sabato 5 gennaio 2013

Attori e simboli del Presepio napoletano

Arriva l'Epifania, che "tutte le feste si porta via", ed è quindi ora di metter via il nostro Presepio, di archiviare, almeno per quest'anno, i pastori, le casette di sughero, i fondali di stelline, il muschio, i sassolini e la carta da pacchi dipinta. Se ne riparlerà l'anno prossimo quando l'arrivo dell'inverno farà sentire di nuovo nell'aria il profumo del Natale.

Prima però di riporre tutto negli scatoloni diamo un'ultima occhiata al nostro Presepio napoletano. Ne abbiamo già parlato a lungo quando abbiamo raccontato la Cantata dei Pastori, che fa da matrice delle figurazioni presepiali e detta i canoni della simbologia di riferimento e dei significati delle singole scene.




Lo scoglio

Il Presepio popolare napoletano prevede una "scenografia" piramidale, chiamata scoglio e lo svolgimento dell'azione scende dall'alto verso il basso, dal Castello di Erode fino alla Grotta della Natività, attraverso un dedalo di viottoli e scalette che riproducono, latu sensu, la topografia caratteristica della città di Napoli.

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Il Castello di Erode

Il punto più alto dello scoglio è il Castello di Erode, la sede del potere. Accanto a Erode i soldati romani, di cui alcuni tengono per un piede un bambino, a testa in giù, a ricordare la Strage degli Innocenti.

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Il Pastore addormentato

Benino è il pastorello che, dormendo, non ha sentito l'annuncio degli Angeli. La casetta che condivide con il padre Armezio e con i fratelli Cidonio (il cacciatore) e Ruscellio (il pescatore) è anch'essa in alto nella struttura presepiale. Da qui si dipartono le vie che porteranno Giuseppe e Maria alla Grotta della Natività.

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Il pescatore e il cacciatore

 Cidonio (il cacciatore) e Ruscellio (il pescatore) nella Cantata dei Pastori accompagnano Giuseppe e Maria verso la Grotta aiutandoli a superare le difficoltà del percorso. Il cacciatore e il pescatore sono anche, secondo Roberto De Simone, "arcaiche rappresentazioni del ciclo morte-vita, giorno notte, estate-inverno." Nel Presepio popolare napoletano il cacciatore viene rappresentato con un anacronistico schioppo.

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Pulcinella e la Vecchia

Nella Cantata le immagini laiche che scandiscono l'attesa della Natività sono Razullo e Sarchiapone,  'maschere' napoletane che hanno il compito, con i loro lazzi, di divertire il pubblico e di suscitare il riso. Nel Presepio fanno a volte capolino altre figurine, tratte dalla tradizione popolare, quali Pulcinella, la Vecchia del Carnevale, il Pazzariello, il Venditore del lotto, il Turco napoletano.

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Il Mercato

Il Presepio popolare napoletano ha una scenografia cittadina e, tra i suoi personaggi, non c'è soltanto la tradizionale parata di pastori e contadinelle ma anche una nutrita schiera di artigiani e commercianti urbani. I bottegai che compongono il tradizionale mercato (il macellaio, il fruttivendolo, il salumiere, il pescivendolo, il ricottaro, il panettiere...) passano a simboleggiare, con le loro mercanzie, lo scorrere dei mesi dell'anno. "La rappresentazione dei mesi come venditori, che è comune sia alla tradizione carnevalesca che a quella presepiale, ha un doppio significato: da un lato esprime il tempo trascorso, dall'altro l'augurio che il nuovo ciclo annuale sia ricco." (Roberto De Simone)

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La Taverna

Al piano più basso del Presepio si aprono, in piano, tre grotte. La più importante è quella centrale, naturalmente, che ospita la Sacra Famiglia. Alla sinistra di chi guarda la seconda grotta è quella della Taverna e in quella a destra si muove il corteo di Cicci Bacco. La Taverna è un luogo, storicamente, obbligato per la sosta. Qui ci deve fermare ma gli incontri pericolosi non erano certo rari, né rari gli osti lestofanti e malfattori. L'aneddotica è cospicua. Nella Cantata l'Oste si identifica con il diavolo Belfegor, che non riuscirà a prendere l'anima di Maria e Giuseppe, né a impedire la nascita del Bambinello.

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Cicci Bacco

Dalla grotta sulla destra esce il carro di Cicci Bacco, carico di botti di vino. Il personaggio ha tradizioni antiche: deriva da figurazioni processionali già attestate nel 1400 e, all'origine, raffigurava Dioniso con un fiasco di vino in mano. Nelle processioni medievali il carro di Cicci Bacco era accompagnato da figuranti vestiti con pelli di capra che suonavano zampogne, pifferi e tamburi.

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La Natività

La grotta centrale è quella della Natività ed è occupata dalla Sacra Famiglia con il bue e l'asinello. Maria è inginocchiata, adorante, e Giuseppe è in piedi, alla sinistra di Gesù Bambino.
I pastori portano doni e, di lato, si vedono il suonatore di zampogna e quello di ciaramella (vecchio l'uno, giovane l'altro, anch'essi allegoria del tempo che passa). Questi ultimi sono una delle figurazioni più antiche del Presepio e sono già presenti nei bassorilievi medievali.

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Gli angeli

Gli Angeli che fanno corona alla grotta della Natività dovrebbero essere cinque. Il più importante, con in mano il cartiglio Gloria in excelsis deo, è detto Gloria del Padre. È accompagnato dall'Angelo con l'incensiere (la Gloria del Figlio) e da quello con la tromba (la Gloria dello Spirito Santo). Se ne possono aggiungere altri due: uno con i piatti che canta l'Osanna del potere (il Re e il Papa) e uno con il tamburo per l'Osanna del Popolo.

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La lavandara

Le lavandare, che la notte di Natale lavano i pannolini con cui hanno asciugato Gesù, sono la testimonianza della natura umana e divina di Maria. vergine e madre. Alla figura presepiale della lavandara è correlata la leggenda di Salomè, narrata in uno dei Vangeli apocrifi, che non volle credere alla verginità di Maria, se non avesse verificato di persona. La mano irrispettosa fu incenerita all'istante e fu risanata soltanto dopo aver toccato il Bambino.

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La Zingara

La Zingara con il bambino in braccio rimanda alla storia di Stefania, la vergine che voleva visitare Maria ma che non poteva entrare dalla puerpera perché non era sposata. Stefania allora avvolse con una coperta un grosso sasso e, fingendo di avere in braccio un figlioletto, entrò nella Grotta della Natività. Al cospetto di Maria la pietra starnutì e diventò bambino. Fu chiamato Stefano e il suo onomastico si celebra il 26 dicembre, giorno dopo Natale.
Un'altra tradizione vuole la Zingara correlata alla Sibilla cumana, che aveva previsto la nascita del Redentore ma aveva creduto essere lei stessa la Vergine annunciata. Per quest'atto di presunzione fu trasformata in uccello notturno.

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Il corteo dei Magi

I Magi arrivano con i loro cavalli, bianco, nero e rosso e nelle antiche favole napoletane i tre colori erano l'alba (bianco), il mezzogiorno (rosso), la sera (nero). I Re Magi sono dunque, secondo questa lezione, l'iter quotidiano del sole. Altrove i Magi rappresentano le tre età dell'uomo (o del mondo). In altri tempi il corteo (con i musici neri) era accompagnato dalla Re Magia,  che si pensava sposa del Re Moro, e che rappresentava la Luna.

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Per saperne di più: Roberto De Simone, Il Presepio popolare napoletano, Einaudi, 1998.

Nelle immagini: Presepio popolare napoletano, collezione privata. 
Statuine, vari artigiani napoletani da San Gregorio Armeno.
Lo scoglio è stato realizzato da Umberto Jannaccone, "artigiano del popolo", Via dell'Anticaglia, Spaccanapoli, 1999.


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