24. Jörg Muller. Dove c'era un prato
C'è un prato, in una zona collinare con le montagne sullo sfondo: nel mezzo una casetta rosa con i tetti spioventi. Davanti c'è un albero che, a primavera, mette fiori bianchi. C'è, o meglio, c'era. Perché poi arrivano la ferrovia, e poi le strade asfaltate e le auto, e poi i grandi silos, e poi le gru con lo stabilimento industriale, e la casetta rosa con i tetti spioventi viene abbattuta per far posto alla superstrada che lambisce il prossimo, inevitabile, centro commerciale.
Il libro di Jörg Muller è del 1973 (Alle Jahre wieder saust des Presslufthammer nieder, nel titolo originale edito da Saurlander). In Italia lo aveva proposto, l'anno seguente, la Emme Edizioni e Rosellina Archinto aveva accompagnato le tavole, ampie e ariose, dell'artista svizzero con brevissime didascalie che raccontavano una storia complessiva di trasformazione e/o di deturpazione del territorio che, in verità, era già perfettamente chiara dallo scorrere dei disegni.
Un racconto esemplare comunque, asciutto ed essenziale. Le parole non possono aggiungere nulla alla forza delle immagini; possono, al più, evidenziare il senso di nostalgia, politicamente ecologica, che ci prende di fronte allo stupro continuo e arrogante del territorio.
"Questo libro - scrive Rosellina Archinto all'inizio della storia - spiega come, nel corso di pochi anni, si distrugge un bel prato. È una storia che si ripete un po' dovunque. Perché non cerchiamo di evitarlo?"
Parole del 1974.
Jörg Muller, Dove c'era un prato, Emme edizioni, 1974.
Uno dei libri-seme più straordinari. Quando arrivò in Italia, negli anni settanta, fu dirompente. Insieme a Piccolo blu, Piccolo giallo di Leo Lionni e a Il paese dei mostri selvaggi di Maurice Sendak, anche questi pubblicati da Rosellina Archinto, fece scuola quando non c'erano ancora scuole di illustrazione.
RispondiEliminaEmanuela Bussolati
Pura poesia, eccezionale. E poi in ogni pagina c'era un gattino, si poteva anche giocare a cercare che fine avesse fatto..Grazie per averlo ricordato
RispondiEliminaPatrizia de Pasquale
È vero, in ogni tavola c'era un gattino bianco che si muoveva qua e là mentre la scena si trasformava, e uno dei divertimenti del libro consisteva nel trovarlo in mezzo al paesaggio. Non lo avevamo citato perché nella pubblicazione dei disegni sul blog individuarlo è quasi impossibile.
RispondiEliminaPensavo di essere l'unico ad averlo o quasi perché l'avevo comprato in edizione tedesca all'Athesia di Bolzano, invece...
RispondiEliminaPer me era struggente perché il paesaggio assomigliava in maniera impressionante a quello di Dobbiaco e anche l'urbanizzazione in corso intorno alla ferrovia era indentica. Un libro profetico se si va oggi a vedere il sito.
Non so perché non si parli più di cementificazione e di utilizzo del territorio come in quegli anni.
Ma Jörg Muller chi era? Cos'altro ha fatto? Un autore completo. Forse gli devo qualcosa anche per "Alla fine della scuola" ora che ci penso.
Di sicuro dovrò mettere il gattino bianco in tutte le tavole.
Conc
L'ho letta ai miei bimbi all'asilo, facendogli notare come i bambini non potessero più giocare liberi, alla fine della storia. Un libro bellissimo; le illustrazioni sono piaciute un sacco e si sono divertiti a cercare il gatto in tutte le pagine. A me ha commosso...
RispondiEliminaNell'inverno 1988-89 sulla mia antologia di 2° media ("Leggere per", Editrice SEI) c'era proprio questa successione di disegni!! Feci un tema impersonandomi nell'albero del disegno, che raccontava l'evoluzione e la cementificazione del territorio circostante.. Che nostalgia..
RispondiEliminaCe l'ho ancora, recuperato dalla cantina dei miei genitori e mostrato a mio figlio.... l'ho anche sonorizzato per un lavoro di composizione musicale: ogni pagina illustrata viene descritta da suoni che sottolineano gli elementi del paesaggio in trasformazione... Da sfogliare accompagnati dall'audio....
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