martedì 22 maggio 2012

Calder's Circus

Alexander Calder's Circus, 1926-1929

Che l’artista abbia un accesso privilegiato al mondo dell’infanzia è quasi luogo comune. Resta sempre un po’ bambino, riesce a mantenere la freschezza della sua emotività e non abbandonarla, coniuga con i sogni della sua prima età, con lo stupore e l’entusiasmo del gioco, i suoi sentimenti razionali di uomo adulto.

Alexander Calder, 1971

A volte il bambino prevale addirittura sull’uomo e allora il miracolo si compie in pieno. In questo vecchio signore, sovrappeso e con i lunghi capelli bianchi, dalla faccia mobile e divertita, ghignante e bella, riusciamo ancora a vedere il bambino e a indovinarne la gioia e il divertimento mentre, ben oltre i settant’anni, manovra e anima i suoi personaggi circensi, accompagnandoli con la musichetta del grammofono, gli annunci del presentatore, il fischietto che chiama all’esercizio in  pista.

Alexander Calder's Circus, 1970

Alexander Calder's Circus, 1970

Alexander Calder, Sandy per i molti amici, aveva sempre amato il mondo del circo, fin da quando, come illustratore, e si era nel 1925, aveva disegnato, per la rivista National Police Gazette, alcune scene del Barnum & Bailey.

Trascorsi nel circo due settimane, giorno e notte. Capivo già dalla musica quale numero stava per cominciare e mi spostavo per cercare un punto d’osservazione strategico. Alcuni numeri si vedevano meglio dall’alto, altri dal basso. (…) Ho sempre amato il circo … Così decisi di crearne uno, solo per divertirmi”.

Alexander Calder's Circus, 1926-1929
Alexander Calder's Circus, 1926-1929

 Calder cominciò con l’allestire il tendone, in miniatura naturalmente, e poi, via via, tutti gli attori dello spettacolo.

Il mio primo acrobata fu un saltatore, che aveva le gambe di filo d’acciaio, mani di piombo, corpo vestito di velour giallo, e una testa fatta di un pezzo di turacciolo, coi capelli dipinti a guazzo.

Poi, sempre con fil di ferro, pezzetti di stoffa sporcata di colore, tappi di sughero ecc, ci saranno l’elefante e il clown, l’uomo più forte del mondo, il leone in gabbia e il domatore, i trapezisti, la danzatrice del ventre, il lanciatore di coltelli, il mangiatore di spade, i giocolieri…

Alexander Calder's Circus, 1926-1929

Il Calder's Circus fu completato in quattro anni e in breve diventò un appuntamento importante nella Parigi della fine degli anni Venti, dove l’artista si era trasferito. Calder manovrava le sue creaturine accovacciato per terra, le spingeva e le muoveva, ne mimava le mosse, ne commentava e giustificava gli errori, le richiamava all’ordine con il fischietto. A vedere lo spettacolo venivano Hans Arp e Robert Delaunay, Piet Mondrian e, a volte, Joan Mirò.

Al ritorno dell’artista in America il Calder's Circus fu acquisito dal Whitney Museum e, finché l’autore fu in vita, il tendone continuò ad aprirsi periodicamente e a incantare il suo pubblico, quello che l’animo di bambino non aveva mai saputo abbandonare.





2 commenti:

  1. Bambino giocoso, si, ma sempre presente alla storia, dalla sua Mercury Fountain che fà da specchio a Guernica nella resistenza al fascismo a Parigi nel "37 fino al rifiuto al presidente Gerald Ford della Medal of Freedom in nome della pace.

    RispondiElimina