lunedì 1 ottobre 2012

L'auditorium di carta e gli occhi del cane

La Paper Concert Hall dell’architetto giapponese  Shigeru Ban, meglio conosciuta a L'Aquila come Temporary Concert Hall (LTCH) e inaugurata il 7 maggio 2011 con un concerto diretto da Tomomi Nishimoto, è un esempio di architettura temporanea di particolare interesse non solo per la sua capacità di inserirsi con discrezione ed eleganza nel contesto paesaggistico circostante, senza invaderlo o alterarlo (e questo, nel caso specifico, proprio in virtù della sua “provvisorietà”), ma anche per i materiali scelti per realizzarla, che ne fanno un edificio a spiccato carattere ecosostenibile. Si tratta di una sala concerti da 230 posti a sedere, adiacente la nuova sede del Conservatorio di Musica “Alfredo Casella” nel quartiere di Acquasanta, e nasce da un’operazione culturale ma soprattutto da un’espressione di solidarietà fra i popoli. (da Architetturaecosostenibile.it)



Una struttura 'molto' sostenibile questa di Shigeru Ban, in cartone pressato, policarbonato per le vetrate, legno e sacchi di sabbia a zavorrare la costruzione. Anche un po' d'acciaio, naturalmente, ma solo quanto basta. Il costo, poco più di 600.000 euro, si deve al contributo del governo giapponese, sponsor principale dell'iniziativa.
Acustica perfetta, inoltre, e per la sede di un Conservatorio non è cosa di poco conto.

Struttura ideale, dunque, questo auditorium 'di carta', per ospitare la carta dei libri e i ritagli di carta dei ragazzi e degli artisti. Quasi un passaggio di testimone dal contenitore al contenuto.

Livio Sossi ascolta, Roberto Denti parla

Roberto Denti legge...

Livio Sossi e Roberto Denti hanno portato il contributo della loro sapienza specifica all'interno di questa edizione di Liber L'Aquila, che l'associazione Libris in Fabula ha messo su tra il 27 e il 30 settembre e che ha visto partecipare, oltre a molta della piccola editoria per ragazzi più interessante (bella la proposta di Lineadaria di Biella o quella di Acilia di Roma, ad esempio), anche i musicisti del Conservatorio, che hanno arricchito il programma delle giornate con vere e proprie chicche musicali, dall'Hansel e Gretel di Humperdinck, a Pierino e il Lupo di Prokofiev.


... e qualcuno mangia.

Poi naturalmente il piatto forte di una fiera del libro dedicata ai bambini e ai ragazzi sono stati i bambini e i ragazzi stessi, che alla manifestazione hanno portato il loro entusiasmo, le grida, il chiasso, la vivacità della loro giovane passione, hanno partecipato ai numerosi laboratori, e hanno ascoltato con interesse stupito le descrizioni delle 'magie' tecniche e cartografiche dei 'libri d'autore' che le ragazze e i giovani di Libris in Fabula hanno raccontato e spiegato durante l'arco delle quattro giornate.








Questa edizione di Liber L'Aquila, cui abbiamo partecipato per la prima volta, aveva, in tutta evidenza, la caratteristica del 'numero zero'. Allestita in una nuova struttura, lontana dal centro storico, in una città che cerca disperatamente di mettersi alle spalle l'esperienza tragica del terremoto. La vita continua, anche se le ferite sono ancora aperte e ovunque continuano a sanguinare, dalla basilica di Collemaggio alla piazza del Duomo, con i puntelli che sorreggono gli edifici, con la zona rossa che ancora chiude l'accesso a gran parte delle vie centrali, con una solitudine, quasi metafisica, che obbliga a camminare per le strade deserte mantenendo un silenzio che è, davvero, molto rumoroso.


La gente non è più nella città: pochi i negozi che resistono, i più hanno trasportato la loro vita in periferia, slargando i bordi di una comunità che era coesa ed ora si presenta sparpagliata e confusa.
Fa male passeggiare nelle vie aperte del centro. Qualche camionetta di alpini in mimetica a presidio della zona rossa, qualche operaio che lavora nel pezzetto che oggi si cerca di recuperare, qualche turista con la macchina fotografica, silenziosi tutti e quasi stupefatti dall'abnormità della situazione.





Passeggiare per L'Aquila fa male e non ce ne aspettiamo consolazione o catarsi. Eppure essere qui è necessario. Non si può celebrare la gioia del libro, i colori delle illustrazioni per i bambini, la loro chiassosità gioiosa, senza vedere le immagini del centro devastato. Senza riflettere su quelle transenne e quelle macerie, senza cercar di capire quale sia la via, o almeno quale potrebbe essere, per salvare la città e ricominciare davvero.


Noi abbiamo presentato ancora una volta Il grande cane nella città fantasma.
Francesca Capelli e Brunella Baldi lo avevano già portato a L'Aquila quasi due anni fa. Alcuni bambini ci hanno detto che loro, quel libro, ce l'hanno già, nelle loro biblioteche scolastiche.
Il grande cane è forse il nostro libro più forte, certo il più doloroso, perché il suo dramma si è svolto nei nostri giorni e quasi sotto i nostri occhi.

Dai vicoli ancora transennati della zona rossa, gli occhi di quel grande cane grigio ci chiedono ancora di ricominciare a vivere.

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