domenica 25 marzo 2012

Alla Fiera e ritorno


"Albi illustrati raffinatissimi che fanno stupire e guardano al futuro, prodotti di casa nostra che segnano la rivincita dell'Italia sugli stranieri. (…) Viaggio tra le novità della Fiera per ragazzi con un padre nobile come Antonio Faeti, il professore di letteratura per l'infanzia che qui è di casa da 49 anni (…): «Si conferma la tendenza di libri che parlano sia ai ragazzi che agli adulti, c'è una rivincita del realismo, delle storie familiari, ed è il trionfo della grande grafica», sintetizza Faeti pensando al vincitore del Bologna Ragazzi Award, di cui è presidente, l'illustratore francese François Place con L'atlas des geographies d'orbae (Casterman), ma anche agli italiani «più forti nonostante la crisi». Tra gli editori Faeti menziona Prìncipi e Princípi, consigliando tra le novità il nuovo classico illustrato da Roberto Innocenti, L’Isola del Tesoro, ma anche Il diavolo nella bottiglia di Stevenson illustrato da Guido Scarabottolo."
(Ilaria Venturi, La Repubblica, 21 marzo 2012)


Ci scuserete se iniziamo a parlare della Fiera di Bologna con una 'medaglietta' che ci appuntiamo molto volentieri in petto. Il giudizio di Antonio Faeti ci lusinga e ci inorgoglisce anche se fa sempre capolino il sospetto che si tratti di un commento troppo positivo, dovuto sopratutto all'attenzione e all'affetto che Antonio ha sempre avuto per il nostro lavoro, prima di grafici e illustratori e adesso di editori.
La 'medaglietta' comunque resta e noi ce ne vantiamo apertamente, accoppiata all'altra, appuntata sul petto di Marco Paci e Carolina D'Angelo che, proprio mentre stavano godendosi la selezione nei White Ravens 2012 della Jugendbibliothek di Monaco di Baviera, si sono visti visti nominare tra i finalisti 2012 ai Premi Andersen. Inutile dire che, anche in questo caso, abbiamo alzato la cresta.

Barbara Schiaffino e Roberto Denti alla presentazione dei Premi Andersen 2012

Presentazione dei Premi Andersen 2012

Carolina D'Angelo e Marco Paci alla selezione White Ravens 2012

Per il resto potremmo anche chiuderla qui, rimandando alle considerazioni che facemmo lo scorso anno e che ci sembrano ancora valide. Da segnalare, dal nostro osservatorio, troppo piccolo però per farne esempio generale, l'estendersi dell'attenzione e dell'interesse per i grandi classici della letteratura, il consolidamento, il 'tener duro' cioè, degli operatori (librai, bibliotecari, studenti di grafica, illustratori, scrittori...) che non si arrendono alle ragioni impietose della crisi. Libri e proposte, infatti, non sembrano essercene meno ed è probabile che tra queste ci siano quelle che riusciranno a fare tendenza e a far deviare il mercato prossimo venturo.


In uno dei dibattiti conclusivi del Caffè degli autori si è parlato sopratutto del 'catalogo' e come questo possa essere davvero una risorsa per la piccola e piccolissima editoria 'di qualità e di nicchia'. È un dato, secondo noi, confermato anche dalle librerie indipendenti che offrono, sui loro scaffali, sempre più titoli consolidati, long sellers, evergreen. Non c'è più soltanto, da parte di questa porzione di mercato, la ricerca di 'novità' (una caccia l'altra e via andare) ma anche la tentazione di una nuova sobrietà di proposta e scelta che porti alla rivalutazione e alla ricollocazione dell'esistente.
È la storia di tanta grande piccola editoria, che vede di anno in anno riconfermare i propri titoli principali, allargando e integrando il catalogo, appunto, a palla di neve con le nuove proposte.


Ultima notazione di bottega, l'interesse per i nostri titoli da parte dell'editoria estera che comincia a chiederci informazioni e stato dei diritti, interessata, anch'essa, alle novità da proporre in coedizione ma anche ai pezzi più spendibili del catalogo. È ancora presto per valutare se questo interesse sia stato solo il normale formicolìo di operatori in Fiera o se invece possa preludere ad una nuova fase della nostra attività. Concluderemmo con la più banale delle frasi fatte: se son rose fioriranno.


3 commenti:

  1. tutto giusto e condivisibile, però "soprattutto" si scrive con 4 t... ;-)

    un abbraccio e complimenti per tutte le vostre iniziative, giustamente premiate dagli esperti come l'immarcescibile Faeti

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Si può scrivere in entrambi i modi anche se 'sopratutto' è forma arcaica. 'Soprattutto' si fa preferire perché trascrive più esattamente la pronuncia dove si sente il raddoppiamente fonetico.
      Essendo toscani, che di raddoppiamenti fonetici ne facciamo fin troppi, preferiamo la forma arcaica 'sopratutto'.

      Saluti

      Elimina
  2. Bravi Principi, tenete duro anche voi!

    RispondiElimina