mercoledì 11 aprile 2012

Libri recuperati. 19. La città

Libri che non avevamo segnalato perché il nostro blog non esisteva ancora. Libri che abbiamo segnalato altrove. Libri che meritano comunque di essere segnalati e ricordati. Libri mai usciti in Italia. Libri memorabili per testi e immagini. Libri.

19. Armin Greder. La città

Di Armin Greder tutto il mondo aveva conosciuto, apprezzato e amato l’Isola, libro fortunatissimo, vincitore di molti premi, tradotto in italiano da Alessandro Baricco per Orecchio Acerbo.

L’Isola era la favola amara della solitudine, della paura del diverso, della chiusura claustrofobica nei riguardi del mondo esterno. Era, di tutto questo, una metafora possente e magnifica.
La città è quasi il sequel di quel  libro ed è ancora più assolutamente cupo e pessimista. Di bellezza quasi panica. La paura di crescere, ma anche di far crescere. Ancora una metafora, o meglio, una parabola. La città, di cui aver paura e da cui essere attratti. E ancora l’uomo: l’uomo solo.

La madre, vedova del soldato, si ritira dalla città nel bosco per salvare il figlio che crescerà con lei, solo con lei, protetto da lei. La città è il luogo da cui fuggire, la pazza società che come Saturno divora i suoi figli. Ma è anche il luogo dove si deve tornare per completare ogni processo di crescita. È amore e odio, attrazione e repulsione. Nel bosco, dove madre e figlio vivono soli, passano i saltimbanchi e i clowns, metà Ensor metà Picasso, che cercano la città. Ancora attrazione, ancora repulsione. La madre, che cresce il ragazzo come lui fosse una sua appendice vitale, muore e il figlio si incammina portando con sé le ossa per seppellirle da qualche parte. Ma la madre morta non vuole che le sue ossa siano seppellite, non vuole abbandonare il figlio, vuol continuare a proteggerlo o a divorarlo. E lui deve uccidere di nuovo quelle ossa per poter essere libero e tornare a crescere, per andare di nuovo verso la città folle e affascinante che lo aspetta.



La città è una storia corrusca e mirabile, notturna, dove la poca speranza è data dallo scioglimento della metafora. Ed è un racconto che nulla concede, per parole o immagini, al lettore. La conclusione sarà comunque sempre angoscia: per crescere, essere liberi, si dovrà uccidere la madre, affrancarsi dal suo amore, impalare il vampiro, tornare verso la società, affrontare la vita.


La storia di Greder è cupa come un noir, come una delle storie di formazione di Stephen King o uno dei racconti di quell’orco pedagogico di cui parla Antonio Faeti nella sua postfazione al volume. L’orrore della condizione umana va visto e affrontato, e a nulla serve cercare di nascondere le ossa sotto una coperta. Viene il momento di seppellirle e di cominciare finalmente a crescere. Nella città magari.

Armin Greder, La città, traduzione di Alessandro Baricco, postfazione di Antonio Faeti, Orecchio Acerbo, 2009,  euro 15,00.

1 commento:

  1. Libro bellissimo.
    Su You Tube si può trovare una videolettura prodotta dall'Università di Trento
    www.youtube.com/watch?v=XZ8n7W_yFtY
    nadia

    RispondiElimina