I tre colori, bianco, rosso e nero (tre è un numero ovviamente apotropaico, il nero e il rosso, nella simbologia medievale sono equivalenti e opposti al bianco), si trovano già all’inizio della fiaba:
Una volta, a inverno inoltrato, mentre i fiocchi di neve cadevano dal cielo come piume, una Regina cuciva seduta accanto a una finestra dalla cornice d’ebano. E, mentre cuciva e alzava gli occhi per guardar scendere i fiocchi, si punse un dito e tre gocce di sangue caddero nella neve.
Il rosso era così bello su quel candore, che ella pensò fra sé:
– Avessi un bambino bianco come la neve, rosso come il sangue e nero come l’ebano!
Poco tempo dopo, diede alla luce una bimba bianca come la neve, rossa come il sangue e con i capelli neri come l’ebano. Per questo la chiamarono Biancaneve. E, quando nacque, la Regina morì.
E l’opposizione bianco rosso la ritroviamo anche all’interno della mela quando la contadina strega offre il frutto alla bambina dicendo: “ Guarda, la divido per metà; tu mangerai quella rossa e io quella bianca.”
Il seguito tutti lo sanno e se non fosse arrivato il principe per la povera Biancaneve sarebbe davvero finita male.
La simbologia è comunque evidente e contrappone al bianco della neve (la purezza che viene sporcata dal rosso del sangue, la passione) il nero e il rosso. Tutti gli atti avversi alla fanciulla (bianca, ma ha in sé anche il rosso e il nero, come ricorda l'inizio della fiaba!) sono o rossi o neri. È rosso il sangue del cerbiatto (ma sarebbe stato rosso anche quello di Biancaneve se il cacciatore non fosse stato mosso a compassione), è rossa la metà avvelenata della mela, sono rosse le braci che, alla fine, saranno la punizione della crudele regina. È nera la foresta dove scappa la fanciulla, è presumibilmente nera la veste della strega.
Ma siamo poi così sicuri che il bianco, il nero, e il rosso siano contrapposti e avversi, almeno a livello simbolico? Continuando a leggere Grimm non ci sentiremmo di giurarlo.
Biancaneve e Rosarossa, ill. Roland Topor, Grasset, 1983 |
Si potrebbe ipotizzare che l’una fosse un angelo e l’altra un diavolo, e anche questo sarebbe in sintonia con l’andamento delle fiabe, ma no: “Erano così pie, diligenti e laboriose, come al mondo non s’è mai visto.”
Però una differenza, che attiene alla sfera del simbolico, c’è. “Biancaneve era più silenziosa e più dolce di Rosarossa. Rosarossa preferiva correre per campi e prati, coglier fiori e prender farfalle.”
Quello di attardarsi nei prati a coglier fiori e inseguir farfalle dev’essere una caratteristica dell'indole passionale del rosso e ci ricorda un’altra famosa bambina vestita di quel colore. Ma il nero, che ancora non è comparso in scena, sarà pure l’avversario, il principio del male?
Biancaneve e Rosarossa, ill. Roland Topor, Grasset, 1983 |
Biancaneve e Rosarossa, ill. Roland Topor, Grasset, 1983 |
Bianco, nero e rosso tutti da una parte, senza contrasti. Anche perché l’orso nero si rivelerà essere un principe fatato e, liberato dall’incantesimo, sposerà Biancaneve. E Rosarossa? Sposerà il fratello del principe e anche la vecchia madre
“… visse ancora molti anni presso le figlie, tranquilla e felice. Ma portò con sé i due rosai, che davanti alla sua finestra davano ogni anno le più belle rose, bianche e rosse.”
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