Tex Willer e Kit Carson disegnati da Giovanni Ticci |
I Bonelli, perché anche Sergio aveva partecipato a quell’avventura scrivendo molte storie di Tex con lo pseudonimo di Guido Nolitta (per non confondere la sua personalità con quella del ‘mitico’ padre), paladini dell’integrazione razziale ante litteram? Potrebbe anche dirsi così, ma ci piace soprattutto pensare che fossero paladini del buon senso, contrari all’arbitrio, alla violenza contro i più deboli, alla prevaricazione, all’affarismo.
Sergio Bonelli era stato anche autore della sua casa editrice, curando per molti anni le storie di Zagor e di Mister No. Gusto dell’avventura, del fantastico, un pizzico di anticonformismo, accuratezza dei particolari storici e dei riferimenti; queste le caratteristiche della sua scrittura, che aveva certo mutuato dal padre e che aveva cercato di trasmettere ai suoi collaboratori.
La squadra di Bonelli (negli anni si sono aggiunti ai titoli della casa editrice, Dylan Dog, Ken Parker, Nathan Never, Martin Mystere…) è stata, e ci auguriamo che continui ad essere, una delle scuderie italiane di fumettisti più seria e qualificata: si devono ricordare, a questo riguardo, Aurelio Galleppini (il primo disegnatore di Tex), Guglielmo Letteri, Giovanni Ticci, e poi, alla rinfusa, Fusco, Niccolò, Civitelli, Villa senza dimenticare gli apporti saltuari, vere e proprie dichiarazione d’affetto di molti altri grandissimi, quali Buzzelli, Milazzo, Magnus. Chi conobbe Sergio Bonelli ricorda il suo essere sempre ‘dalla parte degli autori’ e non solo dalla parte della sua impresa. Ci piace sottolineare questo aspetto.
Oggi Aquila della notte, lo Spirito con la scure, Lungo fucile, l’Indagatore dell’incubo e tutti gli altri personaggi delle sue storie, sono tristi. E noi siamo tristi con loro.
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