giovedì 8 settembre 2011

Maestri 11. Kveta Pacovska

Kveta Pacovska è nata a Praga nel 1928, dove si è diplomata all’Accademia di Arti applicate nel 1952, sotto la guida di Emil Filla. Nel 1960 ha iniziato a progettare libri illustrati intesi come oggetti d'arte tattili e tridimensionali (i suoi testi sono stati tradotti in tedesco, inglese, giapponese, francese, italiano, portoghese, danese, finlandese, olandese e cinese).
Ha avuto premi e riconoscimenti internazionali prestigiosi, fra cui la Golden Apple della Biennale di Bratislava nel 1983, il Premio Hans Christian Andersen nel 1992. Nel 1998 ottiene il riconoscimento speciale del Premio Bologna Ragazzi per il libro Alphabet.



Nonostante sia universalmente conosciuta e apprezzata per il suo impegno nella pittura 'adulta', Kveta Pacovska dedica ancor oggi un'attenzione particolare al libro per l’infanzia. "Un libro illustrato - afferma - è la prima galleria d'arte che il bambino visita." E, nel caso della Pacovska, questa galleria è veramente un grande e fascinoso museo, a misura di bambino (e a misura di tutti), dove inseguire i sogni propri e quelli dell’artista, perdersi tra i segni e le figure, nascondersi dietro i testi e le illustrazioni, tra i pezzetti di carta colorata, sprofondare nei tagli e nelle fustellature delle pagine.




Kveta Pacovska non fa certo sconti, non viene a compromessi con nessun mercato: chi guarda e sfoglia un suo libro deve stare al gioco, inseguire ricordi aerei da Klee o Kandinsky, fantasie dal futurismo di Balla, pupazzi bahausiani che rimandano a Depero e Schlemmer.
Leggendo una delle sue storie o una delle favole da lei illustrate si ha quasi l’impressione di stordimento.
I testi sono sempre pre-testi per dipanare un incredibile universo di creatività, ma, all’interno di questa creatività, la storia prende corpo e vita nei suoi tratti essenziali, nelle cose, grandi e piccole, che più si fissano nella memoria (la scarpetta di Cenerentola, ad esempio).
Proprio quella scarpetta ci sembra esemplare del rapporto di Kveta Pacovska con il libro illustrato, capace com’è di parlare il linguaggio particolare e creativo dell’artista e al tempo stesso salire a livello di archetipo universale. Una specie di ‘idea’ della scarpetta, con riflessi di specchio e macchie di colore, cartina di tornasole, madeleine proustiana per ricordare ed elaborare il ricordo.

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