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David McKee |
Nella vasta produzione disegnata di David McKee due possono essere i filoni principali da cui far partire la nostra analisi: da una parte l'accettazione della diversità e dall'altra la creazione fantastica del reale, o, se vogliamo, la normalità quotidiana nel suo rapporto con la fantasia e la fiaba.
Elmer, certo il suo personaggio più popolare, protagonista di molti libri illustrati per Andersen Press (in Italia sono usualmente tradotti da Mondadori), è l'elefante patchwork e per lui è difficile accettare la 'diversità'. Gli altri elefanti sembrano non farci troppo caso ma per Elmer è un tormento vedersi così colorato in mezzo a quel mare di 'grigio elefante'. Così cercherà di dipingersi di grigio con il succo delle bacche della foresta ma il suo tentativo gli farà perdere identità e allegria finché, sotto un temporale, i suoi colori torneranno a farsi vedere e, ad Elmer e agli altri elefanti, spunterà di nuovo il sorriso e l'allegria.
Da quel giorno, ogni anno, gli elefanti della foresta celebrano il 'giorno di Elmer': tutti si dipingono di colori fantastici, a strisce, a pallini, a chiazze, e solo Elmer si dipinge, manco a dirlo, 'color grigio elefante'.
La morale della favola è chiara e non ci sarebbe bisogno nemmeno di soffermarcisi troppo: la felicità è quella che deriva dall'accettare la propria natura e convivere serenamente con quella. L'allegria di Elmer è un 'valore aggiunto' alla sua alterità e lui è apprezzato e amato proprio per questa. D'altronde il tema aveva già avuto cantori illustri nel quadro della narrativa illustrata per ragazzi e bambini e basterà, a tal proposito, ricordare soltanto Leo Lionni che, con Un colore tutto mio e Cornelius, aveva dettato pagine fondamentali sul diritto, e quasi il dovere, di essere diversi.
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David McKee, Elmer, 1989 |
Il tema ritorna spesso nelle opere di McKee e spesso si accompagna ad altre notazioni 'dolorose' del convivere, perchè a volte, putroppo spesso, la diversità genera diffidenza, ostilità, rancori.
Abbiamo già parlato, in altro momento, di Not now Bernard, con la storia del bambino che vive tra l'indifferenza scostante dei genitori, e a quel post non possiamo che rimandare.
I due mostri vivono in un'isoletta; sono separati da una montagna e, senza vedersi mai, si odiano e si combattono continuamente. A forza di tirar sassi e pietre da una parte all'altra della montagna, riusciranno a spianarla e allora, quando saranno finalmente faccia a faccia, si accorgeranno che i loro punti di vista non sono poi così dissimili.
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David McKee, Due mostri, 1985 |
I temi che David McKee affronta non sono affatto leggeri, come si capisce, ma il tocco è elegante e delicato anche se a volte, come nel caso di Bernard, crudelmente beffardo. McKee e il suo alter ego, Tony Ross, non mancano mai di condire le loro storie con una dose, generalmente abbondante, di divertita ironia. Sembra quasi che i due non si prendano mai troppo sul serio (per Tony Ross avevamo parlato di continuo understatement) ma a ben guardare sotto il sorriso si intravede una smorfia amara e, a volte dolorosa.
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David McKee, King Rollo, 1986 |
Avevamo detto all'inizio che i temi di costante riferimento per David McKee sono due e il secondo di essi, la ricreazione fantastica del reale, è un vero e proprio topos della narrativa inglese recente per i più piccoli. Re, principesse, maghi che si comportano proprio come la mamma o la zia, e avvicinano l'esperienza quotidiana del bambino a quel mondo di fantasia e di sogni che è indispensabile per la sua crescita e formazione.
King Rollo, con le sue storielle minime e rapsodiche, fa parte di questa logica.
"Nevica!" "Certo, è inverno." e il reuccio si attrezza per giocare con la neve e costruirsi un pupazzo, controllato sempre con affetto dalla sua famiglia, tutta presa nelle sue domestiche occupazioni.
Rollo vede le foglie che crescono e che cadono, scopre la natura da solo, perchè tutti hanno da fare, ma non viene mai abbandonato a se stesso con indifferente noncuranza. Tutti gli prestano attenzione e lo incoraggiano sulla strada della scoperta, della conoscenza, del divertimento. Quello che in Not now Bernard si era risolto in malinconica solitudine in King Rollo diventa occasione di gioia partecipata.
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David McKee, King Rollo, 1986 |
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