Di Guido Scarabottolo parliamo spesso: e, in genere, con gran piacere e soddisfazione perché Guido è un uomo che stimola l'appetito e sollecita la fantasia, capace com'è di trasformare ogni situazione in un'idea nuova e in un evento irrinunciabile. Così in questi giorni abbiamo salutato l'annuncio, sul blog di Topipittori, della nascita di PIPPO, la Piccola Pinacoteca Portatile, collana di libri da lui disegnati, dedicati all'arte e destinati ai bambini.
Rimandiamo, per chi vuole saperne di più, alla comunicazione di Topipittori; a noi fa piacere rilanciare un post che avevamo dedicato, qualche anno fa, alla Pinacoteca Portabile di Guido (PIPO). Era una piccolissima mostra in un paese che definire piccolo è dir poco (Givigliana, in Carnia, cinque abitanti). Il post era stato pubblicato nel 2009 dal blog Socialdesignzine.
|
Guido Scarabottolo da Leonardo da Vinci |
La Pipo di Bau
Per dare il nome ai musei l’acronimo va di moda. Assonante o allusivo (
Mart, Mav, Moma, Moca…) oppure quasi narrativo (
Mambo, Madre…) ha sostituito i nomi con cui per tradizione sempre si erano chiamati i Musei, da Galleria degli Uffizi a Musei Capitolini, da Stanze Vaticane a Accademia di Brera.
Anche
Guido Bau Scarabottolo non ha resistito alla tentazione e il suo museo (piccolo, piccolissimo, state tranquilli!) l’ha chiamato
Pipo che, sciogliendo la sigla, si legge
Pinacoteca Portatile.
Portatile per molti motivi. La 'Pinacoteca' è stata realizzata in un paesino tra i monti del profondo nord, nella Carnia, a Givigliana, luogo dove è difficilissimo arrivare in macchina (meglio a piedi!) e che conta una comunità locale di cinque (sic!) abitanti.
Per queste caratteristiche endemiche i trasporti e gli spostamenti, anche d’arte, sono fortemente sconsigliati e quindi
Pipo si è dotato di un’attrezzatura leggera ‘da viaggio’, non più di mezzo chilo tra stampate assortite di capolavori dell’arte mondiale, dal mediovevo fino alle avanguardie storiche escluse e, citando l’artista e/o direttore della Pinacoteca, “…
matita, penna, (queste penne che sono un ibrido tra stilografica e biro e lasciano un segno bellissimo quando stanno per esaurirsi) pennello spelacchiato, carboncino, gessetto, una terra rossa comprata in Marocco, inchiostro di china vecchio, bianchetto e vecchi fogli di carta.”
|
Guido Scarabottolo da Francisco Goya |
|
Guido Scarabottolo da Antonio del Pollaiolo |
La mostra di
Scarabottolo si è accoppiata all’esposizione di libri che
Alberto Casiraghy prepara da anni per la sua sigla
Pulcino-elefante, e se Givigliana, per le sue dimensioni e la sua inaccessibilità, può essere definita un ‘pulcino’, per significare gli ‘elefanti’
Guido è andato a cercare i grandi, gli elefanti, della storia dell’arte mondiale, scaricati, a caso dice lui ( “
se no come sarei arrivato a Zurbaran, che avrò sentito nominare si e no una volta?") dalla rete e stampati in bassa risoluzione: quindi Leonardo e Goya, Pollaiolo e Vermeer, Matisse e Longhi, Turner e Masaccio, Paolo Uccello e Mantegna. E così via, tutti raccolti in quel mezzochilo che ricordavamo prima.
Naturalmente, uscendo di metafora, l’operazione
Pipo si lega assai strettamente a tutto quel discorso sulla riproduzione, copia, contraffazione, trasformazione di cui
Guido Scarabottolo ha fatto uno dei nodi privilegiati e sensibili del suo linguaggio espressivo, quei sottili slittamenti semantici che portano l’occhio su un terreno che ci appare consueto, ma che è in realtà sconosciuto e quindi tutto da esplorare. Per tornare poi sempre al punto di partenza, come in una passeggiata di montagna (a Givigliana?) perché: “P
asseggiare vuole dire andare dal punto A al punto A, facendo un giro lungo quanto si vuole e impiegando tempo e energie. Per un milanese un concetto semplicemente impensabile, dato che già si trova nel punto A. Ho impiegato anni a capire.”
Pipo, Pinacoteca Portatile, opere di Guido Scarabottolo, a cura di Sara Codutti e Giovanna Durì per l’Associazione WCOMiX, ‘Galerio’ di Pieri Pinzan, Givigliana, Udine, 5-20 settembre 2009.
Nessun commento:
Posta un commento