domenica 4 dicembre 2011

Libri recuperati. 3. A long long song

Libri che non avevamo segnalato perché il nostro blog non esisteva ancora. Libri che abbiamo segnalato altrove. Libri che meritano comunque di essere segnalati e ricordati. Libri mai usciti in Italia. Libri da ricordare per testi e immagini. Libri.

3. Etienne Delessert. A long long song

As I was going along, long, long
A 'singing a comical song, song, song
The lane that I went was so long, long, long
And the song that I sung was so long, long, long
And so I went singing along.


Ai marche, longtemps marche déja,
Siffloté un air vif, bigarrè
Mon chemin, de lours en détours, n'en finissait pas.
Et J'oubliais la melodìe de mes chansons.
Il était temps de repartir.

La filastrocca è una gran tentazione per l'illustratore; offre un mondo intero di suggestioni e pochissimi elementi narrativi certi. Le filastrocche raramente raccontano storie; lasciano quasi sempre l'immaginario del lettore (o dell'ascoltatore) libero di vagare in un mondo di vecchie che vivono dentro scarpe, di cani che ingoiano scope e di personaggi rotondi che siedono sul muro e cadono dal muro.
Al grande potere suggestivo della filastrocca corrisponde, naturalmente, un cospicuo concorso del mondo dell'illustrazione pronto sempre a tradurre la suggestione in immagine, in storia, in libro. E così (l'elenco è naturalmente parziale, parzialissimo) da Caldecott a Sendak, da Seymour Chwast a Beni Montresor, passando magari per Nicola Bayley, la storia del libro per ragazzi rigurgita di nursery rhymes.

Come s'inserisce Etienne Delessert in questa tradizione? Nel più classico e semplice dei modi: ha ricordato una vecchia nenia infantile, su qualcuno che cantava una buffa canzone lunga, lunga, lunga, mentre se ne andava lontano, lontano, lontano e ha seguito il corso dei pensieri. Pensieri che, naturalmente hanno vagato liberi, all'interno delle stagioni, con la neve che viene e che va, con la primavera che giunge e i fiori che sbocciano. E in mezzo al camminare delle stagioni un Maestro che plasma figurine viventi e le guida attraverso lo scorrere del tempo, le protegge, ne è padre e fratello, amico e capobranco.


Le tavole di A long long song si snodano libere, grondanti di figure e delicate di colore. La carovana del Maestro scende dai monti innevati, aggira l'insidia dell'uomo cacciatore, entra nella città vuota dell'inverno. Nel municipio deserto i gatti, i topi, il vecchio gufo e le figurette bizzarre del Maestro ballano insieme e insieme aspettano la nuova stagione per riprendere la via dei monti, di nuovo coperti di fiori e erba verde.


Una vecchia filastrocca diventa fiaba sotto la penna di Etienne Delessert. L'ossessionante rima inglese tra song e long ripetuta con la cadenza tipica delle nenie, crea un effetto 'comical', appunto. Ma le immagini che Etienne evoca non sono comiche, sono struggenti, nostalgiche; postulano un mondo di affetti e di ricordi. Un mondo archetipico, vagheggiato e rimpianto, con i colori tenui dell'elegia, non con quelli squillanti della commedia. E a questo punto la riscrittura che lo stesso Delessert aveva proposto per la versione francese del libro, Chanson d'Hiver, è ben più di una traduzione.

Etienne ha carpito le suggestioni della filastrocca inglese, l'ha interpretata, vissuta e poi ha riscritto, sulla propria suggestione disegnata, un nuovo testo che fissa sulla carta quella fantasia nostalgica e languida così intimamente presente nei disegni.
L'operazione 'suggestione' è completa. Da una filastrocca a una storia, dalla storia ad una nuova poesia. C’era da chiedersi se con questo Etienne Delessert avesse chiuso il cerchio oppure se dalle mani del suo Maestro, dalla poesia francese della Canzone d'inverno, potessero scaturire nuove suggestioni che diventassero storia disegnata per dare poi vita ad una nuova song inglese, in un cerchio senza fine di fantasia e ricordi.

Etienne Delessert, A long, long song, Farrar, Strauss & Giroux, 1988.

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