Struwwelpeter, copertina, 1845 |
È Pierino il Porcospino.
Egli ha l'unghie smisurate
Che non furon mai tagliate;
I capelli sulla testa
Gli han formata una foresta
Densa, sporca, puzzolente.
Dice a lui tutta la gente:
Oh, che schifo quel bambino!
È Pierino il Porcospino.
In tempi di pedagogia attenta e rispettosa, politicamente corretta (tempi in cui si storce il naso davanti alla strega di Biancaneve o al lupo di Cappuccetto Rosso) viene da chiedersi perché continui il successo e non tramonti il fascino dello Struwwelpeter, il libretto ‘educativo’ forse più famoso dell’Ottocento, certo fuori tempo e certo non in sintonia con ogni moderna dottrina pedagogica.
Forse la risposta è proprio nell’enunciazione della domanda. La fortuna e il fascino del Pierino Porcospino (il titolo che Gaetano Negri, primo e unico traduttore italiano, dette alla raccolta di filastrocche del dottor Heinrich Hoffmann, tedesco di Francoforte, che fece stampare il suo libretto nel 1845) risiedono nell’ambiguità delle storie, nell’enormità iperbolica delle punizioni, nella ‘crudeltà’ ghignante, almeno per noi, di quanto accade nella pagina. Perché, come ci ha spiegato molte volte Antonio Faeti, il bambino è un ossimoro e racchiude in sé malvagità e bontà, serenità e angoscia, coraggio e paura.
Le storielle-filastrocche del Pierino ci appaiono dunque esagerate, (ma noi abbiamo digerito ben altre lezioni pedagogiche in questi 170 anni, dal libro Cuore al Dottor Spock!), e Hoffmann, che era medico psichiatra, applicava al suo sistema educativo (consistente, sostanzialmente, nell’insegnare le buone maniere al proprio figlioletto Karl e agli altri 'discoli' dell'epoca) la legge del contrappasso, dove, ad ogni azione, corrisponde una reazione uguale e contraria e la punizione, inevitabile, è la conseguenza del proprio operare (la lezione di Hoffmann, per inciso, non sarà certo estranea al grande Wilhelm Busch. Max und Moritz ripercorreranno le péste dei monelli del Pierino e la loro punizione sarà altrettanto esemplare e crudele!).
Wilhelm Busch, Max und Moritz, 1865 |
Assunzione di responsabilità senza se e senza ma, dunque! Occhio bambini, che a non mangiare la minestrina si rischia di morir consunti e a giocare con i fiammiferi si può bruciare vivi. Per non dire cosa può accadere a chi ha il vizio di succhiarsi il pollice.
Dice la mamma: «Mio buon Corrado,
Per pochi istanti io me ne vado,
Vo' che tu sia studioso e buono,
Non far disordine, non far frastuono.
E guai se il pollice succhiar vorrai!
In modo orribile ten pentirai.
Tu non l'aspetti, ma, di soppiatto,
Entrerà il sarto tutto ad un tratto,
Taglierà il pollice col forbicione,
Come se panno fosse o cartone».
La mamma appena la soglia ha tocca,
Ed ecco il pollice è nella bocca.
S'apre la porta ed il sartore
Entra a gran salti pien di furore.
Col forbicione, zig zag, recide
Al bimbo i pollici; il bimbo stride,
Invan, ché il sarto se n'è già andato
Col forbicione insanguinato!
La mamma attonita e sbigottita
Vede Corrado senza due dita,
E quei due pollici, così tagliati,
Mai più a Corrado son rispuntati.
Comunque sia, abbiamo detto, la fortuna dello Struwwelpeter non accenna a diminuire. In Italia l’editore libraio Hoepli lo pubblica e lo tiene a bancone dal 1882; a Francoforte gli è stato dedicato un Museo che raccoglie edizioni, disegni e memorabilia.
Il Pierino è stato e, crediamo, sarà ancora a lungo oggetto di imitazione, di esegesi, di commento, di satira.
Nel 1941 gli inglesi Robert e Philip Spence disegnarono e diffusero uno Struwwelhitler che sostituiva ai personaggi delle filastrocche, pur lasciandone invariate le caratteristiche, i protagonisti della politica dell’epoca, da Hitler a Mussolini, a Stalin, a Goebbels, a Goering, a Hess.
Le storielle crudeli di Heinrich Hoffmann diventano, nei disegni e nei versi dei fratelli Spence, le storielle, ben altrimenti macabre, della rovina dell’Europa e della tragedia della seconda guerra mondiale.
Grazie per l'aggiornamento. Segnalerò anche io il vostro post. Un saluto, Anna Castagnoli
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