Roberto Innocenti: schizzi per Long John Silver |
Ancor oggi qualcuno ci chiede quand’è che uscirà in libreria l’Isola del Tesoro che avevamo annunciato più di un anno fa e che si era perso all’interno della ‘leggenda’ di Roberto Innocenti, illustratore magnifico, tra i più grandi nel panorama mondiale, ma a cui non è certo consigliabile mettere premura.
Invischiato all’interno del suo Cappuccetto Rosso, de l’Isola avevamo perso le tracce anche noi, al punto di cominciare a considerarla una bella favola metropolitana. Continuavamo a rispondere, a chi ce ne chiedeva notizie, con una stretta di spalle e con alcune frasi laconiche, del tipo “Eh, Innocenti…”, sottintendendo sempre che ai geni non si deve far fretta, che i tempi di Roberto si misurano in ere geologiche e via motteggiando.
Roberto Innocenti disegna la mappa dell'Isola del Tesoro |
Ora, si deve dire che quello che ci lega all’Isola del Tesoro è un rapporto davvero speciale. Non solo e non tanto perché, da sempre, pensiamo che sia il libro di avventure più bello che sia mai stato scritto, ma perché si è trovato, da anni, al crocevia dei nostri rapporti con Roberto.
Quasi sempre infatti, al concludersi di una delle sue opere e al momento di mandarla in stampa, quando cioè ci si trovava a ragionare e a consigliargli un nuovo libro da illustrare, l’Isola del Tesoro saltava fuori. Per poi rientrare nell’ombra e non farne mai di niente. L’Isola era una nostra prima scelta, un nostro desiderio, una voglia che pensavamo non avremmo mai visto appagata. Sempre c’era qualcosa che impediva a Roberto di realizzarla; o il sopraggiungere di un altro progetto, o una commissione cui non si poteva dire di no, o una titubanza o qualcos’altro. L’Isola di Stevenson era diventata un’Isola che non c’è, e che probabilmente non ci sarebbe mai stata se non avessimo forzato la mano e non avessimo inserito il titolo nella nostra Piccola Biblioteca dell’Immaginario, convincendo Roberto a farci più che un pensierino, a considerarlo un impegno. Sub specie amicitiae gli avevamo, in sostanza, fatto firmare una cambiale in bianco che alla fine è stata messa all’incasso.
La mappa dell'Isola |
Ma non è di questo che volevamo parlare.
Via via che il lavoro procede e che abbiamo il privilegio di vedere i disegni formarsi quasi sotto il nostro sguardo, ci accorgiamo quanto diverso sia l’occhio dell’illustratore da quello del lettore. I disegni, che Roberto ci fa vedere, stanno diventando una specie di workshop, un seminario continuo sulle tecniche e sui modi, sulla logica stessa, del ‘suo’ fare illustrazione.
Il capitano Billy Bones |
Ora, va da sé che non esiste un solo modo di illustrare (ne abbiamo parlato molte volte) un classico. Molti artisti preferiscono ‘sovrapporsi’ al testo con una propria lettura autonoma, altri cercano di inserirsi nella ‘storia’ dell’illustrazione di quel particolare libro. Ogni scelta è giustificata, giustificabile e sacrosanta.
Roberto Innocenti disegna Pew |
Così, mentre noi ci baloccavamo mentalmente con l’idea ‘platonica’ del pirata John Silver (ne avevamo anche un’immagine di riferimento precisa, quella di Walter Matthau nei Pirati di Roman Polanski, con l’inquartata rossa, gli alamari d’oro e la gamba di legno) Roberto tirava fuori dall’Isola i riferimenti, per lui irrinunciabili, da Robert Louis Stevenson, che non ci racconta di un pirata immaginario e romantico, ma di un oste che è stato un feroce bucaniere, che vuol tornare ad esserlo, ma che ha faccia e modi e aspetto da cuoco di taverna. E se la faccia di Long John è “larga come un prosciutto”, larga come un prosciutto abbia a essere. Se il cieco e laido Pew ha un cappuccio e una mascherina verde, state pur tranquilli che l’immagine disegnata da Roberto Innocenti avrà cappuccio e mascherina verde. Per non dire della cicatrice e del bastone ricurvo di Billy Bones.
Il cieco Pew e Jim Hawkins |
E siamo giunti all’Hispaniola che non è, come avevamo sempre pensato leggendo la traduzione italiana, una goletta ma uno shooner, barca a cui non sappiamo trovare una definizione e una traduzione decente in italiano. La goletta ha caratteristiche differenti e Roberto ha disegnato proprio uno shooner (e noi abbiamo mantenuto la parola inglese nel testo), barca a due alberi, bassa di ghiglia, piccola ed agile (e anche qui il nostro preconcetto, che immaginava un galeone, è stato bellamente beffato).
Lo shooner di Innocenti |
Roberto è il mio mito!Sono orgogliosa di averlo conosciuto e di avere una foto con lui!
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