giovedì 6 dicembre 2012

Maestri. 38. Fabian Negrin

Libriamoci, la rassegna annuale maceratese della creatività e dell'illustrazione è dedicata quest'anno a Fabian Negrin. L'opera del grande artista argentino, da anni apprezzato docente ai corsi della Fabbrica delle Favole, è infatti in mostra dal 2 al 22 Dicembre, nella Galleria degli Antichi Forni.
La personale di Negrin è solo uno dei punti, anche se tra i più ghiotti e stuzzicanti, del programma generale della manifestazione, giunta alla diciannovesima edizione, che vedrà anche Mauro Evangelista e Pia Valentinis presentare il loro magnifico Raccontare gli Alberi, e Atak con il suo Mondo matto. Numerose le iniziative di contatto con il mondo della scuola.


Fabian Negrin

Fabian Negrin nasce nel 1963 in Argentina. A 18 anni si trasferisce a Città del Messico dove si laurea all'Università Autonoma Metropolitana - Facoltà di Grafica. A Città del Messico lavora come illustratore per i principali giornali e collabora come grafico con diverse case editrici e agenzie. Trasferitosi a Milano nel 1989, le sue illustrazioni appaiono su numerosi quotidiani e riviste fra cui “Corriere della Sera”, “Manifesto”, “Panorama”, “Marie Claire”, “Grazia” e “Linea d'Ombra”. Nel 1995 vince il premio Unicef alla Bologna Children’s Book Fair con le tavole di In bocca al lupo. Nel 2009 con i libri Mille giorni e una notte e L'amore t'attende,  ottiene la Bib Plaque a Bratislava. Nel 2000 vince il premio Andersen - Il Mondo dell'Infanzia come miglior illustratore e, nel 2005, il Premio Lo Straniero assegnato dalla rivista diretta da Goffredo Fofi. 

Uno, cento, mille Negrin

Forse il miglior illustratore attivo in Italia e certamente il più incline a mettersi in gioco e tentare strade nuove.” (Francesca Lazzarato).

Il giudizio di Francesca Lazzarato è perfetto e forse non ci sarebbe da aggiungere altro perché Fabian Negrin è così bravo che sembra quasi si annoi  a riproporre ai suoi lettori, due volte di seguito, la stessa tecnica di disegno e spazia, in maniera disinvolta e, per noi comuni mortali, quasi imbarazzante, dallo schizzo al fumetto, dalla pop art all’iperrealismo, alla silhouette, all’astrazione, al disegno scientifico. Tutti questi ‘generi’, poi, li tocca sempre di sfuggita, impaziente di passare oltre, di tentare nuovi percorsi per la sua arte.

Ma Negrin non è certo tutto qui, nella funambolica abilità di disegno, perché il nostro è anche uno scrittore e fabulatore magnifico, capace di raccontarci storie che ci incantano e, spesso, ci sorprendono. In questo lo aiuta la sua formazione errante per il mondo, dalla natìa Argentina, al Messico della prima formazione, all’Italia della maturità e della consacrazione artistica e professionale.

Il Gigante Gambipiombo

Ricordare la vicenda artistica di Fabian è anche riandare alla storia dei suoi libri, da quel primo Gigante Gambipiombo, “…ingenuo e stranito gigante, pieno di appetiti che non riesce a soddisfare, che vive avventure divertenti e poeticamente strambe. Ci raccontano, ad esempio, delle astuzie dell’oca furba che gabba la fame del gigante facendogli credere di essere un cammello e quindi assai poco adatta per una colazione sostanziosa; oppure di come Gambipiombo, sempre affamato, si mangia tutte le nuvole procurandosi una spaventosa e gigantesca aerofagia.

In bocca al lupo

Se il nostro buon gigante era adatto a far ridere i bambini (ma ricordiamoci che Jarry diceva che “... quello che fa ridere i bambini fa paura ai grandi!”) il lupo Adolfo, innamorato perso di quel Cappuccetto rosso che avanza in mezzo all’erba e che è “la cosa più bella che abbia mai visto”, ci fa toccare l’aspetto più elegantemente poetico e fascinoso della personalità dell’artista.

In bocca al lupo

In bocca al lupo ci mostra un Negrin di rincorsa dietro ai miti di riferimento, alle fiabe, al già scritto e raccontato, che l'artista piega sempre a nuove ipotesi di senso.

OcchioPin nel paese dei Beiocchi

OcchioPin nel paese dei BeiOcchi

In questo caso esemplare è OcchioPin, che altro non è se non “… un Pinocchio rovesciato che comincia la storia dalla fine e torna verso il suo principio con gli attori che ribaltano il proprio ruolo in commedia. Village Barbecue è l’insignificante periferia (“Non lo si sarebbe potuto chiamare città, né tanto meno campagna. Forse non era nemmeno un vero luogo.”) dove OcchioPin vive con il babbo (che ha trasformato la ‘tavernetta’ della sua villetta bifamiliare in un laboratorio di falegnameria). 
Il percorso di OcchioPin, nel ventre della Balena, nel Paese dei Balocchi, gli incontri con il ciuco Lucignolo, con la crudele fata Turchina, con i timidi Gatto e Volpe, con il Grillo Parlante antipatico imbonitore, sono parti essenziali di un viaggio iniziatico alla rovescia, dove il bambino-burattino, che non sa dire bugie e quindi è destinato a pardere il suo naso, andrà a ritrovare la sua originale naturalità vegetale. È il rifiuto del mondo ipocrita e privo di senso degli adulti, il rifiuto del conformismo e dello ‘star nei ranghi’, è la riconquista della bellezza, del senso e dell’esperienza della vita.  (…)  Il burattino Pinocchio e il bambino OcchioPin, dalla fine all’inizio o dall’inizio alla fine, raccontano una storia di formazione, alla ricerca di un mondo “... dove il tempo va avanti e non indietro e dove la gente è capace di vedere la bellezza delle cose del mondo.”

Proprio per la personalità proteiforme dell’artista mi rendo conto di usare troppe citazioni, di darmi ad un laborioso copia incolla di concetti che ho già avuto modo di precisare nel corso del tempo. Così adesso non potrò fare a meno di parlare di Capitan Omicidio, un frammento sapido e umorale di Charles Dickens.

Capitan Omicidio

Capitan Omicidio è un Barbablù inglese, che sposa giovani fanciulle, le porta in casa con il suo tiro a dodici, le costringe a preparare un pasticcio di carne (una torta salata a seconda della traduzione) e riempie il pasticcio con le teneri e giovani carni delle spose, naturalmente fatte a pezzetti e insaporite con sale e pepe. Da leccarsi le dita, fino all’ultimo ossicino. (…) I disegni di Capitan Omicidio sono (questa volta, chissà la prossima!) quasi astratti, una lettura trasversale e/o separata dal testo, quasi un divagare senza ancoraggio preciso. Ne esce un albo con poche esche narrative ma con moltissimi elementi di suggestione grafica. Macchie d’acqua e colore a spandersi sulle grandi pagine creando spesso una distonia assoluta e magica. Da consigliare a tutti. Da leggere e meditare. Da guardare a bocca aperta. Soprattutto dopo l’imbrunire.

Il discorso naturalmente va per le lunghe e dovrebbe sostanziarsi e precisarsi meglio con l’esame attento di tutti gli altri titoli del nostro perché da ognuno di essi è possibile recuperare una tessera di mosaico, un frammento di poetica, una divagazione di senso.

Frida e Diego

Ma per fare questo esame ci vorrebbe lo spazio di un saggio storico-critico e non quello di un post sul blog e quindi ci fermeremo dopo un’ultima occhiata a uno dei libri più recenti di Fabian, quel Frida e Diego che ripercorre l’infanzia di Frida Kahlo e Diego Rivera, tra i colori accesi del centro america, le agavi e i cactus pungenti, i fiori carnosi, i dolciumi zuccherosi e, soprattutto, quel rapporto magico e ancestrale con il paese dei morti che rimanda alla tradizione che Negrin deve aver fatto sua negli anni della formazione a Città del Messico. Qui il gioco di riferimenti si fa più serrato e intrigante. Il racconto del Diego Rivera bambino permette a Fabian di ‘citare’ a piene mani la pittura del grande muralista messicano, ma la storia gli permette di andare anche al fondo dell’anima popolare di quel paese e di riferirsi, personaggi eponimi e fondanti del libro, agli scheletri borghesi e popolari (le calaveras) di Guadalupe Posada.

Frida e Diego

Non sappiamo a cosa stia lavorando adesso Fabian Negrin. Certo a qualcosa che non ci aspettiamo, ad un approccio nuovo per la sua arte inquieta. L’importante è non annoiarsi mai, vero Fabian?

Libri di Fabian Negrin citati:

Il gigante GambipiomboOrecchio Acerbo, 2001
In bocca al lupo, Orecchio Acerbo, 2004
OcchioPin nel Paese dei Bei OcchiOrecchio Acerbo, 2006
Capitan Omicidio, Orecchio Acerbo, 2006
Frida e Diego, Gallucci, 2011

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