Oskar Schlemmer, 1931 |
"Come si comportano i ballerini con questi costumi? È ancora possibile danzare con essi?
Si comportano in vario modo. Gli uni, il cui ideale è rappresentato alla libera danza come mezzo di espressione immediata, rifiutano nettamente questi costumi 'innaturali'. Dopo i primi salti avrebbero già distrutto il costume. Gli altri vi intravedono nuove possibilità per oltrepassare i limiti del puro movimento del corpo. Non è facile danzare con questi costumi, anzi credo che ciò richieda un alto grado di disciplina corporea per fondere corpo e costume in un'unica unità." (Conversazione con Oskar Schlemmer, 1928)
Schlemmer concepì l’opera come una corrispondenza ‘matematica’ e ‘proporzionale’ tra uomo e spazio, con un ritmo che doveva servire ad un’ideale ‘riunificazione con il cosmo’.
Momento essenziale del balletto è per Oskar Schlemmer il costume, da cui si sviluppa la ‘geometria della scena danzata’. Il corpo del ballerino deve adattarsi necessariamente all’astrattezza e alla rigidità del costume stesso ed è quindi il mezzo che permette di abbandonare la narrazione emotiva o naturalistica e assumere una ragione ‘costruttiva e formale’ e non più, o non solo, ‘decorativa’.
“La scena come luogo dell’evento temporaneo offre il movimento della forma e del colore: in primo luogo nella sua configurazione primaria, come forme in moto (cromatiche o meno, lineari, di superficie ovvero plastiche), spazio e quadri architettonici convertibili. Il palcoscenico visuale assoluto consisterebbe – in teoria – in un simile, caleidoscopico gioco variabile all’infinito, ordinato secondo una succesione regolare. L’uomo, l’elemento animato, verrebbe bandito dall’ambito visuale di un tale organismo meccanico. Egli si troverebbe invece come ‘manovratore totale’, al quadro comandi della centrale, dal quale governerebbe la festa dell’occhio.” (Oskar Schlemmer, 1925)
Articolo molto semplice, diretto ed utile!
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