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Emanuele Luzzati, Odissea, 1984 |
Le esperienze della 'f
igura', fondamentali per la maturazione visiva di un teatro sperimentale diverso da quello degli ‘
stabili’, sono conosciute e frequentate quasi solo da bambini, maestre, appassionati, addetti ai lavori. Pressoché sconosciute ad un pubblico diffuso.
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Emanuele Luzzati, Odissea, 1984 |
Di particolare importanza nel settore (vuoi per durata nel tempo, vuoi per continuità di intenti, vuoi per qualità di elaborazione) l’esperienza di
Teatro Gioco Vita che, partito nel 1971 come gruppo di ‘animazione teatrale’, con una forte caratterizzazione pedagogica e, perché no, politica (sono mitici, nel ricordo di quella pedagogia, i libri che
Franco Passatore,
Silvio Destefanis e
Ave Fontana andarono compilando in quegli anni: un titolo per tutti , “
Io ero l’albero, tu il cavallo”), è andato via via puntualizzando la sua proposta nel particolarissimo genere del ‘teatro d’ombra’, indagato in ogni sua piega e sfumatura, al di qua e al di là della tradizione orientale.
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Andrea Rauch, Il castello della perseveranza, 1985 |
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Andrea Rauch, Peter tra il Qua e il Là, 1993 |
Quelli di
Teatro Gioco Vita, sempre coordinati da
Diego Maj, leader e anima storica del gruppo e allestiti, per la parte concettuale e metodologica da
Fabrizio Montecchi (che di moltissimi cura anche la regia e l’apparato scenico), sono spettacoli di gran fascino, stupefacenti e mirabolanti. Contengono tutta la sapienza e la magia degli ‘effetti speciali’ fatti con un suono, una luce, una candela, un’ombra su teli che si muovono, ballano, ondeggiano, diventano mare, cielo, azione. Naturalmente è difficile, con poche parole, riandare al nocciolo di un’esperienza quarantennale che è passata, via via sperimentando, dalla sagoma nera al colore, dall’oggetto al corpo, dal telo fisso ai teli mobili.
Il gruppo, mantenendo salda l’impostazione di fondo, si è sempre aperto a collaborazioni grafiche, registiche, musicali, teatrali in senso generale, che potessero apportare linfa nuova su un corpo ben piantato. Così nel corso del tempo gli spettacoli di
Gioco Vita hanno visto le collaborazioni di
Leo Lionni, Enrico Baj, Graziano Pompili, Tonino Conte, Egisto Marcucci, Paolo Poli, Andrea Rauch, Tino Schirinzi, Nicola Piovani, Ivano Fossati, Oscar Prudente, Nicola Lusuardi, Piero Formentini. Fino a giungere, punto di vertice ma anche di partenza per l’esperienza figurale, a
Lele Luzzati, che preparò molti degli spettacoli più belli e famosi e a
Nicoletta Garioni che oggi costituisce, nel disegno e nella costruzione delle sagome, l’anima pittorica ed emotiva del Teatro, capace di solidissima autonomia creativa ma anche soavemente disponibile a dar mano ‘realizzativa’ agli artisti 'ospiti'.
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Emanuele Luzzati, La boîte à joujoux, 1986 |
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Leo Lionni, Pescetopococcodrillo, 1986 |
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Nicoletta Garioni, Miracolo a Milano, 2002 |
Nicoletta, bravissima e giovane, costituisce, per
Teatro Gioco Vita, una specie di ‘memoria al futuro’, quasi una vestale preziosa di una grande esperienza collettiva. La certezza della continuità. Dal 1971 ad oggi sono passati quarant’anni precisi (
Dodicimilacinquecentoventi giorni, e più, come assicurava il titolo del librone autocelebrativo pubblicato un paio di anni fa da Electa) ma si può essere sicuri che l’esperienza non si arresterà qui.
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Enrico Baj, L'uccello di fuoco, 1994 |
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