I luoghi di Pinocchio sono senza tempo e le tavole di Quarello suggeriscono una koinè diacronica che mescola l'ottocento sonnacchioso della Toscana di Collodi alle pompe di benzina Gulf, ai segnali stradali, ai biplani che stanno chiaramente volando verso un qualche avamposto della prima guerra mondiale.
Anche i personaggi della storia sono rivestiti della stessa disinvoltura visiva: non più il vestituccio di carta fiorita di collodiana memoria ma completini alla marinara, giacchette, pullover, spezzati di tweed e berretti a coppola o à la garconne.
Ma certo non è questo l'importante perché protagonista assoluta ci sembra essere, nel libro di Quarello, la pittura che attraversa le tavole, e le fa vibrare, con pennellate ampie e minuziose, trasparenze 'liquide' e 'corpose' densità.
Quarello esalta con sicura nonchalance i rapporti tra segno e colore, tra pennello e carta, tra composizione e ispirazione. Ne derivano alcune tavole di bellezza assoluta e quasi struggente, come quella dove il burattino viene impiccato alla 'quercia grande', con sullo sfondo un background che sembra uscito da un dipinto di William Turner, oppure dove vengono in proscenio figurazioni inquietanti e misteriose quali il serpente dalla coda fumante o il terribile 'pescatore verde', che ci pare appena appena uscito da un incubo di Lovecraft.
Unico appunto che ci viene fatto di avanzare (ma certo in questo non c'entra Quarello) è il ricorso a un'edizione del testo, scorciata e riassunta sforbiciando qua e là, che tende a immiserire un capolavoro assoluto come Pinocchio, cercando di renderlo più cordiale senza ovviamente riuscire a restituirne appieno la complessità.
Carlo Collodi, Les aventures de Pinocchio, disegni di Maurizio Quarello, Milan, 2011, euro 16,50.
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