domenica 26 agosto 2012

Pinocchio secondo D'Alò, secondo Mattotti, secondo Dalla

"È stato il film più difficile, coinvolgente, sperimentale e delicato che abbia mai realizzato; più di trecento artisti hanno condiviso con me gioie e dolori durante oltre quattro anni, in una straordinaria atmosfera di collaborazione. Tutto questo si intravvede in ogni fotogramma di Pinocchio, nostro beniamino in fuga alla ricerca della felicità." Enzo D’Alò 

Enzo D'Alò, Pinocchio, disegni di Lorenzo Mattotti

Enzo D'Alò

Il Pinocchio di Enzo D’Alò, disegnato da Lorenzo Mattotti, sarà presentato a Venezia, il 30 di Agosto all’apertura delle Giornate degli Autori della Mostra internazionale del Cinema. Fino a quel momento sarà impossibile darne un giudizio e dovremo quindi limitarci a fare un po’ di cronaca, quel chiacchiericcio preventivo che sempre accompagna le produzioni cinematografiche e che ci racconta quanti mesi sono occorsi alla lavorazione, quali sono stati gli intendimenti del regista, quali le linee ispiratrici, in che misura si è stati fedeli o no al testo.

Enzo D'AlòPinocchio, disegni di Lorenzo Mattotti


Non ci sottrarremo quindi a questa inevitabile routine e ricorderemo che Enzo D’Alò “…pensava a Pinocchio da quasi tredici anni e che aveva accantonato il progetto per la concomitanza con il film di Roberto Benigni, che ci sono voluti poi quattro anni di lavorazione, quattro paesi interessati alla produzione, trecento collaboratori e quasi 200.000 disegni.
Aggiungeremo, naturalmente, che il film sarà distribuito nelle sale dalla Lucky Red, che Lucio Dalla, autore delle musiche e delle canzoni per il film, ha appena fatto in tempo a finire il lavoro prima della morte prematura e inaspettata e che quindi il Pinocchio è diventato anche la sua ultima opera importante.

Enzo D'Alò al lavoro su Pinocchio con i suoi collaboratori, San Vincenzo, 2010




Detto questo, e registrato anche il tentativo dichiarato di reinserire il burattino nella sua realtà originaria, la Toscana di Collodi (a tal proposito si deve ricordare che per molti mesi D’Alò e i suoi collaboratori hanno lavorato a San Vincenzo, in provincia di Livorno, in due appartamenti vista mare), ci restano solo i pochi frames distribuiti della produzione per ancorare, o abbozzare, un tentativo di analisi preventiva.

Enzo D'AlòPinocchio, disegni di Lorenzo Mattotti


Lorenzo Mattotti, come è noto, si è avvicinato a Pinocchio nel corso degli anni '90 del secolo scorso, dandocene una delle versioni più belle e famose (sotto riportiamo la scheda che avevamo pubblicato nel nostro Pinocchio e la sua immagine).
Rispetto a quel libro ci sembra che i disegni del film abbiano abbandonato, almeno in parte, le volumetrie forti e cupe, tipiche dell'artista, per acquistare luce e colore.
Pinocchio non è un testo leggero, è spesso corrusco e notturno, libro 'infero' lo avevamo chiamato. Enzo D’Alò sembra avergli reso il sorriso e l'allegria, troppo spesso assenti dalle pagine di Collodi e dai disegni dei suoi molti illustratori, costruendo intorno ai personaggi della storia un background, questo sì tipicamente ‘mattottiano’, a cavallo tra fiaba e metafisica; una Toscana certo non reale, magari appena appena sognata.


Il libro-Pinocchio di Lorenzo Mattotti
(testo tratto da: Valentino Baldacci, Andrea Rauch, Pinocchio e la sua immagine, Giunti, 2006)

L’edizione che Lorenzo Mattotti disegna nel 1990 per Albin Michel Jeunesse, poi pubblicata in italiano da Rizzoli Milano Libri (1991) e successivamente da Fabbri Editori (2001) e Einaudi (2008) è certo una delle più splendidamente e riccamente illustrate tra le Avventure di Pinocchio. Disegni di grande formato si spandono continuamente tra le pagine, aggirano il testo, lo compenetrano. E sono i disegni tipici di Mattotti, quelli che lo hanno reso celebre, pastelli a cera grumosi, chiaroscuri sapienti e fascinosi. Nei disegni di Mattotti tutto diventa volume, acquista peso e sostanza. I personaggi si fondono nel paesaggio, oppure se ne sollevano, ma il gioco delle ombre, dei movimenti, dei corpi, tende a creare un tutt’uno di grande spessore. Sembrano sempre uscire, quei personaggi, dal buio di un foglio nero, oppure dall’inverno montanaro da cui quel burattino (un pezzo di legno da catasta, ricordate!), arriva inopinatamente.

Le avventure di Pinocchio, disegni di Lorenzo Mattotti, 1990

Pinocchio è un libro corrusco e infero, nient’affatto rassicurante, e Mattotti ne afferra il nucleo sotterraneo di formicolante inquietudine. La pioggia, il freddo, la fame, il fango, tutto ci racconta di una difficoltà di vivere faticosa ed estrema. Pinocchio corre, scappa, come nella copertina, e sopra di lui qualcosa incombe sempre minaccioso, siano i due carabinieri, totem ieratici, sia il terribile Mangiafoco, che emerge dalla gran barba nera, sia il Pescecane addormentato o la roccia indifferente che sovrasta il burattino piangente sulla tomba della Bambina dai Capelli Turchini.

Le avventure di Pinocchio, disegni di Lorenzo Mattotti, 1990


Per non dire di quella che riteniamo essere la tavola più bella e terribile del libro, con il corpo del burattino impiccato sotto un vento di tormenta, in una notte livida e minacciosa, gelida come la morte. Una tavola tutta risolta a colpi di pittura, veloce, instabile, piegata verso il buio sotto un vento violento e strapazzone.

Le avventure di Pinocchio, disegni di Lorenzo Mattotti, 1990

Mattotti riesce a rendere da maestro quell’angoscia che corre sottotraccia in tutte le Avventure, quel non trovare mai pace, quell’affannoso girare a vuoto. Pinocchio muore, Collodi ha deciso di finir qui il libro, sconsolatamente, senza una catarsi che dia al lettore un motivo o una speranza. Pinocchio è uno sconfitto, perderà le monete d’oro e sta perdendo la vita: rimane lì, come una povera cosa squassata dal vento. Quando il vento si placherà sarà un corpo immobile e inutile, fuso tra grandi masse di colore indifferenti ed eterne.

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