Henri de Toulouse-Lautrec-Montfa nasce ad Albi nel 1864 e muore a Château de Malromé nel 1901. Comincia a interessarsi al disegno e alla pittura nel 1879 durante la convalescenza necessaria per riaversi da due rovinose cadute che gli provocheranno deformazioni permanenti alle gambe. Nel 1881 si trasferisce a Parigi, dove entra in contatto con gli artisti legati all’impressionismo: Edouard Manet, Pierre-Auguste Renoir, Edgar Degas, Vincent Van Gogh.
Loie Fuller |
L’attività di affichiste di Toulouse-Lautrec, come si è visto, dura pochi anni e la sua opera grafica è cospicua ma non sterminata. Eppure il mondo dei caffé concerto che raffigura è straordinario e indimenticabile.
Toulouse-Lautrec disegna il movimento e la tensione dei drappi di scena con dinamicità drammatica. Il mistero con cui l'artista circonda la sua Loïe Fuller la rende oggettivamente imprendibile e desiderabile. I segni di matita e di colore trasformano il gesto della danzatrice in un vortice di materia che pare risucchiarla e annullarne i contorni. Il disegno non è qui solo oggetto di comunicazione e di propaganda ma oggetto di percettibile desiderio.
La Goulue |
I protagonisti si muovono sul foglio dell’artista come sulla loro scena usuale. Avanzano in proscenio, arretrano, sono ora in primo piano, ora di profilo, ora sagomati da tagli di luce suggestivi.
Valentin “le desossé” muove il suo profilo spigoloso, segue con l’andamento dinoccolato e fluido la danza ammiccante e scatenata della Goulue che, al centro, mostra il turbinare delle sue sottane.
La troupe di M.lle Eglantine si scatena in un Galop can can indiavolato. Aristide Bruant viene ritratto con una lunga sciarpa gigionesca rossa e il cappellaccio nero floscio, figura romantica e, in tutta evidenza, maledetta.
C’è sempre un pizzico di artificio teatrale nelle figurazioni di Toulouse-Lautrec. C’è il ricordo di un’allegria cercata con ostinazione, ci sono le musiche e i suoni e c’è un fondo (più che un fondo!) di malinconia epocale, di rassegnato languore. Gli attori avanzano colorati sulla scena ma sappiamo che poi cancelleranno il trucco e mostreranno la faccia del loro disagio quotidiano.
È un mondo che sta finendo, un mondo di nani e ballerine tristi, che sanno di non aver posto nel nuovo che avanza. Un mondo di soffusa, sconsolata malinconia.
Yvette Guilbert |
È un mondo che sta finendo, un mondo di nani e ballerine tristi, che sanno di non aver posto nel nuovo che avanza. Un mondo di soffusa, sconsolata malinconia.
RispondiEliminaIl nuovo allora era la prima guerra mondiale,
e il socialismo.
Ora invece?