giovedì 17 marzo 2011

Correndo per l'Hotel House


H. H.
Testo di Carolina D'Angelo
Illustrazioni di Marco Paci

In uscita alla Bologna Children's Book Fair 2011
Prìncipi & Princípi  
Padiglione 26 Stand B 27

La corsa di Mauro attraverso i piani, su e giù per scale, dell'Hotel House, per sfuggire alla punizione del padre, gli incontri, le parole di quel 'viaggio' hanno tutte il sapore di una metafora dantesca. Si scende o si sale, ci si nasconde, come in un vortice di esperienze e passioni sempre nuove e inaspettate. E ovunque, in tutte le lingue diversissime che risuonano tra quelle stanze, si riconosce sempre una frase: "Tutti uguali!" che è il succo e la morale della storia. Diversamente uguali. Tutti. In una lavanderia, dal parrucchiere, in una moschea...



 Tutti uguali!
Carolina D’Angelo

L’Hotel House esiste davvero. Si trova a Porto Recanati nelle Marche, la regione dalla quale provengo. È un palazzone enorme di 17 piani, 480 appartamenti, innumerevoli antenne paraboliche e soltanto 2 ascensori funzionanti per le 2300 persone che sono venute a vivere qui da 32 paesi diversi.

Guardandolo da lontano più che un Hotel sembra un ecomostro, ma se seguiamo il consiglio del Poeta e decidiamo di superare quest’ermo colle e questa siepe che il guardo (lo sguardo) esclude, l’Hotel House è un crocevia di lingue, di culture, di bambini che provengono sì da 32 paesi diversi, ma che appartengono ad un unico mondo, quello in cui tutti viviamo.

La corsa di Mauro Boukhari, innescata da un guazzabuglio linguistico, dimostra come vivere insieme sia simile a un serpente: attorcigliato e lungo, difficile dunque da districare ma possibile da percorrere attraverso. Con-vivere nello stesso palazzo, con-di-videre lo stesso pezzo di Terra non è facile, e non intendo raccontare il contrario. Ognuno ha le sue abitudini, il suo credo e le sue credenze
ma soprattutto ha le sue paure, che ci fanno dire insieme agli abitanti dell’Hotel House «Tutti uguali!». A essere uguali però non sono gli abitanti dell’Hotel House, né noi che abitiamo nel mondo, a essere uguali sono le paure. Paure verso chi non si conosce e si considera straniero, estraneo, anche se è un cittadino italiano che lavora o va a scuola.

L’Hotel House di Porto Recanati è soltanto un esempio di come queste convivenze attorcigliate e lunghe, continuano a co-esistere e a resistere anche a dispetto delle nostre paure. 
Con la corsa di Mauro, spero di aprire qualche porta, mi auguro di innescare negli adulti il desiderio di superare quella siepe affinché possano scoprire tutti gli Hotel House, che abbiamo costruito in Italia e nel mondo; perché i bambini, ne sono certa, con la loro innocenza e disubbidienza, quella siepe l’hanno già bucata e hanno già scoperto che cosa c’è al di là.

2 commenti:

  1. Mi piacerebe poter credere che sia così facile..ma pur non essendo io razzista..e vedendo solo in faccia alla realtà..anche io e la mia famiglia siamo"fuggiti" da quel che era un posto che non ci regalava più gioia ma bensì paura e disagio..ho vissuto la mia infanzia all hotel house..e anche quest anno avrei voluto fare un salto a salutare marco..ma solo al pensiero di mettere piede li,un altra volta,mi metteva i brividi..non si supererà mai niente,se chi dovrebbe saper convivere,vive invece di violenza e crimine.
    in bocca al lupo per il libro!lo comprerò :)

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  2. Sono perfettamente d'accordo con te!
    Chi guarda solo all'ideale bello, alla teoria facile.....racconta solo una gran serie di bugie!

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