martedì 11 ottobre 2011

I vestiti di Pinocchio

– Per ricompensarvi di quanto avete fatto per me, – disse Pinocchio al suo babbo, – voglio subito andare a scuola.
– Bravo ragazzo!
– Ma per andare a scuola ho bisogno d’un po’ di vestito.
Geppetto, che era povero e non aveva in tasca nemmeno un centesimo, gli fece allora un vestituccio di carta fiorita, un paio di scarpe di scorza di albero e un berrettino di midolla di pane.
Pinocchio corse subito a specchiarsi in una catinella piena d’acqua e rimase così contento di sé, che disse pavoneggiandosi:
– Paio proprio un signore!


Enrico Mazzanti, 1883


(2. Le suggestioni di Pinocchio) Come da quell'originario "vestituccio di carta fiorita, scarpe di scorza d'albero, berrettino di midolla di pane", Enrico Mazzanti sia arrivato a figurarsi Pinocchio come lo vediamo nel celeberrimo controfrontespizio della prima edizione Paggi (1883) non sapremmo proprio dire. Certo è che anche Carlo Chiostri, pochi anni dopo (1901) riprese quella figurazione e gli dette continuità e sostanza per tutte le tavole del libro.

Carlo Chiostri, 1901
Pinocchio, nei disegni dei due grandi illustratori appena citati, è vestito da clown bianco, con la gorgiera plissettata, il berretto ritto a pan di zucchero, la giubba sfasata in vita e i calzoni sopra il ginocchio, quelli che, significativamente, ora si chiamano 'pinocchietti'.
Chiostri aggiunge alla scena della vestizione del burattino un che di quasi sacrale, da investitura regale. Nel testo niente faceva presupporre un esito tanto solenne.
Le suggestioni di Collodi, di cui abbiamo già ampiamente parlato, fanno però la loro parte, condizionano e stimolano l'immaginario e spingono i due illustratori in questa direzione.

Non era questo, però, l'unico esito possibile. Pinocchio è libro, come è già stato scritto, "suggestivo e non descrittivo", procede per rapidi tocchi, quasi pennellate d'impressione, usa le parole e i modi espressivi della lingua toscana per rendere visibile il raccontato.
Così, ad esempio, quel vestituccio di carta fiorita è diventato, nelle tavole delle decine di illustratori che si sono provati sulle Avventure, di tutti i colori: verde, giallo, rosso a pallini bianchi, bianco a fiori rossi, rosa, violetto con palle rosse, a fiori neri su bianco, istoriato di verde su celeste ecc. Anche di sartoria si è lavorato parecchio, non limitandosi a ritagliare quella primitiva 'carta fiorita' ma acconciandola, rendendola graziosa, modulandola come fosse uscita non da una bottega di falegname ma da una raffinata sartoria teatrale o quantomeno da un cartamodello.

E il 'berrettino di midolla di pane'? Noi non sapremmo certo prepararlo per metterlo in testa al burattino, e non sappiamo nemmeno immaginare come possa essere.
Cosa avrà pensato Collodi mentre scriveva quelle parole? Boh! Certo che l'ipotesi di Mazzanti e Chiostri ha una sua forza, ma anche la calottina floscia di Attilio Mussino ci pare plausibile. Sul cappello di Pinocchio ci sono comunque state concordanze più significative e non si è arrivati a disegnarlo né come un borsalino, nè come una coppola. Giovanni Mosca si spinge però a raffigurarlo con una forma a caciottina e Fiorenzo Faorzi vi aggiunge una penna a mò di berretto tirolese. Meno male comunque che almeno 'le scarpe di scorza d'albero' non abbiano provocato sussulti o perplessità significative tra gli illustratori!

Attilio Mussino, 1911

Luigi Cavalieri, 1924


Gianbattista Galizzi, 1942

Beppe Porcheddu, 1942

Vsevolod Nicouline, 1944

Giovanni Mosca, 1944

Fiorenzo Faorzi, 1946

Benito Jacovitti, 1964

Vittorio Accornero, 1964

Roland Topor, 1972

Attilio Cassinelli, 1981

Roberto Innocenti, 1989

Lorenzo Mattotti, 1991

Emanuele Luzzati , 1996

Nicoletta Ceccoli, 2001

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