lunedì 19 dicembre 2011

Cangaçeiros


Virgulino Ferreira da Silva, soprannominato Lampião perché, cieco da un occhio, portava sempre occhiali dalla montatura spessa, non fu certo l’unico leader del Cangaço, certo però fu il più rappresentativo e quello capace di creare, intorno alle proprie gesta, vere, presunte, immaginate, sognate che fossero, un’aura di leggenda che, in certe zone del nordeste del Brasile e nelle fiere popolari (abbiamo già ricordato la literatura de cordel) non accenna neppur oggi a spengersi.

Copertina di José Cavalcanti

Copertina di José Cavalcanti

Lampião e Maria Bonita
Eppure i tempi in cui Lampião tenne in scacco i coronéis e i fazendeiros, sono ben lontani. La sua morte, insieme a quella di molti della sua banda, risale al 1938, e i ricordi dovrebbero essere ormai più che sbiaditi.

La memoria però non si cancella perché erano stati anni densi quelli che avevano visto le gesta dei cangaçeiros di Virgulino, il Robin Hood da Caatinga, che si diceva rubasse ai ricchi per dare ai poveri.
Non era del tutto vero, naturalmente, e l’aureola leggendaria di paladino del popolo era quasi una proiezione del desiderio di giustizia sociale di una popolazione contadina poverissima, tenuta e oppressa dai grandi latifondisti a livello quasi di schiavitù.

Se Lampião non era solo un eroe della rivolta sociale non è nemmeno vero che i fazendeiros in lui combattessero soltanto il bandito. Disperdere e annientare i cangaçeiros di Lampião (in certi momenti la banda era arrivata a contare fino a duecento uomini, un piccolo esercito!) significava anche dare un colpo mortale ad ogni velleità di riscossa sociale e rimandare ancora più indietro l’orologio della storia. Ecco perché, macabro e inumano esempio di terrore psicologico, quando la banda di Lampião fu sconfitta e i capi del cangaço uccisi, le loro teste tagliate furono portate di paese in paese, esposte di chiesa in chiesa, a ricordare come il 'giustiziere' del sertao fosse stato sconfitto e umiliato, insieme alla sua Maria Bonita e ai suoi uomini.

Le teste dei cangaçeiros di Lampião esposte nel sagrato di una chiesa, 1938

Questo orrendo grand guignol viaggiante ed ‘esemplare’ finì nel 1961, quando i resti di quella che era stata la banda più temibile del nordeste, furono finalmente inumati.

Maria Bonita e Lampião
Incisioni di Marcelo Alves Soraes

Ma la leggenda dei cangaçeiros era già cominciata. Si era affermata e diffusa insieme alla gente del sertao che aveva cercato al sud una via per migliorare la propria condizione di vita miserevole. I vestiti, le effigi, i cappelli tipici dei cangaçeiros cominciarono a vedersi anche nelle fiere di Rio e di San Paolo, dove i ‘trii elettrici’ suonano ancora le musiche del nordeste (la lambada), e le statuette di terracruda costruiscono un olimpo familiare dove Lampião, Maria Bonita, e gli altri guerriglieri del cangaço, condividono  la scena con i santi cattolici, gli orixa ancestrali, le scene di vita e racconto popolare.

Gli emigranti per San Paolo

Trio elettrico

Contadina del sertao

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