlo di denaro, documenti ed appoggio. Studiosi e appassionati sostengono si trattasse di Paolo Lorenzini, fratello di Carlo Collodi, direttore della Ginori, che si recava spesso a Londra e i cui interessi coincidevano con quelli della politica inglese dell'epoca. Holmes soggiornò quindi per qualche tempo in questa stessa villa, fìngendosi uno dei tecnici stranieri assunti da Lorenzini, probabilmente prestando qualche consiglio in quanto era anche un ottimo chimico."

Sidney Paget: Sherlock Holmes e il professor Moriarty


Disegno di Sidney Paget

Il disegno del personaggio

L'iconografia di Sherlock Holmes è ricchissima e molto nota e deve un grosso debito di riconoscenza a Sidney Paget, il primo artista ad affrontare il personaggio, che su Strand Magazine, dal 1891, ne definì la fisionomia, il portamento, le caratteristiche.

Peter Cushing come Sherlock Holmes
Molte delle figurazioni di Paget sono diventate quasi una seconda pelle di Holmes, dal caratteristico berretto alla pipa ricurva, dal naso aquilino alla mantellina a quadri scozzesi, alla grossa, inseparabile, lente d'ingrandimento. Sherlock Holmes, nei disegni di Paget, è alto e magro, stempiato, e anche il cinema non ha potuto fare a meno di riferirsi a queste caratteristiche (si pensi a Peter Cushing) quando ha voluto metterlo in scena.

Copertina di Giorgio Tabet
La fortuna italiana del personaggio, pur se non poteva non risentire della lezione di Paget, è altrettanto illustre: si cimentarono infatti, colla figura dell'investigatore di Sir Artur, Carlo Chiostri (Salani) e Giove Toppi (Nerbini), per giungere, risalendo negli anni, a Giorgio Tabet, Ferenc Pinter, Karel Thole. Ale+Ale, con il loro tratto così ottocentesco nella forma ma così ironicamente moderno nella sostanza, sono solo una tappa, noi pensiamo particolarmente interessante, di un percorso narrativo e iconografico che sembra ben lontano dall'esaurirsi.


Illustrazione di Ale+Ale per Uno studio in rosso

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