giovedì 12 aprile 2012

Arte, immagini e gioco in ospedale

Simone Frasca, Bruno lo zozzo e il maiale Giovanni



La progettazione architettonica, la grafica e il design del nuovo Ospedale pediatrico Meyer di Firenze (tra il 2002 e il 2007), e l’offerta sanitaria conseguente non vennero vissuti e esauriti solo in se stessi, ma, nell’idea dei progettisti e secondo la volontà della Fondazione dell’Ospedale, diretta fino al 2009 da Carlo Barburini, dovevano essere un centro di relazioni in cui le attività fantastiche, di apprendimento, crescita e gioco dei bambini, avessero una loro soddisfazione. La creazione, all’interno della struttura, di Ludoteche, spazi gioco e biblioteca, attività di laboratorio, workshop didattici e artistici rispondevano quindi ad una logica precisamente individuata. Si cercava cioè di non creare fratture tra la vita ‘normale’ del bambino e la sua condizione 'eccezionale’ di bambino malato. Ma tutto ciò è ben chiaro a chiunque conosca, anche superficialmente, l’attività passata e 'storica' dell’Ospedale Meyer.

Fabio De Poli, Vetrata

Fabio De Poli, Giovanni Pecchioli,  Vetrata e Giostra

Fabio De Poli, Vetrata

La costruzione della nuova struttura, abbiamo detto, consentì un significativo passo in avanti. Fu  possibile infatti ipotizzare una progettazione non episodica dello spazio; interventi organici e coordinati tra architettura, illustrazione, design con naturalmente un occhio sempre attento a quanto queste discipline potessero contribuire a garantire prestazioni più efficaci e cordiali. Una struttura sanitaria dedicata ai bambini e alle loro famiglie non può infatti limitarsi ad offrire cure mediche, ma deve tenere in gran conto anche gli aspetti psicologici e emotivi che la condizione di difficoltà genera.

Paolo Guidotti, l'albero nel giardino

Il ricovero, o comunque il contatto con l'ospedale, deve pertanto essere il più possibile rassicurante e pacato e perché tutto questo sia possibile è anche necessario che gli ambienti (tutti gli ambienti) non suggeriscano solo l’idea di un ‘luogo di dolore’ ma parlino al bambino anche un linguaggio a lui più consueto: quello, appunto, dell’immagine, della creatività, del gioco. Gli ambienti architettonici del nuovo Meyer, progettati dallo studio di architettura CSPE, suggerirono molte possibilità di intervento. Illustratori, scultori, pittori, fotografi, designers, contribuirono quindi, con uguale dignità e pregnanza, alla realizzazione del progetto.

Andrea Rauch, La scala per le nuvole

Andrea Rauch, La scala per le nuvole

Andrea Rauch, La scala per le nuvole

Si iniziò un percorso per arredare i singoli ambienti del nuovo ospedale (reparti di degenza, ma anche sale di attesa, sale mensa, servizi igienici, spazi collettivi, giardino ecc.) seguendo l’immaginario di artisti che declinarono la visualità del Meyer creando ‘racconti immaginari’ sui quali i piccoli ospiti dell’Ospedale potessero innestare una propria esperienza fantastica. Non un Luna-Park, comunque, ma un grande oggetto 'transizionale' che rendesse meno traumatico il ricovero e la frequentazione dell’ospedale.

Paolo Favi, La casa della Fatina

Sophie Fatus, Nel nome della pace

 Gli interventi, sotto il progetto generale Meyer Art, furono coordinati, fino al 2009, da Andrea Rauch e hanno visto operare Fabio De Poli (la 'grande vetrata', con oltre sessanta metri di luce sulla sala d’aspetto generale), Dario Bartolini (le 'costellazioni' nel vano terra-tetto), Andrea Rauch stesso (otto grandi tele ‘La scala per le nuvole’), Sophie Fatus (quattro sculture ‘Nel nome della pace’), Giovanni Pecchioli (le ceramiche delle ‘Giostre’), Paolo Guidotti (il ‘grande uccello’ in metallo smaltato per il giardino accanto alla serra-reception), Gianni Fanello (l’acquario con i ‘Pesci idraulici'). E inoltre, le quarantotto tele di Guido Scarabottolo per l’arredamento delle stanze degenza (variazioni sui temi ‘Terra Aria Cielo’), le grandi tele di Paolo Favi dedicate alle ‘case di Pinocchio’. Simone Frasca ha disegnato Bruno lo zozzo e Giovanni il maiale che, sulla Presa della pastiglia (con il certificato di Grande Coraggio tutt'ora dato ai bambini), e  nelle attività degli operatori della Ludoteca, sono ancora i testimonial delle attività dei bambini.

Guido Scarabottolo, Arredi per le stanze di degenza



Guido Scarabottolo, Aria

Guido Scarabottolo, Acqua

Guido Scarabottolo, Terra

Nella Ludoteca, negli spazi gioco disseminati ovunque nella struttura, i ‘giocattoloni’ e gli arredi di Gilberto Corretti, uno dei progettisti storici del gruppo Archizoom, e degli altri operatori del progetto Care Toys. “In un ospedale pediatrico – disse allora Corretti – il gioco è terapeutico. Tramite il gioco il bambino analizza i problemi con cui si scontra, elabora strategie per sminuire la proprie paure trasformando il gioco nello specchio della propria condizione psicologica e fisica. Il gioco è un fattore aggregante fra bambino, genitori e personale dell’ospedale. Il gioco aiuta a superare la barriera di silenzio e della serietà dell’ospedale, inteso come spazio mentale prima che fisico.”

Gilberto Corretti, Care Toys

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