Gli stemmi araldici, nel migliore dei casi, sono la nostra storia, i marchi la nostra cronaca.
Altre culture hanno avuto dinamiche diverse. Il Mon ("marchio") giapponese è l'equivalente del nostro "stemma" ma la storia della sua affermazione non segue esattamente l'andamento occidentale.
L'araldica giapponese è, accanto a quella europea, la più antica e la più sistematizzata. Nata nel XII secolo si sviluppò fino all'800; fu usata dalla famiglia imperiale, dalle grandi famiglie feudali e dai samurai e in seguito si estese capillarmente alle altre classi sociali.
Nell'800 - come l'araldica in Europa - il mon andò decadendo: solo oggi ha ripreso vigore con le applicazioni legate alle imprese industriali e commerciali. Tra mon 'istituzionali' e mon 'commerciali' non esiste infatti frattura. Nascono dalla stessa matrice tradizionale e vengono ridisegnati con una stessa logica di astrazione simbolica. Oltre ai designers esiste infatti in Giappone una specie di corporazione degli 'araldisti' che devono fare un complesso tirocinio di 5 anni per esercitare la professione.
I motivi grafici dei mon sono generalmente inseriti in cerchi: ma nel Giappone feudale venivano applicati su bandiere, kimono e oggetti. Le figure sono il più delle volte astratte, o sono stilizzazioni di fiori, uccelli, oggetti, armi etc. A volte sono veri e propri monogrammi; in questi casi la complessità visiva degli ideogrammi giapponesi rende, per noi occidentali, ancor più 'graficamente’ appetibili i segni trasformando, ai nostri occhi, i mon da 'lettere’ in 'figure’.
Bandiere delle prefetture di Aichi, Akita, Fukui, Hiroshima, Ishikawa, Yamaguchi, Mie, Nagano, Osaka. |
I mon delle città e delle prefetture (come quelli che pubblichiamo in questa pagina) sono spesso, come detto, la traduzione in segno stilizzato dell'iniziale, o alludono alla posizione geografica (mare, monti etc..) della località, o a concetti astratti (armonia, progresso etc.). Quello che comunque colpisce di più osservandone una serie, è l'omogeneità completa di intenti. Non si ha mai l'impressione di casualità, di approssimazione o di pasticcio. Dal punto di vista dell'approccio metodologico al disegno si tratta certamente di un esempio rilevante. (da Socialdesignzine)
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