domenica 10 giugno 2012

Maestri. 34. José Muñoz

I disegni di José Muñoz per Lo straniero di Albert Camus, edito da Gallimard Futuropolis saranno in mostra da giovedi 14 giugno (inaugurazione alle ore 18,30) presso la Galerie Martel, rue Martel 17, Parigi. La mostra sarà visitabile fino al 22 settembre.





José Muñoz nasce a Buenos Aires nel 1942. Studia disegno con Alberto Breccia e Hugo Pratt.  Verso i 18 anni inizia a pubblicare lavori interamente disegnati da lui su testi di Hector Oesterheld. All'inizio degli anni Settanta si trasferisce in Spagna, dove conosce il connazionale  Carlos Sampayo. Insieme creano il personaggio di Alack Sinner che darà loro il successo e che è, oggi, uno dei capisaldi della storia del fumetto.

L'étranger, disegni di José Muñoz 

L'étranger, disegni di José Muñoz
Bianco e nero per José Muñoz

Credo che bisognerà cominciare dall’uso del bianco e nero. Bianco e nero come tecnica di disegno ma anche come sostanza morale dell’immagine, della singola immagine, e poi del racconto.
Il bianco e nero di José Muñoz è violento, quasi gestaltico, fonde e avvolge i personaggi che escono dall’ombra o si stagliano contro la luce. Ma suggerisce anche un atteggiamento preciso, giudizi di valore netti, non rifugge e anzi postula l’approfondimento e la chiarezza di esposizione. I tratti di penna che si staccano dalle masse nere segnano reticoli di rughe o ondular di capelli, pieghe di tessuti o efebici profili di donna, precisano i contesti spaziali e narrativi.

Alack Sinner, disegni di José Muñoz

Alack Sinner, disegni di José Muñoz 

Ma quello che domina nel primo impatto con il disegno è sicuramente la definizione forte di volumi che diventano la città-background di Alack Sinner, con le sue storie interne, personali e complessive, i suoi piccoli o grandi drammi privati che diventano esemplari drammi epocali (il Vietnam, la droga, il razzismo, il fanatismo, la violenza…)

D’altra parte, sia detto per inciso e senza nemmeno bisogno di soffermarsi troppo, è il retaggio, questo, del fumetto argentino della seconda metà del Novecento. Ricorda Pratt e Breccia, Solano Lopez e Oesterheld. Di queste lezioni si nutre il giovane Muñoz degli esordi. Dell’Eternauta e di Mort Cinder, della retorica sconsolata del primo Corto Maltese e della tragedia argentina (e qui si entra a piedi uniti nella storia intera di una generazione e di una nazione), della giunta militare di Videla e dei desaparecidos. E in un ideale passaggio di testimone grafico, vedremo la lezione artistica di Muñoz ripresa, vent’anni dopo e con esiti narrativi completamente diversi, dal Frank Miller di Sin City.

Alack Sinner, disegni di José Muñoz testi di Carlos Sampayo

Alack Sinner, disegni di José Muñoz testi di Carlos Sampayo
Alack Sinner è il personaggio principale, mitico, anche se non l’unico, e si muove in una New York violentemente in bianco e nero; anche se non ci sarebbe bisogno di ricordarlo, va a cercare i suoi archetipi investigativi e letterari più immediatamente percettibili nei Philip Marlowe e nei Sam Spade, nella hard boiled school di Chandler e Hammett.
Ma anche nel taglio cinematografico delle inquadrature delle strisce; in quell’alternarsi di primi piani e campi medi e lunghi, nella ricerca della sottolineatura visiva che, per somiglianza o contrasto, riesca a definire meglio il momento narrativo. C’è ovunque il grande amore di Muñoz e Sampayo per il cinema con ricordi continui, citazioni affettuose, rimandi evidenti. Nelle storie di Alack Sinner si riconoscono i richiami da Otto Preminger (L’uomo dal braccio d’oro) e da Alfred Hitckhock (Psyco) e certi personaggi, segnatamente il capitano di polizia Demetrius, sembrano ricalcati dallo stampo da cui era uscito l’infernale Quinlan di Orson Welles.

Alack Sinner, disegni di José Muñoz 

Alack Sinner, disegni di José Muñoz

La durezza e il disincanto di Alack sono temperati da una continua ricerca del senso delle cose, da una logica che permetta di continuare a sopravvivere. Perché lo fai Alack Sinner? si intitolava la prima raccolta delle storie di Muñoz e Sampayo edita da Milano Libri nel 1976. Già, perché lo fai? Perché ricercare il senso in una vicenda urbana, in un reticolo di storie particolari che si muovono in un microcosmo impazzito, degno al più di essere investigato da un entomologo?

Alack Sinner è un uomo che comunque non cessa mai di pensare, che si pone domande anche se sa che non ci saranno risposte. È immerso nella violenza che non ama e che deve sopportare come portato inevitabile della società. È un dirty Callaghan che è uscito dalla polizia e che si è rassegnato all’inevitabilità e all’inutilità del male. Ma Clint Eastwood arriverà alle conclusioni di Muñoz e Sampayo moltissimi anni dopo e quell’immaginario trucido e sgangherato, violento, perverso, che sarà il sostrato di Million dollar Baby e di Mystic River, noi lo troviamo già completamente squadernato in Viet Blues o in Egli, la cui bontà è infinita.

Alack Sinner, disegni di José Muñoz

È forse il cinismo, o la solitudine, della società che resta il collante delle storie di Muñoz e Sampayo.
Scrive Goffredo Fofi che la malinconia che serpeggia in queste storie «[…] è il risultato delle regole di una società che permette individualità solo ai superricchi e ai superarrivisti, che destina le maggioranze all’anomia o al disastro, e le ribellioni alla sconfitta […]».

Ci sono folle e storie, delitti e castighi, ma l’uomo è solo di fronte alla vita che gli è toccato vivere e che non è granché. E allora perché lo fa, perché dovrebbe farlo, Alack Sinner? Perché dovrebbero farlo Muñoz e Sampayo? Perché dovrebbe farlo José Muñoz?


Testo rielaborato da: Andrea RauchIl mondo come Design e rappresentazione, Usher arte, 2009.


1 commento:

  1. Una volta l'ho visto disegnare. Ero sconvolta dalla quantità di inchiostro nero che usava. "Ecco", pensai, "adesso tutta la pagina diventa nera e non ci si capisce più nulla". Invece, no, l'effetto è di una freschezza e di una leggerezza che lasciano stupiti, a chiedersi da dove saltano fuori con tutto quel nero

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