Dino Buzzati, Poema a fumetti, Mondadori, 1969 |
Parecchi mi hanno rimproverato l'eccessiva frequenza, nelle pagine, di ragazze nude disegnate con accento libertino. Io l'ho fatto per tre motivi: primo, la nudità mi sembra il costume più adatto nel mondo dei più; secondo, disegnare dei nudi è più gradevole e stimolante che disegnare delle persone vestite (almeno per me); terzo - e qui direte che mi dò la zappa sui piedi, ma perché essere ipocrita? - pensavo che l'ingrediente fosse producente agli occhi del pubblico. (Dino Buzzati, Corriere della Sera, 8 febbraio 1970)
I fumetti e il poema
In via Saterna, strada inesistente in un centro di Milano fin troppo reale, Orfi, rampollo di una famiglia nobilmente decaduta, cantante pop di un qualche successo, vede entrare, in una porticina, Eura, la sua fidanzata. La ragazza è morta e quella che Orfi vede è la sua ombra diafana. Il giovane tenta di attraversare la porta degli Inferi per riprendersi l’amata e riportarla alla vita ma lei non potrà raggiungerlo perché la morte è assoluta, non scende a patti, e il legame che, in poesia, lega indissolubilmente Eros a Thanatos, si scioglie nel dolore bruciante e inutile del ricordo.
“Io sono Orfi, lo dimentichi? Con le mie canzoni sono arrivato a te, adesso canterò la storia più bella, canterò l’amore che qui non avete.”
“No, le tue canzoni non bastano. Qui comanda la grande legge. Non credere alle vecchie favole. Non posso accompagnarti lassù. Povera favola di Orfeo. Anche se tu non ti volterai indietro, non servirebbe lo stesso.”
Dino Buzzati, Poema a fumetti, Mondadori, 1969 |
Dino Buzzati, Poema a fumetti, Mondadori, 1969 |
Buzzati racconta le immagini e disegna le parole. Parole e immagini che costruiscono il racconto archetipico di Orfeo ed Euridice, ma che, a questo racconto, tolgono ogni speranza.
Perché il mondo che lo scrittore vede attraverso gli occhi del suo personaggio è come deformato da una lente che ne liquefà i contorni, come in un orologio di Salvador Dalì, o che rende solitarie e sfuggenti le vie della città, stanche in giochi prospettici metafisici, o che mette in scena la realtà della fiaba della canzone popolare o quel teatro dell’assurdo che occhieggia dietro ogni accenno di surrealismo.
Il ‘poema a fumetti’ di Dino Buzzati (di cui abbiamo già parlato qui e qui), costruito alla fine degli anni ’60, si nutre di tutte queste suggestioni grafiche e il catalogo delle citazioni e dei riferimenti è ingombrante e cospicuo. C’è la metafisica di De Chirico e il surrealismo di Max Ernst, la pop art di Roy Lichtenstein, e poi Magritte, Munch, Delvaux. Ma anch’essi sono filtrati prima di fermarsi nelle pagine del 'poema' e quello che vediamo è quasi una storia dell’arte del novecento condita in salsa underground, con le rozzezze e le ingenuità, ma anche l’immediatezza, del fumetto popolare.
Il gioco semplice e raffinato di un dilettante di genio: un grande poema moderno. A fumetti.
Dino Buzzati, Poema a fumetti, Mondadori, 1969 |
Dal 18 al 28 febbraio 2013, Teatro Libero ha il piacere di presentare il debutto milanese di "Poema a fumetti", diretto ed interpretato da Paolo Valerio con videoproiezione delle immagini originali del testo di Buzzati.
RispondiEliminaNuova produzione 2012 del Teatro Stabile di Verona.
Per info 028323126 - biglietteria@teatrolibero.it
http://www.facebook.com/events/335994869850262/